GIORGIO PIRROTTA VISTO DA…

Giorgio Pirrotta ha compiuto i suoi studi presso l’Accademia di Brera di Milano; Ha avuto tra l’altro come maestri Usellini, Cantatore, Rocchi, Messina. Ha intrapreso giovanissimo l’attività di grafico collaborando con varie case editrici di Milano. Si è poi trasferito a Roma con l’incarico di art director di una importante società. Da molti anni ha intrapreso l’attività di libero professionista occupandosi di progettazione e consulenza grafica. Pur avendo sempre dipinto per proprio piacere, solo dal 1979, su sollecitazione di alcuni amici estimatori, ha iniziato ad esporre le proprie opere in pubblico (fonte: www.giorgiopirrotta.com).

“Accademico di Brera il maestro Giorgio Pirrotta è in viaggio, da oltre cinquant’anni, fra gli universi dell’arte della nostra civiltà, ne ha registrato scenari e paesaggi che hanno attraversato la sua immaginazione e ne hanno soggiogato il suo pensiero. Placidamente, ha dato vita a mondi ovattati, a luoghi personalissimi e incontaminati. Con grande perizia, ha dosato il fluire di infiniti colori che, attraverso i delicatissimi arpeggi dei suoi pennelli, sono divenuti originalissimi panorami d’arte. Egli rappresenta tout cort, l’identità discontinua e a volte contraddittoria, dell’arte nazionale dagli anni sessanta ad oggi. Giorgio Pirrotta, ha attraversato fasi, scuole e movimenti, ha conosciuto e sperimentato – con padronanza e assoluta maestria – materiali, tecniche e poetiche, che hanno impegnato la scena artistica italiana, dall’Arte povera e dalla Transavanguardia, sino ai nostri giorni. L’arte gli è appartenuta da sempre, è il suo “Dna” e, per questo egli, appartiene totalmente all’arte, entro questi limiti, ha nutrito i sui sogni ed ha condotto con coerenza assoluta, tutta una vita. Dal post-impressionismo al polimaterico, è passato, come il contadino mite e fiducioso. Ha preso “il seme” dal suo sacchetto a tracolla e, l’ha seminato nel campo come un granellino di senapa; l’umile creatore d’arte, si è camminando fra i solchi della vita, ha conosciuto e osservato, poi ha impresso sulla tela, il tempo della speranza e dell’attesa e, ha avvicinato agli occhi dell’umanità, i terreni più fecondi, situati nella macchia più nascosta e sensibile del proprio cuore. Accade il miracolo, come per il piccolo “seme”, che grazie alla sua mutazione e al suo ciclo vitale, prima ha visto appaiate ed unite ineluttabilmente la morte e la vita, per poi assistere con meraviglia, al superamento della fine attraverso la rigenerazione e il prodigio del ciclo della natura. È un fatto straordinario che accade anche al pittore e alle sue tracce d’arte mutevoli, alle sue pagine d’arte caduche, destinate a rifiorire e a rinascere ancora ogni volta che si appresta primavera, ogni volta che occhi nuovi incontrano il suo canto.

…entra nel giardino della tua vita,
nel sentiero fiorito dei tuoi giorni
dove la musica può nascere
dalla loro profondità… – Tagore  “
Nella luce di questo lussureggiante giorno”

