AL SABATO LETTERARIO DEL CAFFÈ QUASIMODO DI MODICA PRESENTATA UN’IMMAGINE “DIVERSA” DI GIACOMO LEOPARDI

 “Leopardi e i volti di Dio”: attorno a questo saggio critico pubblicato dall’editore Bonanno e scritto da  Salvatore Borzì, Dottore di ricerca in Filologia greca e latina e  docente di Lettere nel Liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, ha ruotato l’ottavo appuntamento  del Caffè Quasimodo di Modica, organizzato nell’ambito della stagione culturale 2015-2016 e del suo decennale di fondazione.

Un pubblico numeroso, attento e coinvolto, ha partecipato alla conversazione letteraria che Domenico Pisana, Presidente del circolo modicano, ha tenuto con l’Autore, il quale ha risposto a domande che hanno offerto ai presenti “l’altro Leopardi”, quello di cui non si parla nei libri e  nei manuali  di Letteratura sia delle scuole che delle Università, offrendo una panoramica del sentimento religioso di Leopardi nelle opere giovanili, degli Inni cristiani, dell’incontro del poeta recanatese con il pensiero di Copernico e del suo progressivo allontanamento dalla fede, dell’accostamento di Leopardi alla Bibbia, del suo sistema filosofico e del problema del male.

Attraverso un intreccio di letture  di testi leopardiani, a cura di Daniela Fava, l’intervento appropriato, puntuale e coerente di Michele Armenia, docente di Lettere nel Liceo classico di Modica,  e il dialogo con Pisana, Salvatore Borzì ha dimostrato come “l’immagine di Leopardi poeta ateo e nichilista, propugnata soprattutto da studiosi vicini al marxismo, appaia inadeguata e pregiudiziale, e come il poeta recanatese  sia stato, invece, un forte cercatore di Dio e dell’Assoluto, smarcandosi   da una visione del cristianesimo esteriore e deformato del suo tempo”.

“L’impressione che si ricava dalla parte finale del libro di Borzì – ha affermato Pisana nelle sue conclusioni –  è che nonostante le critiche di Leopardi alla religione cristiana, considerata fredda, vuota, esteriore, mortificatrice del corpo a vantaggio dello spirito, nonché esaltatrice della sofferenza a causa di una trasmissione bigotta ricevuta dalla contessa Adelaide, definita da Leopardi ‘madre santamente diabolica’, nonostante tutte queste critiche egli non sembra aver mai perso i contatti con la Bibbia e la fede cristiana, aprendosi alla speranza cristiana. L’Opera leopardiana contiene infatti al suo interno una meditazione sull’uomo, un senso e una ricerca del mistero, una riflessione sull’amore e sulla morte che non possono non condurre alla conclusione che ci fosse in lui un credo e un animus religioso”.

Dalla presentazione del libro di Salvatore Borzì è emerso, dunque, che  se, da una parte, è anzitutto indiscutibile che i testi poetici di Leopardi oscillano tra attestazioni di dubbio e atteggiamenti di pessimismo e di materialismo, è altrettanto indiscutibile che c’è una parte dell’opera leopardiana che offre l’opportunità di capire ed approfondire meglio la dinamica religiosa cristiana del suo vissuto.

La serata è stata arricchita dagli intermezzi del quartetto di clarinetti guidato dal M° Francesco Di Pietro e composto da Salvatore Cocciro, Biagio Carrieri e Carmelo Manenti.

 

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it