GRIDA DI AIUTO DAL MONDO DELLA CULTURA SICILIANA

Sempre più precaria la condizione siciliana rispetto la tutela, la prevenzione e diffusione della cultura. Aspetto sempre meno considerato, se non in virtù dei possibili, e crescenti, tagli da operare.

La fondazione Orestiadi di Gibellina rischia di chiudere. Al teatro Biondo di Palermo la definizione del prossimo cartellone è bloccata e gli stipendi dei 50 dipendenti si pagano solo grazie a un’esposizione bancaria.

Al teatro Vittorio Emanuele di Messina non si fanno spettacoli da un anno. Inoltre, secondo un protocollo d’intesa per la circuitazione degli spettacoli predisposto dall’assessore regionale al Turismo Michela Stancheris, il teatro dovrebbe in futuro occuparsi solo di prosa, rinunciando alla parte lirico-sinfonica. Scelta che declasserebbe l’ente, gettando nell’incertezza anche il nucleo dei 35 orchestrali.

Ma anche il Museo delle trame mediterranee, riconosciuto nel 2011 tra le eccellenze in Europa e premiato dall’Icom (International Council of Museum) come miglior progetto di mediazione culturale in Italia. E ancora, il festival “Orestiadi nel segno del contemporaneo” che prevede più di 25 gruppi provenienti dall’Italia e dall’Europa.

Senza stipendio da due mesi sono invece i 154 dipendenti della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, appesantita da oltre sette milioni di debiti. In sofferenza anche musei come il Mandralisca di Cefalù, che fino al 2012 riceveva 150 mila euro tra gli enti in Tabella H. E la Biblioteca regionale di Palermo, quinta d’Italia per antichità e patrimonio, dal 2014 senza più periodici e quotidiani.

Dette in cifre, Il Bellini di Catania scende da 14,8 a 11,8 milioni di euro, il Teatro di Messina da 5,1 a 4 milioni, il Biondo di Palermo da 3,1 milioni a 2,5 milioni. Uguale riduzione anche per l’Orchestra sinfonica siciliana che passa da 9,2 milioni a 7,3, per la Fondazione Teatro Massimo di Palermo da 7,9 a 6,3 milioni. Scompaiono invece i finanziamenti destinati ad associazioni teatrali e compagnie private.

Un panorama sconfortante oltre ogni umana immaginazione, e a quattro giorni dal  5 marzo, quando al Palazzo dei Normanni, la Finanziaria-bis è stata presentata e illustrata, la situazione pare peggiorare giorno dopo giorno.

Degli originale 570 milioni bloccati dal Commissario dello stato i primi conti dell’assessore Bianchi permettevano di recuperare 350 milioni passati a 310 ieri e ora scesi a 290 milioni.

Una manovra con la quale l’esecutivo ha provato a mettere una pezza su una falla più ampia, più vasta: circa mezzo miliardo di euro cancellato dall’impugnativa del Commissario dello Stato e precipitato dentro un Fondo vincolato per gli equilibri di bilancio.

“Prima di prevedere lo stanziamento – spiega Luca Bianchi – abbiamo richiesto l’elenco nominale e il relativo stipendio dei lavoratori degli enti collegati alla Regione”. Richiesta legittima, ma evidentemente poco considerata.

In totale i tagli ammontano al 20% e andranno a incidere su tutti quegli enti regionali che attualmente danno lavoro a circa 26 mila lavoratori. Tagli ancora più massicci, pari a quasi il 50%, i tagli riguardano altre voci di bilancio: per la prima assistenza e il pronto intervento in occasione di pubbliche calamità; per gli interventi di prima assistenza in caso di eventi calamitosi (da 2,5 milioni a 1,25 milioni); le spese per interventi urgenti di protezione civile e per quelli connessi a “emergenze infrastrutturali” relative ad acque e rifiuti (da 900 a 449 mila euro); quelli per le cooperative (complessivamente, per due voci, da 1,45 milioni a 724 mila euro); quelle per la manutenzione nei porti (da 500 mila a 249 mila euro). Senza dimenticare i finanziamenti tagliati a Corfilac, Arpa, Consorzi universitari per l’erogazione di borse di studio.

Intatti invece gli stanziamenti per la lotta alla mafia. Tra gli altri, i Fondi per le vittime del racket (134 mila euro), per le associazioni antiracket riconosciute (519 mila euro), per le vittime del dovere (40 mila euro), per gli orfani delle vittime di mafia (124 mila euro), per le assunzioni delle vittime di mafia (300 mila euro), il Fondo regionale per le parti civili nei processi contro la mafia (180 mila euro), gli incentivi fiscali per gli imprenditori che denunciano il pizzo (509 mila euro).

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it