DIVENTA SEMPRE PIU’ DIFFICILE TROVARE UN IMPIEGO PER I PIU’ GIOVANI

L’allarme lanciato dall’ILO nel rapporto Global Employment Trends for Youth: 2011 Update (“Tendenze globali dell’occupazione giovanile: aggiornamento 2011”) fa riflettere sulle reali condizioni di un’intera generazione di giovani lavoratori, “segnata” da una pericolosa combinazione di disoccupazione elevata, crescente inattività e lavoro precario nei paesi industrializzati e dal persistere di una elevata povertà da lavoro nei paesi in via di sviluppo. Tra il 2007 e il 2010, il tasso di occupazione part-time fra i giovani è aumentato in tutte le economie

Il periodo che l’intero globo sta attraversando viene definito “della Grande Recessione” e, secondo il rapporto, “la sfortuna di questa generazione che entra nel mercato del lavoro non si traduce soltanto in un sentimento di disagio provocato dalla disoccupazione, dalla sotto-occupazione e dal timore di rischi sociali legati alla carenza di lavoro e all’inattività prolungata, ma potrebbe anche avere conseguenze nel lungo periodo in termini di livelli salariali più bassi e sfiducia nei confronti del sistema politico ed economico.”

Il rapporto spiega che questa frustrazione collettiva fra i giovani è stato uno dei fattori che ha contribuito ad alimentare i recenti movimenti di protesta in tutto il mondo. Diventa infatti sempre più difficile per un giovane trovare un impiego che vada oltre un lavoro part-time o a tempo determinato. Sebbene il numero assoluto di giovani disoccupati sia leggermente diminuito dopo il picco raggiunto nel 2009 (da 75,8 a 75,1 milioni alla fine del 2010, ovvero un tasso del 12,7%) e dovrebbe scendere a 74,6 milioni nel 2011, ovvero del 12,6%), questo dato non va affatto attribuito al miglioramento delle terribili condizioni occupazionali ma piuttosto al fatto che sono sempre di più i giovani che si ritirano dal mercato del lavoro e che hanno rinunciato persino a cercare un impiego. Questo è particolarmente vero nelle economie industrializzate e nella regione dell’Unione Europea.

Tra il 2008 e il 2009, il numero di giovani disoccupati nel mondo ha registrato un incremento senza precedenti di 4,5 milioni. Questo aumento straordinario appare più evidente quando si confronta con la crescita media del periodo pre-crisi (1997-2007), stimata al di sotto delle 100 000 persone all’anno. Durante la crisi, l’aumento della manodopera giovanile è stata di molto inferiore a quella prevista: nel 2010, nei 56 paesi in cui sono disponibili i dati, sono entrati nel mercato del lavoro 2,6 milioni di giovani in meno di quelli previsti dalle tendenze a lungo termine prima della crisi. Molti di questi 2,6 milioni sono probabilmente giovani scoraggiati in attesa che la situazione migliori ed è probabile che rientreranno nel mondo del lavoro come disoccupati. Questo significa che gli attuali tassi ufficiali di disoccupazione giovanile potrebbero sottostimare la gravità del problema nelle economie industrializzate.

“Queste nuove statistiche riflettono la frustrazione e la rabbia di milioni di giovani in tutto il mondo”, ha dichiarato José Manuel Salazar-Xirinachs, Direttore Esecutivo del Settore Occupazione dell’ILO.

Il rapporto evidenzia inoltre che la percentuale di disoccupati che cercano lavoro dopo 12 mesi o oltre, è molto più elevata tra i giovani che tra gli adulti nella maggior parte delle economie industrializzate. In Grecia, Italia, Slovacchia e nel Regno Unito, i giovani hanno il doppio o il triplo delle probabilità degli adulti di essere disoccupati di lunga durata.

“I governi faticano a trovare soluzioni innovative per intervenire nel mercato del lavoro – si legge tra le conclusioni – per esempio affrontando la discrepanza tra offerta e domanda di competenze, la ricerca di lavoro, la formazione imprenditoriale, sussidi per le assunzioni, ecc. Queste misure possono fare la differenza ma, in ultima analisi, devono essere creati più posti di lavoro attraverso misure esterne al mercato del lavoro volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa della crescita, in particolare accelerando la riforma del sistema finanziario, la ristrutturazione e ricapitalizzazione delle banche per rilanciare il credito a favore delle piccole e medie imprese e realizzando progressi reali nel riequilibrio della domanda globale”.

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