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Messa fra i detenuti e al Giovanni Paolo II: il vescovo di Ragusa celebra l’Avvento
22 Dic 2023 12:55
Il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa ha scelto di trascorrere il Natale insieme ai detenuti della casa circondariale, offrendo loro un messaggio di speranza e gioia in un periodo in cui potrebbero sentirsi particolarmente privati della libertà e del calore familiare. Durante la celebrazione, ha condiviso un messaggio di fiducia e ha invitato ognuno a riscoprire il bene che risiede nel proprio cuore, nonostante gli errori commessi. Ha esortato i detenuti a accogliere il significato del Bambino appena nato, a trovare gioia anche nella tristezza e a guardare verso nuovi orizzonti di speranza per il loro futuro.
Accompagnato dal cappellano don Carmelo Mollica e dal personale dell’Ufficio di pastorale carceraria, il vescovo ha presieduto la messa e ha rivolto agli presenti gli auguri di un sereno Natale. Durante l’omelia, ha sottolineato l’importanza di sentire la presenza di Dio nelle loro vite e di continuare a coltivare la speranza e la preghiera, specialmente in un periodo segnato dalla solitudine e dalla lontananza dalla famiglia.
MESSA ANCHE ALL’OSPEDALE GIOVANNI PAOLO II
Il vescovo di Ragusa, ha voluto dare un significato speciale al periodo di Avvento celebrando una santa messa anche presso l’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa. All’evento hanno partecipato i dirigenti dell’ASP, il personale sanitario e i pazienti attualmente ricoverati nella struttura, che stanno attraversando i giorni precedenti il Natale in ospedale. Accanto al vescovo c’erano i cappellani dei due ospedali della città, don Giorgio Occhipinti e don Joseph Muamba Bulobo, insieme agli animatori dell’Ufficio di Pastorale per la salute, guidato da don Giorgio Occhipinti.
Durante l’omelia, il vescovo ha evidenziato il rapporto di reciproca relazione tra infermità e salute. Ha sottolineato come coloro che soffrono, non solo offrano il loro dolore ma, attraverso il loro bisogno di assistenza e cura, contribuiscano a “fare il bene”. La debolezza e la sofferenza di chi è malato o afflitto permettono agli altri di crescere umanamente, imparando ad essere solidali e a prendersi cura l’un l’altro.
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