COLORI, PAESAGGI, NOTTURNI, ORIZZONTI DII SALVATORE FRATANTONIO

Il lento incedere del visitatore nelle stanze che ospitano la mostra di Salvatore Fratantonio a Palazzo Mormina  a Donnalucata è accompagnato da una sensazione che non è immediatamente decodificabile. Indugiare tra le tele del pittore, osservandole, libera una precisa sensazione di “ritorno”. Ritorno inteso sia in maniera fisica, sia in senso di feed back.  Colori, paesaggi,  notturni, orizzonti suggeriscono in chi osserva la sensazione di un ritrovarsi fisico in luoghi da sempre noti a chi osserva. Universalmente noti. Se, infatti, di primo acchito, si può cadere nella facile trappola del pittore Salvatore Fratantonio come pittore della terra di Sicilia, da questo inceppare se ne esce obiettando che Fratantonio è pittore della terra tout court. Semplicemente terra. Di un mare che è sì Mediterraneo, ma è prima di tutto mare, di alberi che sono sì carrubi, ma sono essenzialmente alberi. Ecco allora che il ritorno di cui si parlava è un ritorno concesso a chiunque osservi il linguaggio delle immagini parlato dal poeta poiché si tratta di un linguaggio che si esprime in maniera universale sebbene utilizzi termini iblei.  In questo senso è facile avvertire la sensazione del “ritorno” nelle opere esposte. Un ritorno alla madre terra intesa come utero materno in cui ritrovare equilibri solo apparentemente dimenticati.                                                                                                              Si avverte subito dopo un’altra sensazione che è quella legata al feed back. Il magnetismo, che fluisce dalle tele e dalle immagini ritratte, è un attrarre e insieme un restituire. L’occhio cade nei particolari di luce e nelle zone d’ombra, si perde a fondovalle e spazia all’orizzonte. Dalla tela ci si sente attratti come un richiamo a farne parte. Poi si intuisce che davvero si è parte di luoghi che hanno tutti un comune denominatore: il grande silenzio primordiale. E il “ritorno” alla grande madre è compiuto ancora una volta. Questa volta non tanto in senso fisico ma nel senso di risposta allo stimolo della tela. È così che si riconosce in quell’abbraccio  rasserenatore il ricordo di luoghi in cui affondare membra stanche, soprattutto di rumori.                          

Defluendo da un’opera all’altra, da una stanza all’altra, si coglie la provocazione del pittore. Come in un gioco, Fratantonio ha affiancato, le une alle altre, le sue opere suggerendo una  precisa  dimensione. Molte tele ritraggono lo stesso soggetto. Ed è qui che l’uomo Fratantonio gioca ad esprimere il suo modo di osservare e di restituire la realtà che lo circonda. Quello che per un osservatore qualunque sembra uno “stesso” paesaggio, “stessi” alberi”, “stessi” notturni, per il poeta altro non è  che un cogliere la grande lezione lasciata da Eraclito ai pensatori. Così come non ci si bagna mai nello stesso fiume, non si coglie mai la “stessa” immagine. Si tratta al contrario di immagini “simili”, che si assomigliano, ma non sono mai le stesse. Basta uno stato d’animo diverso a cambiare il colore e perciò l’intero volto di un luogo. Mille volte un paesaggio darà mille suggestioni diverse. Solo l’occhio attento di chi riflette le coglie nella loro interezza pur nella consapevolezza che già le modifica nel momento in cui le descrive.                                               

  Un’ultima riflessione accompagna lo sguardo personale . C’è nel poeta Salvatore Fratantonio la capacità peculiare di chi dialoga con l’anima della tela; di saper cogliere, e anticipare, per poi restituire lo stato d’animo di ciò che è ritratto. Svelarlo come un grande segreto. Svelarlo senza mai metterlo a nudo. È questo che trasuda dalla stragrande maggioranza delle tele in cui il pittore sa donare a chi osserva il pensiero che le sostiene. Accade così per i nudi di donna in cui i volti nascosti nascondono, ma non ammutoliscono sguardi. Senti, senza vederli, gli occhi posati su di te.  Sono occhi che osservano silenziosi. Lo stesso accade per i palazzi ritratti nel sonno, in cui albergano anime silenziose, in notti senza colori, in quartieri senza bambini, in città senza nomi. Fratantonio di ogni immagine sa cogliere l’aspettativa e la sa restituire come accade in quel San Giorgio appena rivelato dietro un palazzo che apparentemente ne nasconde la piena bellezza e invece la preserva da una platealità spicciola  e perciò attaccabile.                                    

Aggirarsi tra le tele di Salvatore Fratantonio diventa allora non un muto percorso tra tele d’autore, ma al contrario, vivace, personalissimo, intimo dialogo tra il poeta e ciascun osservatore, tra Fratantonio che ha scelto i colori, e le tele per esprimersi, e il visitatore che ha scelto di osservarle per intrecciare una relazione privilegiata di unicità di rapporto alla pari, e a tu per tu, fra il poeta Fratantonio e il poeta nascosto che alberga in ciascuno di noi.

La mostra, inaugurata sabato 14 luglio, rimarrà aperta  fino al 16 agosto.

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