Un nuovo esame del sangue che rileva istantaneamente tre tipi di cancro con l’aiuto dell’intelligenza artificiale suscita speranze. Gli scienziati cinesi hanno testato il test su persone sane e pazienti con diagnosi di cancro al pancreas, allo stomaco o al colon. Il test è stato in grado di identificare i pazienti in pochi minuti con […]
CONFINI, RIFUGIATI, USI E COSTUMI AL 63° TRENTO FILM FESTIVAL
09 Mag 2015 17:53
Parecchi sono i film con le problematiche, sorte sui confini soprattutto tra India, Pakistan, Bangladesh, Kashmir…
Ne ho selezionati alcuni per parlarne in questo articolo e dare l’idea delle gravi situazioni che tormentano molti paesi.
In destinazione…India: Char… The no man’s island (Char… L’isola di nessuno), di Sourav Saragi. Il Gange, il grande fiume sacro dell’India ha ‘subito’ l’opera dell’uomo con le sue dighe. Di conseguenza ha anche cambiato corso, ma ha eroso talmente la terra dove passava da distruggere interi villaggi. Sul confine dell’India con il Bangladesh si è formata un’isola, Char, in mezzo al fiume e molti, che hanno perso tutto, si sono rifugiati lì. Ma la terra non produce praticamente nulla e sopravvivono col contrabbando di riso. Rubel è un ragazzino di quattordici anni, che vorrebbe disperatamente studiare e, per guadagnare i soldi per questo, attraversa il Gange verso il Bangladesch con sacchi di riso. La malattia del padre, il matrimonio della sorella gli hanno portato via inesorabilmente tutti i suoi risparmi. La precarietà della vita, lo fa interrompere temporaneamente gli studi, ma alla fine si dice convinto che riuscirà malgrado tutto.
Outpost (avamposto) di 17’ di Shiva Baipai, un cortometraggio racconta, nel deserto che divide India e Pakistan, di due guardie, dei due stati che fraternizzano di notte e si sparano di giorno. Da tenere in considerazione che Sia l’India che il Pakistan hanno affrontato spese assurde dell’ordine di miliardi di dollari per questione di confine.
Life in Paradise – Illegale in der Nachbarshaft. In un villaggio svizzero in montagna con magnifici scenari c’è una casa di raccolta per profughi. Regole assurde e inadeguate rende tutto più difficile sia ai profughi che ai valligiani.
Un film divertentissimo invece When Hari god married (Quando Hari si è sposato bene) con il protagonista, un tassista, che parla del suo matrimonio combinato. Le spese e tutti gli usi e i costumi che è costretto a sottostare. Dotato di grande ironia lo sposo parla in prima persona della sua esperienza. Tristissimo il pianto disperato della sposa che deve lasciare la famiglia, ma poi tutto si assesta e nel finale si vede la loro prima figlia. Semplicemente favoloso.
Between border and the fence.On the edge of a map (Tra confine e la recinzione. Sui margini di una mappa), di Ajay Raina. Dal 1947 ossia da 68 anni la regione del Kashmir è attraversata da violente tensioni tra India, Pakistan e Cina per il controllo dei suoi territori. I kashmiri vorrebbero essere indipendenti e avere la loro libertà di movimento e per questo è stata tracciata una linea di demarcazione militare, ma priva di riconoscimento internazionale che divide le aree a controllo indiano da quelle pakistane: un confine che separa le vite e i destini delle persone, tenendole in ostaggio sporchi interessi strategici. Non solo: se qualcuno osa superare il confine, una riga bianca in mezzo a un ponte, viene abbattuto con una fucilata senza nemmeno un segnale di alt!
E ultimo, ma che mi ha colpito emotivamente in modo particolare Houses with smal windows (Case con piccole finestre), di Bülent Öztürk di 16’, un cortometraggio. Il regista lo dedica alla propria madre. Bellissimo! Vi anticipo (l’ho saputo questa mattina in conferenza stampa) ha vinto la Genziana d’Argento per miglior cortometraggio. Metto pari pari la motivazione: Nell’arco di soli sedici minuti questo devastante cortometraggio ritrae la crudeltà di una vendetta eseguita nel solco delle tradizioni di una isolata comunità curda. Il regista tratta il materiale con un controllo e rigore che rendono l’impatto di questa vicenda ancora più eloquente. Grazie a un’estrema economia di parole e immagini, ci presenta la bruta rigidità diuna tradizione e allo stesso tempo riserva alle sue vittime – due donne e una bambina – una tenerezza quasi insostenibile. Un piccolo capolavoro.
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