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150 ANNI DELL’UNITA’(?) D’ITALIA
03 Dic 2011 06:40
Sono ancora tanti i lati oscuri dell’unificazione italiana, un’unità difficile e pagata da molti a caro prezzo, un’unità peraltro messa in discussione proprio dalla parte del paese che di certo ne ha sofferto di meno.
La persistenza delle problematiche di un Paese che non avendo ancora risolto la questione meridionale, ne vede nascere addirittura una settentrionale, i danni del malgoverno politico fino al disastroso ventennio berlusconiano, oggi, a 150 dall’unità d’Italia, non sono segni di buona salute.
L’endemica corruzione, un corporativismo di stampo medievale, l’antistatalismo, la cecità politica appaiono in tutta la loro dannosità nei recenti e tristi avvenimenti: nel treno deragliato a Catanzaro, segno evidente dell’abbandono del sud e nella più ricca Liguria, dove già si manifestano i danni di un territorio abbandonato, dove l’agricoltura scompare e le politiche Ue e del mercato globale segnano la fine di una tradizione millenaria.
Eppure l’Italia esiste nonostante il devasto che la politica da sempre compie ai danni dei propri cittadini, l’Italia esiste oggi come già prima della sua unità, già forse da quando Dante, nel De vulgari eloquentia poneva il problema della lingua.
Una lingua, quella italiana, così ricca e vitale da aver dato alla storia mondiale della letteratura, poesia e del teatro contributi di enorme valore. L’assorbimento della tradizione greca e romana, il contatto con un gran numero di civiltà, la ricchezza dei dialetti resero di certo la lingua italiana strumento ricchissimo quanto di difficile sistematizzazione.
Da Dante, Petrarca, Boccaccio, fino a Manzoni e la polemica con Ascoli, tutti i grandi scrittori italiani si espressero sulla lingua, e la interpretarono rendendola ciò che essa è oggi.
Non a caso la letteratura italiana sia classica che contemporanea riscuote ancora un enorme successo all’estero a discapito delle cattive condizioni in cui versano gli studi accademici sulla lingua in patria.
Da qui l’appello del presidente dell’Accademia della Crusca che, in occasione di un convegno sul Risorgimento e la lingua italiana, tenutosi ieri a Bologna, ha voluto sottolineare le attuali cattive condizioni dello studio della lingua italiana, sia a livello accademico che nelle scuole.
I dipartimenti di linguistica chiudono invece di aumentare ed il corpo docente scolastico spesso non risulta sufficientemente preparato a causa della mancanza di formazione su questa materia così vasta e delicata.
Una comunità, quella italiana, che non riserva attenzione per la propria lingua, forse è questo uno dei segni più gravi, insieme al degrado del patrimonio artistico, del malessere di una nazione.
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