FABRIZIO RUGGIERI SI FA VIDEO MAKER PER PROMUOVERE E RIVALUTARE IL TERRITORIO

Fabrizio Ruggieri, ragusano doc con un’ampia preparazione ed esperienza in tema di corti e lungo metraggi, si sta preparando a realizzare una serie di docu film, ciascuno centrato su un aspetto particolare del territorio ibleo, per favorirne la promozione, la difesa e salvaguardia, nonché la conoscenza stessa.

Ad avviare l’ambizioso progetto, un appassionante video-inchiesta sulla Fornace Penna, in contrada Pisciotto a Sampieri, nel territorio del Comune di Scicli.

Immagini limpide, chiare, suggestive, che ti guidano dentro un’inchiesta su uno dei luoghi più splendidi, e dimenticati, del nostro territorio, specchio del Mediterraneo.

Ho incontrato Fabrizio per saperne di più, nel tentativo di sviscerare l’umana voglia di cimentarsi come autodidatta per rispondere ad una imperante esigenza sociale: salvaguardare e rivalutare il territorio che viviamo, territorio che ci regala cimeli storici e naturali dall’incredibile valore.

Il video in questione titola “Fornace Penna: Storia di una meraviglia dimenticata”, riprendendo una citazione di Vittorio Sgarbi, che l’aveva, altresì, definita “Una Basilica laica in riva al mare”, in quanto luogo di estrema suggestione  romantica.

La voce che ci guida attraverso le immagini, sui testi di Maria Vittoria Inì e Maria Calabrese,  è quella di Donatella Distefano, mentre regia, montaggio, fotografia e produzione sono dello stesso Ruggieri, che si è avvalso dell’ausilio di riprese aeree mediante un drone, guidato da Maurizio Noto.  

Il video ben mostra come, quello che sembrerebbe solo un vecchio rudere abbandonato, nasconde, in realtà, una travagliata storia, che viene a coincidere e a trovare punto d’avvio nel terremoto di Messina del 1909.

Ci regala uno dei pochi esempi di innovazione tecnologica e industriale, del tentativo di uscire dalla tradizionale economia agricola, imponendosi come esempio, non solo locale, ma internazionale.  Ci svela intricate vicissitudini tra importanti famiglie baronali del luogo e, infine, testimonia l’abbandono e la dimenticanza in cui le  istituzioni lo hanno lasciato macerare.

Le testimonianze si intrecciano e modellano attraverso le interviste a storici, come Uccio Barone, giornalisti del calibro di Giuseppe Savà, Paolo Nifosì in qualità di storico dell’arte, l’architetto Salvatore Di Maria ne illustra e spiega la struttura  e la guida turistica, Gaetano Falla, punta sulle potenzialità della Fornace come attrattivo luogo di turismo.

Un’inchiesta, quindi, che segue ogni filone possibile, dimostrando l’abilità di Fabrizio nel rivelare ogni cavillo possibile.

Nella sua introduzione, Maria Vittoria Inì non poteva trovare parole migliori per descrivere questo luogo di cotanta fascinazione: “In questo paese è accaduto qualcosa di raro, un incanto, una magia. La luce si è unita alla pietra, alle mani, alla cultura dell’uomo, al mare e alla natura ed ecco, sono nati eventi unici che ancora oggi catturano e stupiscono.

Il ridotto di Sampieri, così venne chiamato questo luogo dopo il passaggio di san paolo nel 59 d.c. già sede di rovine antiche: forse un tempio dedicato ad apollo, forse un sacello dedicato ad asceplio di cui si è ritrovata una scultura acefala, forse semplicemente un posto di guardia lungo la strada elorina che congiungeva Siracusa a kamarina, dopo fu solo Marsa Siklaa il porto di Scicli, il luogo piu vicino a Malta e all’Africa. In questo luogo Al finire della lunga distesa sabbiosa, nei pressi di un pantano e di un ponte sorge una grande cattedrale che si fonde con l’ambiente, che respira il mare e che per il tempo, l’incuria e l’ignoranza dell’uomo rischia di sciogliersi come una statua di sale….

Una statua di sale che, lo storico Uccio Barone, ci ricorda “è una testimonianza unica, di un passato industriale che ha riguardato la provincia di Ragusa. La storia della Fornace è la storia di una grande famiglia e di un grande tecnico, testimonia la straordinaria capacità di investire ed essere innovativi già 100 anni fa”.

Tre anni di laboriose costruzioni prima di avviare l’attività. Attività che si avvaleva di innovativi e modernissimi strumenti tecnologici per la lavorazione dell’argilla. La Fornace, infatti, produceva tegole di argilla destinate ai mercati, non solo locali, ma maltese e nord africano.

Più di 100 operai erano all’opera, facevano del complesso industriale un esempio di prim’ordine. Tuttavia, continua lo storico “La storia imprenditoriale della Fornace resta un mistero. Nel 1924 un incendio distrusse l’intero apparato, lasciando intatto solo il grande motore a gas, ma l’attività non venne più ripresa. Abbiamo il dovere, non solo morale, di salvare questo monumento fusosi con il territorio circostante, calatosi, completamente, nello straordinario golfo di Sampieri”.

È il giornalista Savà, invece, a mettere in evidenza come “ci sono stati diversi tentativi di recupero, ma tutti andati a vuoto, non ultimo quello della proprietà, che voleva farne un albergo a 5 stelle. Progetto che, però, venne osteggiato dal Comune.”

Grazie al cinema del Commissario Montalbano, la Fornace, è diventata “La Mannara”, tradizionale luogo della serie tv dove si compiono gli omicidi e, come ci spiega Savà nel corso del video: “la tv ne ha dato  visibilità, ma anche il vincolo per i luoghi del cinema in Sicilia. Vincolo che si è andato a sommare con i vari già esistenti ( di costruire a 150 metri dal mare, paesaggistico, monumentale, ecc…). vincoli che, però, non hanno contribuito ad assicurare al manufatto una necessaria messa in sicurezza. Questa condizione di inerzia permanente farà si che ce ne restino solo le immagini fotografiche”.

Con un’abilità che subito si rileva, Fabrizio passa dalla narrazione storica alla denuncia, dall’analisi degli aspetti strutturali e architettonici a quelli che riguardano l’impatto ambientale o turistico, mantenendo costante il monito a una necessaria salvaguardia. Un monito ben espresso nelle parole conclusive di Maria Calabrese “In un paesaggio unico al mondo, questa splendida cattedrale che si affaccia sul mediterraneo, protetta da viti, carrubbi, ulivi e circondata dalle città barocche del Val di noto, potrebbe tornare a nuova vita e diventare punto di riferimento per gli artisti di tutto il mondo. Un parco mediterraneo delle arti e della cultura che non può fare a meno dell’entusiasmo di semplici cittadini come noi disposti da subito a mettere un mattone per ricostruire l’antico sito e farne simbolo del territorio ibleo e della comunità internazionale”.

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