LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE È IN CONTINUA ESCALATION.

 

Ormai viviamo in una realtà  che supera la peggiore delle previsioni possibili.

Nel 2015 è stata uccisa  una donna  ogni tre giorni.  L’altro ieri sono state vittime dei loro compagni  in 24 ore tre donne.Per evitare analisi sociologiche preconfezionate sul sud arretrato, sulla disoccupazione e la crisi,  una a Misterbianco, una a Pozzuoli una a Brescia. Gli efferati assassini tutti appartenenti a classi sociali medio alte.

Efferati sì,  perché il siciliano, con gravi precedenti penali,  ha strangolato la compagna . In casa il bambino di 4 anni che , speriamo sia vero, dormiva. La donna l’aveva denunciato per maltrattamenti, ma la legge non consente di prendere in questi casi dei provvedimenti drastici per impedire al violento di perseverare nel suo comportamento. C’è solo una multa e il ricorso al giudice di pace.

Il secondo ha datto fuoco alla compagna, in attesa di una bambina sua, dopo averla cosparsa di alcool. La donna è gravissima e se rimane viva resterà per sempre gravemente sfigurata. La bambina per fortuna è stata salvata. Lui ha tentato di uccidersi.

La terza è stata quasi decapitata e il compagno si è data la morte. Se non fosse contrario ai nostri principi etici diremmo. “ Meno male che ci ha pensato lui stesso,perché sicuramente si sarebbero trovati tanti cavilli per non punirlo come meritava.”

“Porta a porta” ieri sera ha dedicato molto spazio a questo triplo femminicidio con l’apporto dell magistrato e della criminologa che oramai sono una presenza costante nella trasmissione.

Da un magistrato donna ci si sarebbe aspetatto un giudizio diverso sui fatti. Ha detto testualmente: “Ma perché queste donne non lasciano il loro compagno, quando si rendono conto che è un violento?”

Purtroppo la memoria corta è un difetto diffuso tra gli opinion maker della TV.

Molti casi ci sono stati in questi anni di donne che hanno lasciato i loro compagni e questi hanno  continuato a cercarle, a molestarle, a ossessionarle continuamente sino ad ucciderle o a commettere violemza contro di loro. A nulla sono valse le denunce e, talora, dopo una breve detenzione. se li sono ritrovati davanti.

Altre non hanno potuto lasciare i loro compagni violenti per mancanza nel loro territorio di strutture(strutture a cui di recente è mancato l’aiuto degli enti pubblici) a cui rivolgersi per proteggere se stesse e i propri figli, per non sapere dove andare, per non avere le risorse economiche  per pagarsi un alloggio, per ricostruirsi una vita.

Nella giornata contro la violenza sulle donne è stata vittima del marito un’avvocatessa  che si occupava di separazioni, e, se non aveva lasciato il consorte doveva, proprio lei, avere dei validi motivi.

La ragione principale dello scatenarsi di queste violenze è proprio il desiderio di queste donne di rompere una relazione in cui di amore non c’è più nulla, ma, possibilmente, ci si illude che, restando accanto al compagno, si evitino guai più grandi, si riesca ad ammansirlo.

La verità è che all’origine di tutto ciò c’è una legislazione molto tollerante e un’ inspiegabile indulgenza della magistratura nei confronti  di questi reati.

 

Uno degli assassini dell’altro ieri si era fatto appena undici anni di carcere per un omicidio per gelosia. Ma una vita umana vale solo undici anni? Ma cos’è questa? una riedizione in forma blanda del famoso delitto d’onore per il quale nei lontani anni 60 chi uccise il Prof. Speranza, dell’ Università di Catania, si prese  solo  due anni di carcere?

Delle due l’una: o l’autore di un femminicidio (brutta parola, ma non ne trovo di più significative) è una persona con disturbi psichici  e allora va curata e messa in condizione di non nuocere a se stessa e agli altri, o è perfettamente capace di intededere e di volere e allora deve essere condannato ad una pena adeguata, senza attenuanti ma con l’aggravante dei futili motivi , dell’efferatezza e del danno irreversibile sui minori, figli propri o di altri , che, allo chock di aver assistito al delitto, devono aggiungere la pena di rimanere orfani, con conseguenze immaginabili sul piano affettivo, psicologico ed anche economico (ma a loro non pensa nessuno, una volta spentisi i riflettori sul  delitto eclatante)

In Italia quella che manca è la certezza della pena e di una pena proporzionata al reato. Il Beccaria viene spesso citato come un sostenitore della mitezza delle pene ma non lo è affatto, è contrario alla penadi morte perché non è un deterrente (chi non ha nulla da perdere è portato a delinquere con maggiore efferatezza) ma è favorevole a pene certe e adeguate. Quello che ci vuole nel nostro Paese e non solo per i gesti violenti contro le donne.

Laura Barone

 

 

 

 

 

 

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