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GIOVANNI VERGA
16 Nov 2014 18:01
Giovani Verga fu romanziere e novelliere eccezionale, ma non solo, fu anche autore di teatro.
Egli rappresentò nel panorama della seconda parte dell’Ottocento un punto fermo: a lui fu legata l’affermazione del verismo in Italia.
Nacque a Catania il 2 settembre 1840 da una famiglia di possidenti e cominciò a scrivere giovanissimo, pubblicando nel 1861-62 il suo primo romanzo intitolato I carbonari della montagna. Frattanto rinunciò a laurearsi in giurisprudenza, prestando invece servizio per quattro anni nella Guardia Nazionale.
Si recò per la prima volta a Firenze nel maggio 1865, vi tornò poi con sempre maggiore frequenza fino al 1872: questi furono gli anni cruciali della sua maturazione, influenzati dalla frequentazione di letterati e artisti. Tra questi vi fu Francesco dell’Ongaro, trevigiano e propugnatore della letteratura “rusticana” (ossia a sfondo contadino e popolano), i poeti Giovanni Prati e Aleardo Aleardi e lo storico Michele Amari.
Dal novembre 1872 al 1893, salvo periodici ritorni in Sicilia, Giovanni Verga dimorò a Milano, dove partecipò ai progetti e alle discussioni dell’avanguardia letteraria e artistica del tempo, cioè degli scapigliati milanesi; e presso editori milanesi pubblicò la serie di romanzi mondani con indiscusso successo: tra questi Eva (1873), Eros (1874), e Tigre reale (1875).Ma già iniziava a maturare in lui un’alternativa, a cominciare dal “bozzetto siciliano” Nedda (1874) e dall’abbozzo dei Malavoglia, prima tappa di un ciclo narrativo, che, sul modello di Émile Zola, doveva tracciare un quadro obbiettivo dell’intera società.
La raccolta di novelle Vita dei campi (1880) presenta l’analisi del mondo contadino siciliano già delineatosi in quelli anni nella stesura dei Malavoglia, poi pubblicati nel 1881, e completata con le Novelle rusticane (1882) e il Mastro-don Gesualdo (1889).
Negli stessi anni Giovanni Verga stampò altre raccolte di novelle, da Per le vie (1883) a Don Candeloro e C.i (1893), che segnò praticamente la conclusione della sua grande stagione creativa.
Nel 1893, Verga si ritirò in Sicilia e qui tentò invano di concludere il “ciclo dei vinti” e si limitò invece a comporre due atti unici (Caccia al lupo e Caccia alla volpe, 1901) e il dramma Dal tuo al mio (1903).
Gli ultimi anni furono costellati da preoccupazioni economiche, da posizioni ideologiche sempre più arretrate, ma anche dai teneri scambi epistolari con Dina Castellazzi di Sordevolo, una contessa conosciuta a Roma nel 1881 e amata fino alla morte che sopraggiunse il 27 gennaio 1922 per una attacco di trombosi.
Adelina Valcanover
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