“BRUNO MORELLO QUINTET” BRANI D’AUTORE A “NOTTI D’ESTATE AL POGGIO”

 

L’essenza della musica jazz. Quella che riesce a creare un’interazione insostituibile tra coloro che suonano. La stessa che fonda le proprie basi su un’affinità che matura nel tempo. Un miracolo d’intesa che si ricrea ogni qualvolta chi affonda le proprie radici nella ricerca dell’espressività più sincera ha la capacità di trasmettere questo messaggio al pubblico. C’è riuscito, ieri sera, il “Bruno Morello quintet” con un concerto che, effettuato nell’ambito della rassegna “Notti d’estate al Poggio”, rimarrà negli annali della musica d’autore dell’area iblea. Il pubblico presente a Poggio del Sole, il resort che sorge sulla strada provinciale Ragusa mare, è rimasto letteralmente estasiato dalle composizioni originali di Morello che hanno scandagliato le varie anime del genere, da composizioni abbastanza moderne a strutture più tradizionali. Assieme a lui anche Anna Ventimiglia, flauti e voce. L’autrice catanese è stata in grado di proporre brani originali di ispirazione brasiliana ma sempre con una spiccata accezione jazzistica. Il quintetto era completato da Salvo Amore alla chitarra, Stefano Cardillo al contrabbasso, Alessandro Borgia alla batteria. “E’ stata una occasione – ha detto Morello – per potere sperimentare i nostri pezzi visto che ci sono così poche opportunità, in giro, di poterlo fare. Almeno da queste parti. L’affinità con i musicisti? La capacità di intendersi nel jazz è tutto trattandosi di una musica che rappresenta un misto tra scritto e orale, tra codificato e non codificato. La parte non codificata, appunto, è meglio eseguirla con musicisti con i quali ti intendi immediatamente. C’è una vera e propria interazione che si crea che è poi l’anima del jazz”. E non è stato un caso che tra gli standard eseguiti ci sia stato anche il brano “Interplay” di Bill Evans, “interazione” in inglese, per l’appunto.

Il fine settimana di “Notti d’estate al Poggio” è stato caratterizzato anche dal teatro. Venerdì scorso, infatti, di scena il “Centro di cultura Ippari” che ha proposto la commedia di Giuseppe Macrì dal titolo “Fiat voluntas dei”. Uno dei testi classici del teatro siciliano reso con grande personalità e capacità interpretativa dagli attori diretti da Riccardo Lantieri. Il padre Attanasio interpretato da Franco Arrabito è risultato estremamente efficace anche nella sua parlata dialettale tipica dell’ipparino. E poi ha fatto divertire i presenti con le sue trovate. Bravi tutti gli altri attori: dal don Gaetano Maravigna interpretato da Raffaele Catalano, a donna Barbara resa da Pinuccia Gambina; da Paolino interpretato da Giovanni Pacini a don Vincenzino reso da Giovanni Modica. E, ancora Valentina Lombardo che ha interpretato Mara, Angelo Agosta don Girolamo, Martina Iemolo è stata Anna, Elena Emulo Mena. Infine i muratori Mario Puccia e Nino La Rocca. E nel finale non è mancata pure una gradita sorpresa. “Da qualche tempo – spiega Lantieri – e precisamente dal giorno dello scorso anno dedicato all’unità d’Italia, usiamo offrire velocemente a chi ha avuto la forza (ma anche il piacere, si spera) di restare fino al termine, un bicchierino di Marsala per un brindisi collettivo. E’ il nostro modo di ringraziarli per averci dedicato parte del loro tempo, cosa per noi essenziale dato che se non ci fosse stata questa loro volontà, almeno iniziale, non ci sarebbe stata pure la possibilità per noi di rappresentare. Non è lasciata al caso la scelta del vino. Questo momento per noi è anche un modo per raccontare ciò che della storia di Sicilia, e quindi d’Italia, non viene detto. Infatti è da Marsala che inizia la storia dell’unità d’Italia, ed è il Marsala, stavolta vino, che l’ha resa possibile. Le pure coincidenze quasi mai fanno la storia che invece è resa da precisi atti deliberatamente scelti. La nostra isola ha dato l’input affinché l’Italia divenisse Stato”.

 

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