“CON QUELLA FACCIA DA SRANIERO

 

 

Un grande successo di pubblico ha accolto a Modica, mercoledì 27 marzo, il documentario Con quella faccia da Straniera, il viaggio di Maria Occhipinti per la regia di Luca Scivoletto prodotto dalla Pinup filmaking. Un documentario che racconta la figura di una donna originari di Ragusa ma che visse nel mondo a servizio della libertà di pensiero. Maria Occhipinti dunque: una donna nata a Ragusa  che vive, nella cittadina iblea, la tragedia della seconda guerra Mondiale. Una donna simbolo per molti versi che riesce a rompere gli argini della muta accondiscendenza e si ribella dando vita a quello che verrà poi ricordato con il movimento del Non si parte. Era il 1945 quando incinta di cinque mesi si buttò in terra per impedire il passaggio dei camion carichi di giovani uomini renitenti alla leva. Da quell’atto ne scaturì una sommossa che causò morti e feriti. Maria venne catturata e riconosciuta come sovversiva, fu confinata a Ustica dove diede alla luce la sua bambina e  visse la dura prigionia. Dopo i fatti del ‘45 la famiglia prima e il Partito Comunista poi la condannano all’oblio e all’isolamento. Maria però non ci sta, lascia Ragusa e viaggerà per il mondo insieme a sua figlia. Solo ormai in tarda età torna a Ragusa e non per tacere:  pronunzia il suo ultimo discorso pubblico nel 1987 a Comiso contro l’installazione dei missili Cruise. Un documentario che parla la nostra lingua dunque, e che racconta una storia ragusana e non solo. Una riflessione profonda su una figura nella sua eccentricità, amata tanto quanto dimenticata. Una figura che in maniera lucida e sbalorditiva individua nell’ignoranza l’origine di tutti i mali: “li non ci vogliono sbirri, – scrive la Occhipinti nel suo libro Una donna di Ragusa – bensì lavoro, scuole, case, ospedali, e dare a tutti la possibilità di leggere, e conoscere altre civiltà, di farsi un concetto, nuovo della vita, di capire che la vendetta è barbara, e ridicola, di vedere quanto ancora c’è  di selvaggio nelle loro anime  e avere orrore di sé”. È come se Maria parlasse oggi e guardasse alla situazione attuale: le sue sono parole scritte per tutte le donne del mondo. Abbiamo chiesto al professore Uccio Barone di parlarci dell’attualità della figura di Maria Occhipinti, e delle ragioni per cui ancora oggi valga la pena di raccontare la sua storia: “la figura di Maria Occhipinti ha ancora oggi un grande valore simbolico che presenta elementi di particolare attualità. Il primo è legato al protagonismo femminile: Maria  Occhipinti è il prototipo della donna protagonista non solo del proprio destino ma anche di un destino più largamente collettivo. Ella incarna alcuni grandi ideali come quello della pace, del riscatto delle popolazioni meridionali, del rifiuto della violenza e della guerra. La lotta di Maria Occhipinti, il senso della sua azione politica ripropongono il grande dualismo tra la società e i partiti. Tutta la vicenda di Maria Occhipinti in fondo che cos’è? Maria non fa altro che rappresentare le esigenza del popolo, della società civile coi suoi bisogni, contro le scelte della politica come potere che spesso le trascura offuscandole. Lei rappresenta il grande bisogno di pace, l’esigenza del ricostruire, il bisogno di lavoro in un momento drammatico in cui la gente del sud non aveva capito le guerre del duce e ancor meno non capiva perché finito il fascismo bisognasse tornare a combattere contro l’antico alleato dal momento che la Sicilia era stata liberata. C’è un altro aspetto che bisogna sottolineare se si parla dell’attualità dell’azione di Maria Occhipinti: nelle tumultuose vicende del ‘44, ’45 questo angolo estremo dell’isola esprime il suo  grande disagio e si ribella in un movimento spontaneo che lasciò il suo segno. La provincia di Ragusa si delineò come grande centro della protesta di massa in quel momento. Oggi la provincia di Ragusa registra un grande declino. La provincia è oggi più che mai alla ricerca di una nuova identità. Scontiamo la scomparsa della grande industria, la difficoltà dell’agricoltura e la crisi della piccola impresa. Il territorio vede oggi il maturare un complesso di fattori di crisi ai quali è bene che a dare risposta sia solo la buona politica”. Al regista, Luca Scivoletto, abbiamo chiesto come è avvenuto il suo incontro con Maria: “La figura di Maria Occhipinti mi ha subito catturato fin dalla lettura delle sue autobiografie “Una donna di Ragusa” e “Una donna libera”. Mi sono chiesto da dove nascesse in una giovane popolana degli anni Quaranta quest’incorruttibile senso della giustizia e della libertà? Ho cercato fin da subito di capire questa donna e di mettere  ogni spettatore nelle condizioni migliori perché potesse dare alla fine del film una sua risposta. Insieme a Maria Grazia Calabrese, coautrice del soggetto, ci siamo  concentrati, oltre che su Maria, sulle figure femminili della sua famiglia, con l’obiettivo di  mettere in luce il primo e fondamentale tema del documentario: il prezzo della libertà, che cosa cioè abbia significato per queste donne la faticosa conquista della libertà compiuta da Maria nell’intero arco della sua esistenza, a cavallo tra due epoche e due mondi” . Afferma Maria Calabrese: “Mi sono sempre chiesta come abbia fatto una giovane donna vissuta in una Ragusa chiusa, gretta, quella Ragusa che faceva i conti da un lato con i resti della prima guerra mondiale a dall’altro con l’educazione soffocante che voleva la donna relegata al ruolo di schiava a divincolarsi e da tutto ciò per diventare la donna che era già. C’è solo una risposta possibile: Maria Occhipinti era una grande  donna. La sua grande lezione è stata quella di aver saputo dare credito a se stessa.

 

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