Diventa unico il reparto di infettivologia che, di fatto, si concentra interamente all’ospedale Maggiore-Nino Baglieri di Modica. A Ragusa il reparto viene ristrutturato con servizi day-hospital ed ambulatoriali con beneficio per i reparto di oncologia e di urologia che incamerano i posti letto lasciati dall’infettivologia. La decisione dell’Asp di Ragusa non sta passando inosservata. L’intervento […]
I “CAPORAL” E GI IMPRENDITORI AGRICOLI LORO COMPLICI VANNO PUNITI
26 Giu 2016 16:52
La UGL oltre a continuare a vigilare sul grave fenomeno del “caporalato” che attanaglia tutto il Sud d’Italia, e anche la nostra provincia, plaude al costante impegno delle Forze dell’ordine e degli Ispettori del lavoro che giornalmente stanno presidiando il territorio ragusano, specie quello di Vittoria , Santa Croce Acate e Scicli, rilevando tante irregolarità e mettendo “sotto torchio” imprenditori compiacenti che fanno lavorare in nero decine e decine di lavoratori sia locali che di diverse nazionalità. Da stime attendibili, a livello nazionale sono almeno 430 mila i lavoratori – sia italiani che stranieri – vittime del caporalato, e circa 100 mila di loro vivono in condizione di grave sfruttamento e disagio abitativo (in capanne, container, casupole abbandonate, tende e spesso senza servizi igienici e riscaldamento, acqua corrente o elettricità).E’ un reale stato di schiavitù: mancata applicazione dei contratti, un salario tra i 22 e i 30 euro al giorno, inferiore del 50% rispetto a quanto previsto dai contratti, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro. E poi c’è il ricorso al cottimo, nonostante sia esplicitamente escluso dalle norme di settore, la violenza (nel caso di Ragusa emerso l’anno scorso, anche sessuale), il ricatto, la sottrazione dei documenti, l’imposizione di alloggio e altri beni di prima necessità, il trasporto effettuato dagli stessi caporali.Così interviene Gianni Rizza, Dirigente provinciale del sindacato :” La UGL è già scesa in campo lo scorso anno con l’iniziativa “Il silenzio uccide”, intrapresa insieme all’On. Renata Polverini, Vice Presidente della Commissione Lavoro, proprio in risposta all’esplosione del fenomeno nel Sud Italia, specie in Puglia, Calabria e Sicilia. Il “caporalato”, si sa, è ormai una contorta agenzia interinale del bracciantato che colloca al lavoro le braccia necessarie allo sviluppo del comparto agricolo, braccia di uomini e soprattutto di donne e bambini, sotto-pagati tutti con la stessa moneta circa 20/25 € per 8/12 ore di lavoro al giorno, da cui vanno detratte 3 €/giorno per spese di “commissioni d’agenzia e trasporto”. Quote aggiuntive sono richieste dai caporali per vitto e disbrigo pratiche. Le braccia utilizzate sono quelle di poveri uomini e donne, sfruttati e maltrattati e, a volte, anche abusati. I “caporali” sono sicuramente persone spregevoli e senza scrupoli e vanno perseguiti e puniti ,ma c’è un’altra categoria che va perseguita e punita allo stesso modo, quella degli imprenditori agricoli che parimenti sono associati ai caporali e sfruttano e schiavizzano per il proprio arricchimento. Si chiede il massimo impegno e si propone l’istituzione di un numero verde per raccogliere le denunce di sfruttamento economico, fisico e psicologico dei lavoratori; il ritorno dell’intermediazione tra offerta e domanda in mano pubblica, soprattutto in campo agricolo; l’obbligo aziendale di dichiarare le quantità di prodotto immessa sul mercato correlata al numero delle ore lavorate e dei dipendenti arruolati ,a testimonianza di comportamenti legali”.
Conclude GIANNA DIMARTINO-Reggente Ugl Ragusa: “Il nostro sindacato a livello nazionale sta seguendo attentamente anche l’iter parlamentare della Legge che ancora ad oggi non è concluso: è il DDL governativo 2217 “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura” a cui mancano dei pezzi importanti e rimangono delle criticità: pensiamo che il testo definitivo dovrebbe prevedere come requisito per le aziende che si iscrivono alla Rete lo stare in regola con l’applicazione dei contratti nazionali e dei contratti provinciali; piani per l’accoglienza dei lavoratori stagionali; confisca di quanto ottenuto attraverso sfruttamento e lavoro nero. E’ vero che è gia stata istituita la Rete per il lavoro agricolo di qualità: ma su un potenziale bacino di 100 mila aziende, risultano iscritte per ora appena 300. Si chiede con forza alle Istituzioni di intervenire in maniera sempre più incisiva, ciascuno nei propri ruoli, affinchè venga seriamente contrastato questo grave fenomeno e garantiti il rispetto delle normali condizioni di dignità del lavoro e dei lavoratori e il ripristino della legalità”.
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