Presentato il libro di Domenico Pisana “Carmelo Lauretta. Figlio illustre di Comiso”

di Francesca Cabibbo. L’omaggio di un allievo al suo maestro. Domenico Pisana ha dato alle stampe il libro “Carmelo Lauretta. Figlio illustre di Comiso”. Pisana, come egli stesso ha raccontato, ha conosciuto Lauretta quando era ancora un giovane docente, alle prime armi anche con l’avventura poetica e letteraria. Il carteggio tra i due, copioso e carico di significati, e i pochi incontri in presenza che hanno caratterizzato il loro lungo e proficuo rapporto, è una delle parti più importanti del libro.

Pisana racconta il Carmelo Lauretta poeta, ne analizza la vasta produzione letteraria, si sofferma su alcune delle poesie e delle opere più celebri, come “Pani Schittu” (1982), “A ccori apiertu” (1981”, o il libro “Acqua do Giordanu”, o “Lu fiumi illuminatu” (silloge pubblicata postuma), capaci di «leggere, con magistrale ed efficace utilizzo del dialetto siciliano, la sua città, la terra iblea e la sua Sicilia, manifestando una cultura classica non comune e interpretando le inquietudini e i problemi della contemporaneità». Pisana ha poi presentato le novelle e i racconti «la cui scrittura vibra di uno stile personale e affabulante» e presenta infine la vasta corrispondenza che è intercorsa tra i due autori che, con il volgere degli anni, sono diventati non più maestro ed allievo, vivendo una forte intesa letteraria, culminata spesso nelle recensioni delle rispettive opere. Pisana fu a lungo, negli anni 80, direttore del periodico diocesano “Insieme” e il giornale ospitava un’ampia pagina culturale che vedeva, tra i protagonisti, anche Carmelo Lauretta.

Sul palco del teatro Naselli c’erano gli organizzatori della serata, Maria Stella Micieli, presidente della Pro Loco di Comiso e Tina Vittoria D’Amato, presidente del Club per l’Unesco. A presentare il libro è stata Maria Rita Schembari, nella doppia veste di docente e critica letteraria nonché di sindaco. Schembari ha ricordato l’amicizia che legava Lauretta a suo padre. «uomini accomunati da profonda sensibilità che il professore Lauretta traduceva in versi in lingua italiana e in dialetto, che mio padre apprezzava grandemente da raffinato, avido lettore».

La serata, presentata dal giornalista Antonello Lauretta, è stata conclusa dal figlio, Raffaele Lauretta, che ha ricordato alcuni episodi di vita familiare. Gli incontri con Giorgio La Pira (di cui la famiglia Lauretta fu ospite a Firenze nel periodo di alcune cure necessarie per il giovane, discolo Raffaele, che si era procurato una brutta frattura al braccio) o la telefonata di Oscar Luigi Scalfaro, poco dopo la sua elezione a presidente della repubblica. Entrambi erano stati compagni di studi di Lauretta e Scalfaro aveva condiviso la stanza di Lauretta negli anni dell’Università cattolica a Milano. La telefonata di Scafaro arrivò mentre la famiglia era seduta a tavola, intorno alle 13. Rispose la moglie e fraintese il tono della telefonata, riattaccando per ben due volte, finché, la terza, dovette arrendersi all’evidenza di una chiamata che arrivava direttamente dal Quirinale. «Pronto, Oscar!» rispose Carmelo Lauretta al vecchio amico di gioventù. Egli era stato eletto presidente e Lauretta non aveva mancato di fargli arrivare la sua lettera di congratulazioni, cui Scalfaro aveva voluto rispondere con una chiamata personale. Un altro episodio riguardò la visita di un italo americano, venuto a portargli una cospicua offerta in denaro quale ringraziamento della comunità italo statunitense per l’opera di Lauretta, anche per gli emigrati. Lauretta ringraziò, ma non accettò quel denaro e chiese di destinarlo ai meno abbienti.

La serata ha restituito alla città il ricordo di un grande uomo di cultura, silenzioso e schivo, di profonda religiosità (dopo la sua morte i figli seppero che aveva sostenuto per anni alcune adozioni a distanza) che lascia una copiosa produzione letteraria e il ricordo di un uomo di saldi principi, padre e marito esemplare e un grande scrittore. «La bellezza della poesia di Carmelo Lauretta – conclude Pisana – sta tutta nella delicatezza dei sentimenti, nell’armoniosa vivacità dell’atto creativo, nello stile semplice e lineare».

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