CONFINI, RIFUGIATI, USI E COSTUMI AL 63° TRENTO FILM FESTIVAL

Parecchi sono i film con le problematiche,  sorte sui confini soprattutto tra India, Pakistan, Bangladesh, Kashmir…

Ne ho selezionati alcuni per parlarne in questo articolo e dare l’idea delle gravi situazioni che tormentano  molti paesi.

In destinazione…India:  Char… The no man’s island (Char… L’isola di nessuno), di Sourav Saragi. Il Gange, il grande fiume sacro dell’India ha ‘subito’ l’opera dell’uomo con le sue dighe. Di conseguenza ha anche cambiato corso, ma ha eroso talmente  la terra dove passava da distruggere interi villaggi. Sul confine dell’India con il Bangladesh si è formata un’isola, Char, in mezzo al fiume e molti, che hanno perso tutto,  si sono rifugiati lì. Ma la terra non produce praticamente nulla e sopravvivono col contrabbando di riso.  Rubel è un ragazzino  di quattordici anni, che vorrebbe disperatamente studiare e, per guadagnare i soldi per questo,  attraversa il Gange verso il Bangladesch con sacchi di riso. La malattia del padre, il matrimonio della sorella gli hanno portato via inesorabilmente tutti i suoi risparmi. La precarietà della vita, lo fa interrompere temporaneamente gli studi, ma alla fine  si dice convinto che riuscirà malgrado tutto.

Outpost (avamposto) di 17’ di Shiva Baipai, un cortometraggio racconta, nel deserto che divide India e Pakistan, di due guardie, dei due stati che fraternizzano di notte e si sparano di giorno. Da tenere in considerazione che  Sia l’India che il Pakistan hanno affrontato spese assurde dell’ordine di miliardi di dollari per questione di confine.

Life in Paradise – Illegale in der  Nachbarshaft. In un villaggio svizzero in montagna con magnifici scenari c’è una casa di raccolta per profughi. Regole assurde e inadeguate rende tutto più difficile sia ai profughi che ai valligiani.

Un film divertentissimo invece When Hari god married (Quando Hari si è sposato bene) con il protagonista, un tassista, che  parla del suo matrimonio combinato. Le spese e tutti gli usi e i costumi che è costretto a sottostare. Dotato di grande ironia lo sposo parla in prima persona della sua esperienza. Tristissimo il pianto disperato della sposa che deve lasciare la famiglia, ma poi tutto si  assesta e nel finale si vede la loro prima figlia. Semplicemente favoloso.

Between border and the fence.On the edge of a map (Tra confine e la recinzione. Sui margini di una mappa), di Ajay Raina. Dal 1947 ossia da 68 anni la regione del Kashmir è attraversata da violente tensioni tra India, Pakistan e Cina per il controllo dei suoi territori. I kashmiri vorrebbero essere indipendenti e avere la loro libertà di movimento e per questo è stata tracciata una linea di demarcazione militare, ma priva di riconoscimento internazionale  che divide le aree a controllo indiano da quelle pakistane: un confine che separa le vite e i destini delle persone, tenendole in ostaggio sporchi interessi strategici. Non solo: se qualcuno osa superare il confine, una riga bianca in mezzo a un ponte, viene abbattuto  con una fucilata senza nemmeno un segnale di alt!

E ultimo, ma che mi ha colpito emotivamente in modo particolare  Houses with smal windows (Case con piccole finestre), di  Bülent Öztürk di 16’, un cortometraggio. Il regista lo dedica alla propria madre. Bellissimo! Vi anticipo (l’ho saputo questa mattina in conferenza stampa) ha vinto la Genziana d’Argento per miglior cortometraggio.  Metto pari pari  la motivazione: Nell’arco di soli sedici minuti questo devastante cortometraggio ritrae la crudeltà di una vendetta eseguita nel solco  delle tradizioni  di una isolata comunità curda. Il regista tratta il materiale  con un controllo e rigore che rendono l’impatto di questa vicenda ancora  più eloquente. Grazie a un’estrema economia di parole e immagini, ci presenta la bruta rigidità diuna tradizione  e allo stesso tempo riserva  alle sue vittime – due donne e una bambina –  una tenerezza quasi insostenibile. Un piccolo capolavoro.

 

 

 

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