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Legambiente: “Il nuovo Prg di Ragusa è già vecchio”. Serve più attenzione all’ambiente
20 Feb 2022 12:32
Riceviamo e pubblichiamo un contributo che ci arriva dall’architetto Giuseppe Dimartino, responsabile politiche urbane di Legambiente Ragusa. Si parla del Piano Regolatore Generale di Ragusa e della necessità di creare nuove condivisioni e momenti di riflessione prima di procedere alla sua adozione. Ecco il testo integrale.
“I dati e gli studi scientifici che si susseguono ci mostrano in maniera sempre più evidente ed allarmante l’accelerazione dei cambiamenti climatici in tutte le aree del Pianeta compresa la Sicilia, come l’estate 2021, con temperature alte come mai in passato come i 48,8 gradi a Siracusa, la siccità che ha aumentato in modo rilevante gli incendi in regione, i problemi di accesso all’acqua legato ai più lunghi periodi di siccità e da ultimo le trombe d’aria e i tornado che hanno provocato morte e distruzione anche in provincia di Ragusa.
Ma è nelle aree urbane che gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno rivelando già evidenti, con aumento della frequenza delle ondate di calore e delle alluvioni, come quelle di Catania ad ottobre e in provincia di Ragusa a novembre, con impatti sulla salute ai quali contribuiscono in modo rilevante la crescente urbanizzazione e l‘impermeabilizzazione dei suoli.
Se la temperatura del pianeta aumenta, le città si riscaldano addirittura a un tasso doppio rispetto a quello medio. La colpa è dell’effetto “isola di calore”, una combinazione di fattori come scarsa copertura di alberi, inadeguatezza termica dei materiali usati sulle superfici ed esalazioni provenienti dalle varie attività umane.
Per superare questa situazione che probabilmente non farà che peggiorare, occorre prevedere specifiche risorse per le politiche e i piani di adattamento e di messa in sicurezza delle aree urbane, per la manutenzione, la rigenerazione urbana, sostituendo asfalto con aree verdi e piantando alberi per ridurre gli impatti delle ondate di calore, salvaguardando corsi d‘acqua e aree libere dall’edificato, mettendo in sicurezza le infrastrutture.
La salvaguardia e l’aumento della permeabilità dei suoli nelle aree urbane in questo contesto è prioritaria. Servono regole chiare per evitare che continuino i processi di impermeabilizzazione e consumo dei suoli. Bisogna fissare delle percentuali obbligatorie di terreni permeabili negli spazi cittadini privati e pubblici (parcheggi, cortili, piazze) e di recupero, riutilizzo e risparmio di acqua negli edifici. Si tratta di una decisione che risulta indispensabile per una corretta e sicura gestione delle acque, ricaricando la falda, e per ridurre l’effetto isola di calore causato dalla diffusione delle aree cementificate, dall’alto numero di superfici asfaltate rispetto alle aree verdi, e dalle emissioni di autoveicoli, impianti industriali e sistemi di riscaldamento e raffrescamento.
L’impermeabilizzazione del suolo inibisce parzialmente o totalmente la sua possibilità di esplicare le proprie funzioni naturali, compromettendone anche il suo ruolo di regolazione dell’ecosistema e di preservazione della biodiversità, oltre che accrescere il rischio di inondazioni, di frane, e contribuisce alla scarsità idrica e, come detto, al riscaldamento globale. Al contrario, le aree verdi nel tessuto urbano fungono da “pozza fredda” perché convogliano i flussi d’aria alla superficie migliorando il rimescolamento atmosferico superficiale.
E’ necessario restituire alle città nuovi spazi verdi e permeabili, e trasformare i suoli urbani per renderli adatti ad ospitare prati, arbusti e alberi. Si tratta quindi di creare delle infrastrutture verdi che utilizzano il suolo e la vegetazione per l’infiltrazione, l’evapotraspirazione o il riciclo delle acque di prima pioggia. Quando sono utilizzate come componenti di sistemi per la gestione delle acque meteoriche, le infrastrutture verdi, come i tetti verdi, le pavimentazioni permeabili, i rain gardens, e le trincee verdi, possono fornire una varietà di benefici ambientali. Oltre a consentire la sedimentazione e l’infiltrazione delle acque piovane, queste tecnologie possono contemporaneamente aiutare ad abbattere gli inquinanti atmosferici, ridurre la domanda di energia, mitigare l’effetto dell’isola di calore urbana e trattenere ossido di carbonio, offrendo al contempo alle comunità benefici estetici e spazi verdi. Grazie alla sua capacità di traspirazione, 1 albero adulto è in grado di produrre un abbassamento di temperatura dell’ambiente pari a quello di 5 condizionatori di piccola potenza funzionanti per 20 ore al giorno. Un’estensione di verde a livello microurbano pari a qualche ettaro, può generare un abbassamento delle temperature di circa 2-3°C.
La de-sigillazione (de-cementificazione) è quindi una delle operazioni più rilevanti dei grandi interventi di riqualificazione urbana, come quelli orientati a creare veri e propri eco-quartieri, ma lo
è altrettanto nel caso di interventi su spazi pubblici più piccoli e diffusi nelle città, e su quelli di pertinenza delle abitazioni private.
Alla luce dei cambiamenti climatici in atto, del Next Generation UE, degli obiettivi del PNRR, il nuovo piano regolatore di Ragusa in elaborazione nasce già vecchio, motivo per cui è necessario fermarsi, rivedere le linee guida e impostarne di nuove che vedano come capisaldi il consumo di suolo netto zero, interventi di adattamento climatico e di riduzione del rischio con l’inserimento nel PRG del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e la conferma dell’art. 48 delle NTA dell’attuale PRG. L’attuale piano è ormai scaduto da diverso tempo ma solo per quanto riguarda i vincoli. Non sarà un anno in più a creare problemi. Problemi che invece avranno i nostri figli se non ci prepareremo a contrastare i cambiamenti climatici a livello locale”.
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