Andrea Tidona propone Mastro don Gesualdo: serata culturale nel “baglio” del Museo Enologos di Pedalino

Una serata culturale tra Comiso e Vittoria. Il grande “baglio” del Museo Enologos, alle porte della frazione di Pedalino ha ospitato sabato sera un evento di nicchia: una rappresentazione teatrale, delle letture teatrali affidate alla voce di Andrea Tidona, l’attore modicano (che vive nel viterbese) che sta trascorrendo un periodo di vacanze nella sua terra di origine. Andrea Tidona ha proposto una lettura teatrale del “Mastro don Gesualdo” portando sulla scena l’adattamento teatrale del capolavoro di Giovanni Verga, che egli stesso ha realizzato e curato. L’organizzazione è stata curata da Rosanna Barbante e Giambattista Cilia.Un pubblico attento e selezionato ha seguito la rappresentazione, accompagnata dalle musiche dal vivo di Roberto Fuzio (fra i fondatori dello storico gruppo “I Lautari”), magistrale nella scelta delle musiche e dei suoni che hanno accompagnato Tidona. L’attore modicano – reso celebre dalla fiction de Il Commissario Montalbano ma, prima ancora da “I cento Passi” di Marco Tullio Giordana, Il delitto Mattarella, Distretto di Polizia, il maresciallo Rocca, Paolo Borsellino (dove ha interpretato la figura del consigliere istruttore Rocco Chinnici), Il Capo dei capi (dove ha dato un volto al giudice Giovanni Falcone) – ha condotto in modo magistrale la serata, con una selezione attenta dei brani e una rivisitazione dei dialoghi e delle scene che ha restituito, nella sua essenzialità, il filo conduttore della narrazione di Giovanni Verga e i temi cari al fondatore del verismo italiano.

Sulla scena i personaggi della narrazione verghiana

Sulla scena sono rivissuti i personaggi della narrazione verghiana: don Ferdinando Trao (nobile decaduto che vive nel ricordo del passato e nelle chimere di presunte liti), il fratello don Diego, la sorella, Bianca Trao, che amoreggia con il cugino barone Ninì Rubiera ma finirà per sposare mastro don Gesualdo, portando dote anche la figlia Isabella, concepita nel corso del breve amore con il cugino Rubiera, Diodata, la serva contadina e amante di Mastro don Gesualdo, fedele e devota, segretamente innamorata ma dolorosamente incapace di chiedere nulla per se e per i suoi figli, anch’essi nati da un amore illegittimo e poi una serie di personaggi minori che ruotano attorno al protagonista: Gesualdo Motta, un umile muratore che ha accumulato tanta ricchezza, che vive nel culto della “roba” (come accade nel personaggio di Mazzarò della novella omonima), ideale che miseramente crollerà alla fine della vita, quando solo e ammalatosi renderà conto che il denaro non potrà ridargli la speranza di continuare a vivere e si ritroverà a non poter disporre di ciò che aveva accumulato. I dialoghi, i monologhi, le narrazioni in terza persona restituiscono interamente la dimensione di un personaggio che sacrifica tutta la sua vita i suoi sentimenti e quelli di coloro che lo circondano all’idolatria per il denaro e per “la roba”. La scelta teatrale di Tidona lascia volutamente da parte alcune parti del romanzo, le trame storiche che lo collocano in un periodo di passaggio epocale tra due mondi (la nobiltà decaduta, la borghesia rampante) e agli uni e agli altri regala il sapore della sconfitta, tutti cono dei “vinti” (titolo del ciclo incompiuto di Verga, che avrebbe voluto realizzare tre romanzi).

Il Museo Enologos: strumenti e attrezzi della civiltà contadina

Dopo la rappresentazione, è seguita la visita al Museo Etnografico Enologos, realizzato grazie all’iniziativa di Titta Cilia, che raccoglie tutti gli strumenti e gli attrezzi della civiltà contadina dell’Ottocento, legata alla produzione del vino (ma non solo) nel territorio di Vittoria, le carrozze e persino una collezione di giornali che trattano il tema della produzione di uva e vino. Si tratta di una collezione imponente, quasi unica nel territorio ibleo. Titta Cilia è anche uno dei maggiori produttori della zona di vino Cerasuolo. Nella grande storica tenuta di famiglia legata alla produzione del vino oggi sorge il museo, una cappella e i grandi spazi all’aperto hanno ospitato, negli ultimi mesi, alcuni eventi culturali.

Foto: Arturo Barbante

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