ETICA DELLA PARTECIPAZIONE DELLA POLITICA

Un convegno per approfondire un aspetto critico della nostra democrazia che va al di là delle imminenti elezioni amministrative. Un momento di riflessione, voluto dal MovimentoCittà, per riaffermare ancora una volta e con forza l’importanza della partecipazione popolare nella vita politica di una società. Due autorevoli relatori: il Prof. Francesco Raniolo ed il Prof. Luciano Nicastro, moderatore il prof. Gaetano Accardi. In prima fila il candidato sindaco Sergio Guastella che, a margine delle relazioni precisa che è da preferire la partecipazione al voto piuttosto che un voto senza partecipazione.

Il problema è di grande attualità ed è uno dei sintomi della ampia crisi della politica degli ultimi decenni. «La partecipazione popolare non si misura al momento delle elezioni e non si manifesta con l’atto di voto – afferma il prof. Nicastro – in realtà dovrebbe essere l’espressione culturale di corresponsabilità dei cittadini». Purtroppo si è registrato un progressivo allontanamento tra il mondo partitico e quello cittadino, questo per una verticalizzazione del potere che ha reso la politica priva di etica. Le liste bloccate hanno contribuito ad accrescere questo divario che sta generando una sempre più crescente de-responsabilizzazione dei singoli cittadini. Nicastro specifica che nelle democrazie che funzionano ognuno dev’essere responsabile non solo per i propri atti ma anche per ciò che lascia fare. Questo è il punto fondamentale dal quale partire per avviare un nuovo processo di partecipazione alla vita politica di una collettività.

E quali sono i luoghi in cui tale processo può avere atto? Il prof. Francesco Raniolo pensa che siano fondamentali l’apporto della famiglia e della scuola auspicando che torni l’abitudine al dibattito politico e sociale. Nel suo intervento Raniolo proietta dei grafici che evidenziano dei dati disarmanti riguardo la astensione al voto a Ragusa: la percentuale degli astenuti dal 2003 in poi arriva a toccare anche il 40% per poi attestarsi, nel 2006, al 35%. Si può considerare ancora una democrazia questa? «Per fortuna al di là del voto nella nostra società è ancora molto sentita la partecipazione alla vita sociale, e da questa attitudine occorre ripartire – precisa Raniolo –. Si possono riannodare e ridefinire i rapporti tra società e politica cercando il dialogo tra le persone. Proprio i circoli associativi, i movimenti cittadini sono i luoghi in cui poter parlare, come i caffè, i bar, la piazza. L’etica allora ricomparirà poiché è la base del dibattito tra cittadini. L’attitudine al confronto resiste, a dispetto della disastrosa classe politica che ci rappresenta, e ciò ci deve fare pensare: quanto di pubblico c’è nel nostro privato?»

La risposta che ognuno di noi troverà potrebbe essere il punto di partenza per una nuova società democratica.

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