La superiorità delle donne e il Barbero pensiero

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
“Houston! … qui Ragusa.”

L’allerta Barbero rimane rossa. O perlomeno arancione. Le parole del professore illustre hanno scatenato nuovamente nei giorni scorsi una pioggia di polemiche, molte “contro” e alcune, non meno pimpanti, “in suo soccorso”. Al punto che le diatribe social sul Green Pass hanno ceduto il pass per qualche giorno alle diatribe sul Barbero. Anche se, in verità (alchimie della sorte!), ricorderete, nelle scorse settimane i due topic videro una inopinabile coincidenza, alla luce delle prese di posizione di Barbero proprio riguardo al tema del lasciapassare verde (e tale precedente potrebbe rappresentare forse un dettaglio non irrilevante sullo sfondo, utile ad interpretare anche la polemica più recente).

È noto che lo stimato divulgatore abbia affermato, per il tramite di una domanda retorica, che le donne hanno meno successo in molti campi perché esistono differenze strutturali con l’uomo, in virtù delle quali alle “femmine” mancherebbero l’aggressività, la spavalderia, la sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi. Apriti cielo! I supporter sostengono che le sue domande sono state fraintese (da una immensa platea di “diversamente cerebrati” evidentemente). Eppure lo storico non si è espresso in latino tardo-medioevale. Altri asseriscono che l’accademico ha inteso distillare una provocazione ovvia, citando le già note differenze tra uomo e donna. Ma è davvero questo il punto?

Bene. Dicono che il bambino sia il padre dell’uomo (e, dunque, la bambina è la madre della donna). Navigo un po’ a memoria. E potrei sbagliarmi (ho comunque l’encefalo di un primate maschio). E un po’ cito a zonzo qualche riga di articoli scientifici.
Nei centri cerebrali del linguaggio e dell’ascolto le donne hanno circa il 10% di neuroni in più. Il testosterone, che inonda un feto maschio, sopprime alcune cellule dei centri della comunicazione e ne genera di più nei centri del sesso e dell’aggressività. Spicca nelle donne l’intelligenza emotiva e la predisposizione all’espressione verbale e alle relazioni interpersonali. Le bambine riescono a udire e valutare una gamma di frequenze vocali più ampia rispetto ai bambini. Le bambine rispondono con rapidità ai comportamenti rassicuranti e smettono di piangere e agitarsi molto prima e più dei maschi. Le bambine di appena un anno sono più sensibili alla sofferenza altrui. Le bambine prendono decisioni collettive, minimizzando i conflitti (poi però, direbbero i maligni, crescono). Le bambine iniziano a parlare prima. E a venti mesi hanno già un vocabolario due o tre volte più ricco di quello dei maschi.

I piccoli maschi sono interessati ai giochi turbolenti e “muscolari”, al ruolo sociale e al potere, più che alle relazioni interpersonali. Insomma, interessi, scelte, attitudini rispecchiano precocemente le differenze tipiche tra uomini e donne: i primi sono più orientati alle cose e alle idee, le seconde alle persone e alle relazioni.
Pertanto, la mia umile obiezione a Barbero non riguarda l’esistenza (innegabile) di differenze tra la psicologia maschile e quella femminile (anche se, va detto, le generalizzazioni sugli atteggiamenti rischiano di essere sbagliate).

Il tema è un altro ed è sintetizzato in due domande (anche le mie retoriche), precedute da una premessa ineluttabile:
se le donne, sin dall’età evolutiva, dimostrano in non poche aree una superiorità non trascurabile,
1) a rendere faticoso il successo delle donne è il loro approccio debole e “molle” o piuttosto la resistenza granitica di una bolla patriarcale e maschilista?
2) La spavalderia è un valore che deve essere implicitamente celebrato e incoraggiato nello stile di quegli individui che cercano la propria realizzazione?
La struttura. Bene. Barbero fa lo storico, io faccio lo psicologo. E so che un individuo può essere aggressivo, spavaldo e molto sicuro, ma restare comunque, al tempo stesso, un perfetto idiota.
Vogliamo un mondo popolato da genitali assertivi, molto assertivi ma anche molto genitali? Lapsus freudiano o barberiano.
Noi vorremmo vivere invece in un mondo nel quale l’intelligenza e la competenza fossero riconosciute, anche quando non appartenessero a degli energumeni dall’Ego ipertrofico. Che la sensibilità fosse considerata un valore aggiunto. Così come la mitezza, l’attitudine alla pazienza, lo stile nel saper attendere il proprio turno, la grazia del rispetto nel bosco dei talenti. Non la prepotenza alfa nella giungla dei mille falli.
Le donne sono sovente annoiate da attività gestite storicamente male soprattutto dagli uomini (la politica, ad esempio, forse). E non hanno voglia di degradarsi per sgomitare in uno spazio ristretto come il neurone spavaldo di un primate sicuro (per la carriera, anche accademica, per il potere, per la retribuzione).

Io la vedo così: se le donne non accedono spesso alla stanza dei bottoni, non è perché non hanno la forza di buttare giù la porta. No. Accade perché il custode maschio, addetto (e perché mai?) alla distribuzione delle chiavi, le ha date un pò a fallo. Letteralmente.
Lo scrivo con rispetto: dire una cosa forse impopolare non equivale a dire una cosa forse intelligente.
Sia detto con sana aggressività e spavaldo affetto.

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