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Al Perracchio di Ragusa lo spettacolo “Una settimana, non di più”
03 Gen 2020 09:06
Si ride. E si riflette. Soprattutto si riflette. Sulla caducità dei rapporti amorosi. Sull’inconsistenza delle relazioni. Sulle mutazioni di una società sempre più liquida e sempre più labile nel prendersi sul serio. Tutto scorre. Con una velocità davvero impressionante. Ci prova Clement Michel a inquadrare la situazione, con la commedia in tre atti “Una settimana, non di più”, già straordinario successo proposto dal Centro Teatro Studi al Donnafugata di Ibla e che domani, sabato 4 gennaio, e domenica 5 sarà portato in scena al Perracchio nel contesto della stagione teatrale promossa dal Comune di Ragusa.
In particolare, sabato prenderà il via alle 21, domenica alle 18,30. Biglietti d’ingresso 15 euro per la platea, 12 per la tribuna. Diretti da Franco Giorgio, i tre attori ragusani Giovanni Arezzo, Alice Canzonieri e Giuseppe Ferlito, con la scena e i costumi curati da Daniela Antoci e Daniela Dimartino mentre luci e fonica sono di Giorgio Baglieri, la sartoria di Marisa Fossati e la scenotecnica di Salvo Gallo con Emanuele Pluchino. Informazioni e prenotazioni al 338.9886883.
Arezzo, Canzonieri e Ferlito sono i protagonisti di una piccola storia dei giorni nostri, una vicenda fatta di sotterfugi, di menzogne, di repentini capovolgimenti di fronte, di sottovalutazione dei sentimenti e di altrettanta sottovalutazione dei ripensamenti. Insomma, se il teatro è davvero, come lo è, lo specchio dei tempi, ci si chiede con forza, alla fine della rappresentazione: “Ma davvero la società di oggi si è ridotta così?”. I tre attori sul palco intendono dare piena energia a quello che è un testo che sin dal primo momento hanno sentito loro e che il regista Giorgio ha tagliato su misura per ciascun attore.
Le prime rappresentazioni sono state salutate da fragorosissimi applausi. E chi ancora non l’ha fatto, avrà la possibilità di assistere alla messa in scena di una storia che mette in moto le dinamiche delle nostre perversioni sentimentali più recondite. Il tutto condito con l’eterno gioco del menage-a-trois: lui, lei e l’altro. Anche se, in questo caso, il finale è inatteso. E, forse, anche per questo motivo, dopo le risate e l’allegria che caratterizzano una recita di un’ora e quarantacinque minuti, resta l’amaro in bocca. Possibile, ci si chiede, che debba finire così?
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