Rientri in Sicilia per Natale: “Vi racconto il mio viaggio aereo infinito da Torino a Comiso”

Doveva essere un tragitto semplice, l’ultima tratto di un ritorno tanto atteso per le feste. Un volo in partenza da Torino diretto a Comiso, previsto per le 15:25 del 19 dicembre, che per un ragusano che lavora al Nord sarebbe dovuto essere il primo passo verso il Natale in famiglia. Invece, è diventato una piccola epopea invernale di quasi dieci ore tra ritardi, scali imprevisti e la dura fotografia di quanto sia complicato – e costoso – spostarsi da e verso la Sicilia.

L’aereo programmato non è mai arrivato in tempo a Torino: il volo dello stesso vettore, da Malpensa verso Foggia, ha accumulato ritardo, poi la nebbia ha impedito l’atterraggio a Foggia, spingendo la compagnia a dirottare il mezzo su Bari. “Il risultato? – racconta il ragusano – Gente “in attesa” a Foggia si è ritrovata a correre a Bari per riprendere l’aereo che avrebbe dovuto portarli verso Torino, e noi – a Torino – abbiamo passato il pomeriggio ad aspettare che quel mezzo finalmente arrivasse e poi partisse. Alla fine, la partenza da Torino è avvenuta solo alle 22:30, con un percorso che ha visto prima atterrare a Bari da Milano e poi continuare verso Torino… e infine la tanto sognata discesa a Comiso poco dopo la mezzanotte“.

Un viaggio da quasi dieci ore per percorrere uno scalo che, sulla carta, è a poco più di due ore di volo. Un’esperienza negativa a cui purtroppo spesso i siciliani, al di là della compagnia aerea, sono spesso abituati e a cui si aggiungere quel maledetto caro voli che è un salasso quasi sistematico. Per esempio, chi volesse ripartire da Comiso verso Torino nei giorni immediatamente successivi alle feste si trova a fare i conti con tariffe poco rassicuranti: 199 euro per il 2 gennaio, 279 euro per il 5 gennaio – e parliamo di tratte interne, non di voli intercontinentali.

Queste tariffe sono il segno di un mero equilibrio tra domanda e offerta che penalizza soprattutto chi, isolato dal traffico diretto di altri grandi aeroporti, non ha alternativa se non volare per tornare o partire. Il problema non riguarda tanto la compagnia in sé – che anzi, nel caso di Aeroitalia sullo scalo di Comiso ha messo in campo una strategia forte anche grazie alla continuità territoriale con voli per Roma e Milano – ma la situazione generale dei collegamenti aerei per la Sicilia e, in particolare, per l’aeroporto di Comiso.

Lo scalo ibleo, infatti, sta cercando di scrollarsi di dosso il ruolo di “aeroporto Cenerentola” con nuove rotte in programma nei prossimi mesi. A partire dalla stagione estiva 2026, sono previste nuove connessioni con città come Verona (operata da Volotea con voli diretti), Pisa e Bologna. Queste destinazioni si affiancano ai collegamenti con Roma Fiumicino e Milano Bergamo, già oggi tra le principali vie di accesso allo scalo.

Eppure, per chi come il nostro protagonista deve “solo” tornare a casa per Natale o rientrare al Nord dopo le ferie, non basta annunciare nuove tratte. La coperta dei voli è ancora corta, gli orari e i ritardi impattano su ritmi lavorativi e familiari, e il costo dei biglietti resta troppo spesso un freno, soprattutto in periodi di alta domanda come fine dicembre e inizio gennaio.

In altre parole, la Sicilia – e Comiso in particolare – stanno finalmente rinsaldando alcuni collegamenti, ma la sensazione di isolamento resta forte. Non è soltanto una questione di numeri di voli o di nuove rotte annunciate: è una domanda di mobilità e di diritti di collegamento che la comunità siciliana vive ogni volta che deve lasciare l’isola o farvi ritorno. Perché tornare a casa non dovrebbe essere un’odissea di partenze anticipate, di ritardi imprevisti e di biglietti che sembrano salassi natalizi. Dovrebbe essere, semplicemente, possibile.

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