DE LATINA LINGUA. “SULLA LINGUA LATINA”

A leggere e rileggere l’articolo del Prof. Sandro Vero in merito all’iperconsiderazione che al latino si è data, vengono in mente tante e contrastanti considerazioni, le une moltiplicanti le altre, sino ad un intreccio stentoreo, che se da un lato nasce per trovare la risoluzione del problema, dall’altro lo aggrava e lo disgrega in tanti più o meno piccoli  problemi derivati e connessi. La “pervicace idea” che il latino sia “indispensabile” è sempre stata propagandata, ora con sincerità, ora con retorica, a seconda che i promotori siano stati rispettivamente intellettuali onesti, o intellettualoidi svitati. Personalmente, vorrei evitare di affrontare il problema in termini di idoneità dei mezzi della disciplina psicologica: è già ex ante evidente come la psicologia, disciplina nata praticamente ieri, sia  inidonea a combattere una tale guerra contro il Latino. Sarebbe come tentare di sminuzzare un diamante coi denti. Nè penso che il Latino accetterebbe anche solo una “battaglia” contro la psicologia.

Oltre a una guerra persa, sarebbe anche una lotta senza senso, ma soprattutto senza utilità scientifica. Perché mai la psicologia dovrebbe farsi detrattrice della lingua latina? Forse il Latino causa disturbi mentali? Forse la sintassi ipotattica e talvolta snervante della nostra Lingua Madre ha causato un genocidio? O forse il Latino è imposto a tutti in maniera generalizzata  senza facoltà di scelta? Bè, se la risposta a quest’ultimo interrogativo fosse affermativa, la cosa sarebbe certamente incostituzionale: non si potrebbero obbligare i cittadini a studiare una lingua che non fa dormir di notte coloro che sanno tradurla; ma soprattutto non fa campare di giorno coloro che non riescono nemmeno lontanamente a comprenderla (i cosiddetti “due eterni”, nella dizione ginnasiale). Il problema va quindi affrontato con metodo scientifico: innanzi tutto, quelli che il Prof. Sandro Vero ha qualificato “assiomi”, non sono assiomi. Vi è un rapporto causale fra lingua e pensiero: questo non è un assioma, è un’opinione. Il triangolo ha tre lati: questo è un assioma, non è confutabile. Le quattro “opinioni dottrinarie”  riportate dal professore nell’articolo precedente, non sono quindi assiomi, ma semplicemente opinioni dottrinarie; anzi, per dirla tutta, sono opinioni di suoi stessi colleghi. Non penso sia consigliabile qualificare “assioma” l’opinione di un collega, per lo più non condivisa. Detto questo, ogni problema crolla.

Il Prof. Vero ha espresso la sua rispettabile opinione, che anch’essa ovviamente non è un assioma: cioè che il miglior training per un efficace uso dei processi di pensiero sia quello che potrebbe offrire lo studio della logica matematica, il calcolo proposizionale, il calcolo dei predicati, l’analisi dei valori di verità, i sillogismi, i calcoli modali, e così via su su fino alle logiche più astratte. Nulla quaestio. E’ un’affermazione che può essere tanto vera, tanto falsa, dacchè non è verificabile con metodo scientifico. In questa avvelenata disputa che lacera la stessa Psicologia al suo interno, vorrei portare un barlume di razionalità di stampo illuministico-giuridico, tramite un brocardo latino: melius abundare quam deficere. E’ un invito ad un approccio onnicomprensivo, di tipo totalizzante e non escludente.Tutte le discipline che hanno fatto la storia dell’umanità,dal Latino alla Matematica, dalla Logica al Diritto, dalla Musica alla Filosofia, vanno studiate, senza ombra di dubbio alcuno. Esse non possono che nutrire la mente e raffinare lo spirito, cosa di cui era ben consapevole l’Alighiero, che fino all’ultimo canto della Commedia,non smise di studiare Logica e Aritmetica.

 

 

 

 

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