La gestione del personale psicologico nelle Aziende Sanitarie Provinciali di Ragusa e della Sicilia è al centro di un acceso dibattito dopo la pubblicazione del primo report dell’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana, presentato all’Assessorato regionale alla Salute. Il documento ricostruisce le procedure di reclutamento dei dirigenti psicologi negli ultimi quindici anni, rivelando un quadro […]
ALTRE QUATTRO SONO STATE UCCISE IN QUANTO DONNE
01 Lug 2013 20:00
Donna come l’acqua di mare
chi si bagna vuole anche il sole
chi la vuole per una notte
c’è chi invece la prende a botte.
Donna come un mazzo di fiori
quando è sola ti fanno fuori
donna cosa succederà
quando a casa non tornerà.
…
Donna che non sente dolore
quando il freddo gli arriva al cuore
quello ormai non ha più tempo
e se n’è andato soffiando il vento.
Mia Martini
Non ho resistito ascoltando i media nazionali e ho ritenuto opportuno tralasciare per una settimana la mia rubrica sui minori immigrati e dedicarmi a loro: alle donne vittime di uomini che non sono uomini ma mostri. Questi mostri che distruggono il cervello delle donne, questi viscidi individui capaci di condizione e distruggere le donne attraverso persecuzioni fisiche e psicologiche. I disturbatori dell’anima. Fragili mostri che uccidono donne.
Migliaia di articoli sulla ratifica della Convenzione di Istanbul, interviste sulla task force interministeriale per contrastare la violenza, giornalisti che si accavallavano all’audit della ministra delle pari opportunità con le associazioni sulla violenza e per i diritti Lgbt, parlamentari mobilitate accanto alla ministra che vuole finalmente fare da tramite tra le istituzioni e la società civile.
Una delle principali tesi dell’emergenza femminicidio è stata appoggiata dalla Casa delle donne condotta prendendo in esame i casi di femminicidio riportati sulla stampa. In questa ricerca viene mostrato un crescente numero di omicidi di donne, a partire dalle 84 del 2005, fino al 124 del 2012.
Il femminicidio sembra essere un fenomeno endemico: costante e uniforme nel tempo e più o meno immune dalla gran parte delle influenze esterne (almeno quelle che si possono misurare su una scala di vent’anni).
Tre casi di femminicidio nel giro di due giorni. È l’amaro bilancio dell’ultimo fine settimana di giugno. La violenza sulle donne sembra non arrestarsi e sempre più spesso la firma dell’assassino, o di chi tenta di spegnere una vita, appartiene al compagno o all’ex marito. O comunque una persona ben conosciuta dalla vittima. Gelosia, fine di una storia, vecchi attriti mai sopiti tra ex compagni: questi i motivi più frequenti.
Delitti a volte con moventi indecifrabili ma spesso riconducibili a dissapori legati a questioni finanziarie dopo le separazioni o complessi psicologici che raramente si sopiscono . Molto resta ancora da chiarire sull’ennesimo caso di femminicidio perché l’uxoricida si è chiuso nel più assoluto silenzio e così molti assassini che uccidono le loro compagne si rinchiudono nel silenzio, quel silenzio assordante che riporta in mente le ultime grida delle vittime che hanno amato e promesso di proteggere.
E l’uxoricida si lascia ammanettare senza opporre resistenza e di solito non apre bocca per spiegare i motivi del delitto mentre quando i militari arrivano sul posto, però, non fanno altro che constatare tracce inequivocabili di una lite.
Che cos’è questo se non annientamento della donna, mania di possesso, crimine contro l’umanità, la matrice comune di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne, ovvero la mancata considerazione della dignità della stessa come persona? Non rispettare i diritti delle donne lede l’umanità tutta.
La rivendicazione del diritto di ogni donna e bambina di questo Paese, dovrebbe avere riconoscimento da parte delle istituzioni affinché il governo mantenga delle strutture istituzionali adeguate a dedicare il necessario tempo e le necessarie risorse alla prevenzione e contrasto di ogni forma di discriminazione e violenza di genere.
Una donna forte e fiera, la cui sconfitta ha il sapore di una doppia vittoria per un potere tutto maschile.
La violenza sessista e discriminatoria, anche a mezzo web, contro le donne. Donne che rischiano di essere rivittimizzate in tribunale, che non hanno la dovuta protezione nel lasso di tempo che va dalla querela al giudizio (momento in cui sono più vulnerabili), che possono essere costrette a un affido condiviso coatto anche in presenza di violenza domestica se il procedimento penale non viene esplicato nei tempi dovuti (e quindi la violenza non è tenuta in considerazione), che si ritrovano ancora adesso rimandate a casa dalle forze dell’ordine per mancanza di preparazione e di formazione di tutti gli operatori che si possono trovare ad avere a che fare con reati di questo tipo su tutto il territorio nazionale (come dimostrato anche dal fatto che il 70% dei femmicidi italiani del 2012 erano stati segnalati ai servizi sociali o alle forze dell’ordine).
Il punto cruciale è allora la percezione della violenza nella sua reale gravità: una cultura della “sottovalutazione della violenza” che traspare ovunque con conseguenze enormi, e in cui si rischia di far passare come normalità, un danno o una violazione. Raccontare uno stupro come una storiella, insinuare che lei forse era consenziente (come si fa anche in moltissimi processi per stupro), andare a rovistare nelle storie intime della donna, parlare di delitto passionale per un femmicidio che magari arriva dopo anni di violenze intrafamiliari (gelosia e impeto che nei processi possono apparire come appigli per l’ottenimento di uno sconto di pena), non è solo scorretto a livello di informazione ma è dannoso.
La donna è l’unica a rappresentare la vera svolta sociale ma è sempre l’unica a non essere mai ascoltata.
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