È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
32 FESTIVAL LA NOTTE DEI POETI
12 Ago 2014 14:49
Il Festival La notte dei poeti, che da oltre trent’anni gode della suggestione del Teatro Romano, splendido monumento della città archeologica di Nora, ha ancora una volta incantato il pubblico: l’ha fatto con cinque spettacoli, ma con il corredo anche di incontri, laboratori, seminari, invitando residenti o turisti a scoprire, nella luce calante del crepuscolo, la magia della poesia, con parole e musica strettamente intrecciate a raccontare percorsi diversi.
Appunto tra musica e parole si è mosso un insolito duo che ha inaugurato il 32° Festival rileggendo Shakespeare nel 450° dalla nascita.
Col titolo Sogno di una notte di mezza estate, ad evocare sì la nota commedia del bardo, ma a sottolineare anche il coté immaginifico ed estivo del progetto, il pianista Giovanni Bellucci ha ideato un percorso di capolavori musicali nati da suggestioni testuali delle opere di Shakespeare, invitando Giancarlo Giannini a intrecciare, con la sua interpretazione di volta in volta appassionata, pensosa o distante, la poesia dei testi di riferimento.
Non un tessuto sonoro quindi, con cui creare atmosfere e suggestioni per le parole, ma la musica in primo piano così come la poesia, la musica nella sua valenza drammaturgica, la musica nella sua essenzialità ispirativa e creativa.
Serate incantate hanno offerto anche gli altri appuntamenti, come lo spettacolo intenso e sorprendente di Iaia Forte, che, en travesti, ha portato in scena la vicenda di Tony Pagoda, dal libro Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino, regista del film pluripremiato “La grande bellezza”.
Applausi ed entusiasmo ha riservato il pubblico allo spettacolo di tango (Tango Bar 2014), in cui tra virtuosismi e acrobazie si è rinnovata la tradizione dei compadritos, le coppie di ballerini uomini che all’inizio del Novecento animavano le periferie di Buenos Aires. Ma ha sorpreso ed interessato soprattutto la anteprima di un allestimento che ha raccontato, di Amedeo Modigliani, la vita tormentata ma ricca di ispirazione e di sentimento nel confronto con quattro donne, che hanno avuto ruolo importante nella sua straordinaria vicenda umana ed artistica. Il lavoro Modigliani e ses femmes, scritto da Angelo Longoni, ha avuto quale protagonista convinto e partecipe Marco Bocci, a cui si sono affiancate quattro bravi attrici tra cui Romina Mondella.
Ha commosso, affermandosi come la vera sorpresa del festival, Il tempo dalla mia parte, dall’omonimo libro di Mohamed Ba, che è stato protagonista in scena con il violoncellista Marco Ravasio.
Nella prima parte il racconto, incalzante e ironico, si è risolto in una testimonianza quasi autobiografica, una storia quasi “normale” di una migrazione dall’Africa all’Europa: la partenza, la scena comica e insieme emblematica del nonno che pretende di accompagnare il giovane migrante oltre le barriere, l’arrivo a Parigi, poi lo scadere del visto, la condizione di clandestino, un processo, una sorta di lucido j’accuse verso gli antichi colonizzatori portatori di schiavitù e morte, che hanno imposto la propria cultura, per poi rinnegare i nuovi “galli neri”, quindi l’arrivo in Italia e le premesse di una nuova vita.
La seconda parte ha avuto l’andamento di un requiem amaro e struggente per i morti e i dispersi nel mare e nel deserto: una storia vera in cui l’unico superstite, poi impazzito nella realtà, ricorda le scene orribili e la morte, e ad uno ad uno tutti i compagni di viaggio, chi si getta in mare per sfuggire alla sete, chi resiste fino quasi all’ultimo ma non ce la fa, la madre aggrappata al bimbo morto, la barca che si avvicina ma non presta soccorso. Poi dramma nel dramma la scelta straziante, chi ha una famiglia da sfamare deve scegliere tra i propri figli e quei disperati, e va via senza voltarsi indietro.
La modalità è quella del racconto, letture si alternano alla pura narrazione, e la musica segue, accompagna, sottolinea. E’ un recital sobrio, ma l’indignazione per le ingiustizie scorre sottopelle. La prima parte lascia spazio al sorriso, perfino alla risata; la seconda parte è amara come l’acqua del mare in cui periscono molti migranti.
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