Il maestro ci ha messo di fronte ad un ricco contesto simbolico, al cospetto di una umanità immobile, innanzi scorci e visioni nostalgiche, immersi dentro un’atmosfera ovattata, carica d’attesa. Accade, come per i chicchi di grano, che il miracolo si compia, proprio davanti alla terra di fronte ai nostri occhi, i segni fecondi, come i semi rotolati nei solchi apparentemente destinati a morire, si schiudono e ci mostrano tutta la potenza e l’intrinseca forza nascosta. E’ una Bibbia a colori, l’idioma dell’arte di Giorgio Pirrotta. Con il vento e l’incedere delle stagioni, ha insistito ostinatamente come il seminatore evangelico, egli fra i solchi e l’aratro, ha colto bene “il crescimento della Luna, imperciò che allora è aiutato il seme dal vivifico lume del Sole, e della Luna insiememente” per questo, non ha perso tempo ed ha “gittato il seme” in quel terreno fecondo e creativo che è tutto il suo mondo. Ha progettato e portato a compimento, un raffinato periodo espressionista a cui ha fatto seguito un ciclo “filosofico”, sino all’attuale stagione altissima e intensa, nota ai più, come fase “filatelica”. È senz’altro un personaggio singolare, un curioso di tutto, ma proprio di tutto, – il maestro di Chiasso –  assorbe, filtra ogni cosa in un modo tormentato e morboso, è un onnivoro consumatore della cultura, puro, quasi infantile e paradossalmente anticonformista, minuzioso e profondo. C’è una grande passionalità, nelle sue creazioni d’arte, traspare un fiume di ansia emotiva, distesa fra i colori c’è l’inquietudine di un ragazzo “senza tempo”. Nelle scene di vita vissuta, nella familiarità dei personaggi immortalati, per sempre, nei silenzi del suo universo pittorico si coglie un rigore ascetico, qui, il maestro, riesce a mettere in luce, in maniera straordinaria, gli angoli più intimi e mistici che custodisce gelosamente nel profondo della suo cuore. Non so perché, ma osservando i suoi segni, riaffiorano alla mente, come l’acqua chiara di sorgente, gli scritti immortali di Fernando Pessoa: “E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; e se esistono li vedo…ma… ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”. La pittura di Pirrotta seduce, include, coinvolge, le atmosfere ammalianti e i volti e personaggi in attesa, ci accolgono e dolcemente ci conducono per mano, dentro le visioni dell’infinito pittorico co-stretto dentro alle cornici.  Ci ritroviamo accanto ad anonimi figuri, gente che ricorda l’universo straordinario del grande poeta portoghese, e ai suoi personaggi dai nomi immaginari, ma come per il genio fingitore, qui, dietro ad ogni figura umana che appare sulla tela, si nascondono vere e proprie identità, con tanto di biografia, caratteri somatici, attitudini e propensioni. Una variegata moltitudine di identità, un insieme sparso e disomogeneo di personaggi, che fan capo ad un unico artefice, ad un unico sognatore: il maestro Pirrotta, ai suoi arcobaleni di colore, ai suoi universi ben definiti: “l’intimità sotto la pergola”, “la geisha”, “il sogno”, “l’operaia”, “le quattro donne”,” la famiglia”, “la casa della nonna”, “la donna moderna”,” le ninfe del bosco”, “la zingara”,” la donna alla finestra”, “la lunga chioma”. I toni cromatici e i tocchi di colore hanno il sapore del neo-impressionismo, alla maniera dei divisionisti italiani. Le figure femminili di famiglia, riconducono a Morbelli, Segantini e Borsa. In quelle sue forme esili ed allungate, ci sono segni che inequivocabilmente riportano all’estro smanioso di Amedeo Modigliani e, al suo tratto sensibile, e così come è accaduto al genio maledetto, succede che anche le silhouette del maestro di Chiasso, conservino intatta tutta l’apparenza umana, curata con amore, con infiniti dettagli straordinariamente aderenti al vero. La quarta stagione, dal 2000 ad oggi, quella del cosiddetto “periodo Filatelico” vede il maestro incamminato in una stagione di «geometria poetica», dedito all’accurato recupero e alla reinterpretazione di oggetti, vecchi e nuovi, per creare piccoli mondi poetici e cromatici.  Reinventa découpage, collage e, ne fa pittura, dove forme e colori diventano calibrati, essenziali, assistiamo ad una riduzione del linguaggio pittorico, fatta di rare tracce, scelte con cura, un’armonia sintetica come le arie e le overture che la musica lirica ha regalato all’eternità. Attraverso l’uso di carta, di francobolli, titoli di giornali, schedine del Totocalcio, di codici a barre, di lettere e di timbri postali in tutte le loro qualità cromatiche, plastiche e grafiche, ogni pittura composita, diventa depositaria di storie, memorie e suggestioni. Qui partono linee curve che sono considerate irrazionali o bizzarre, soffia un vento barocco, che preferisce, invece, le curvature più complesse, le ellissi, le iperboli, le spirali e le parabole immaginarie più fantasiose. Un percorso artistico di rara intensità, astratto, unico, per certi aspetti vicino alle geometrie e alle assonanze di Balla. Giorgio Pirrotta adora sviscerare ogni cosa, talvolta fino all’essenza, cerca i rapporti sottintesi e poco evidenti, mette insieme profondità e personaggi reali, in una sequenza mirabile di visioni spirituali e private, per comporre un mosaico armonico, una veduta complessa e ordinata. Un mondo interiore, riportato in superficie con l’impegno di un grande artista contemporaneo, che attraverso le sue “opere d’arte” rivela la parte più bella di tutti i suoi sogni” (Giorgio Pirrotta maestro d’arte. Il silenzio dei suoi universi pittorici. Rosario Sprovieri).

 

 

 

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