GIULIANA

Attendendo di incontrare Giovanni Giudice, ne ho approfittato per dedicarmi alla lettura, incondizionata e rilassante, del suo ultimo libro.

Il titolo secco, asciutto, preciso: “Giuliana”, non lascia trapelare fraintendimenti e concentra subito l’attenzione sul soggetto della storia, una donna dalle mille grazie afflitta, però, da un male incurabile e infausto, che la obbliga a un penoso e doloroso stato di sedentarietà, costringendola a letto.

La storia di “Giuliana” si sviscera assecondando i tempi della lettura, calcolando esattamente gli attimi in ci la concentrazione scema per attrarla a sé nuovamente e lasciando calare la tensione emotiva quando si fa eccedente.

La cosa più interessante, però, e, in questo caso, anche incredibilmente personale, è stato leggere e stupirsi di come un attore che non ti abbia mai incontrata e conosciuta possa raccontarti così bene. Si sa, le emozioni e i dolori sono universali, trascendono il tempo e lo spazio, le classi sociali e le istanze religiose. Eppure, seguire il lento battito delle parole che descrivono i tuoi stati emotivi, quando da Ragusa sei partita per Genova, e ritrovarli esattamente descritti nel racconto di Michele, fulcro della narrazione attorno alla figura di Giuliana e suo inseparabile compagno di vita, mi ha lasciata ancor più esterrefatta, stupida, meravigliata e turbata allo stesso tempo. Davvero qualcun altro ha vissuto le mie identiche sensazioni?

Aveva preferito Genova, a Milano e Torino, senza una ragione ben precisa, aveva agito d’istinto. Per Genova, aveva sentito subito un’attrazione naturale e profonda”.

Giuliana non ti annoia mai. Sono solo 89 pagine che leggeresti d’un fiato, dall’inizio alla fine.

Lungo tutto il racconto, senza appesantire l’esercizio della lettura, ma anzi, rendendolo ancor più profondo, sono trattati i più svariati argomenti, il rapporto con un Dio lontano, la solitudine dell’adolescenza,  il senso di perdita e di mancanza di chi si trova a vivere lontano e la coscienza della mancata possibilità di recupero, ma anche, la fortissima convinzione di non poter tornare indietro. Ancora, si parla di amore, nel suo senso più estremo e nel suo essere un sentimento vorticoso, che alimenta fuochi sedati e i languidi brividi che ti fanno sentire vivo.  N amore miracolato perché, come scrive Giudice “L’Amore non è solo sesso, non è abitudine, non è egoismo o  indifferenza. È verità, dedizione, comprensione, fedeltà, è il continuo scambiarsi di tenerezze, scoprire ogni giorno, insieme, il calore del tuo cuore, la passione del sesso”.

Come si po’ rimanere impassibili a cotanta verità? Soprattutto se colorata dalle vivide descrizioni dei più suggestivi luoghi della Sicilia e di quella Genova ritrovata con l’incontro del grande amore, di quell’amore i cui “piccoli gesti filtravano la parte migliore della vita”.

Sono ancora molti altri i temi che “Giuliana” affronta e tutti letti con una inconcepibile coscienza dei fatti e delle emozioni. Giudice supera la difficoltà del raccontare stati emotivi personalissimi e universali allo stesso tempo, mostrando una naturalezza  e una spontaneità difficile da credere, mantenendo sempre la distanza dell’autore che narra in terza persona, ma come se quel soggetto lo riguardasse più di quanto vuol lasciar intendere, ed è proprio questo che lo rende incredibilmente simbiotico, inevitabilmente commovente. Da leggere tutto d’un fiato!

 

 

 

                                                            Melania Scrofani

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