G I U L I A N A

Anche lei era rimasta turbata nel sentire il corpo di lui completamente a contatto col suo. Giuliana non era abituata, non era stata mai a ballare, il ritmo della sua vita così intenso e così responsabilenon le aveva permesso questo. Le circostanze le avevano rubato il periodo più bello del nostro stupendo vivere, l’adolescenza, le emozioni giovanili. Lei, ancora piccolina aveva perso la mamma, la sua fanciullezza l’aveva trascorsa in casa dei nonni assieme al fratellino che accudiva con grande amore. Tutto questo ha avuto come sfondo la seconda guerra mondiale e soprattutto quella fratricida del dopoguerra quando hanno preso il sopravvento le vendette, le persecuzioni del vicino di casa. Una brutta pagina scritta col sangue di tante vittime innocenti in tutta l’Italia. Soprattutto al Nord dove la resistenza è stata più dura e le lotte più crudeli. Giuliana con i suoi occhi da bimba ha visto sparare per le strade, ha visto morire donne e bambini, ha provato il grande dolore di vedersi portar via il  proprio padre e rilasciato per errore qualche giorno dopo. Ma il dramma ormai era stato consumato e Giuliana aveva subito un grosso trauma da cui si è ripresa solo dopo parecchi mesi con l’aiuto del papà e del suo fratellino Piero. La guerra, le lotte intestine erano finite, l’Italia era diventata una Repubblica e si stava leccando ancora le ferite, era cominciata la ricostruzione. Ma a Giuliana la vita aveva riservato altre sorprese che l’avrebbero messa a dura prova. Era la vigilia di Natale del 1948 quando è avvenuta la tragedia;a Savona mentre Piero  andava in bicicletta, proprio sotto casa viene travolto e trascinato da un camion pirata, muore sul colpo. L’autista non si ferma e rimane impunito perchè i passanti erano riusciti a rilevare solo la  sigla AT della  provincia.  Il dolore e  il  dramma,  brutalmente sono entrati in quella casa, lasciando la più grande disperazione e tanta voglia di morire.

Purtroppo la vita continua e il destino inesorabilmente deve fare il suo corso. Giuliana, subito dopo il ballo, come se avesse voluto mantenere intatto quel momento magico, cercò di scappare via e con un semplice: “arrivederci, scusate ma devo andare a lezione  d’inglese”,  si  era  congedata.  Ma prima  che  potesse  uscire,  Michele,  con molta esitazione, ebbe appena il tempo di chiederle: “Giuliana, posso accompagnarti fino a scuola?” Lei non rispose subito e quei pochi istanti per lui sembrarono un’eternità, un orizzonte senza cielo. Aveva la sensazione che quella risposta avesse potuto condizionare tutta la sua vita. Un suo rifiuto, l’avrebbe fatto rientrare nei ranghi con un grosso senso di colpa, per lui sarebbe stata una punizione non meritata, un ripudio alla sua persona. Michele non avrebbe avuto più il coraggio di rivederla, lui amava troppo se stesso per poter superare questo affronto. Quell’incontro per Michele, anche se ancora non si era reso conto chiaramente, rappresentava un grande traguardo, gli sembrava d’aver trovato finalmente la  donna della sua vita, colei che sarebbe riuscita a sciogliere il suo cuore, ancora gelido da quando aveva perso suo papà.                                                                                                                                                  

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