VICENDA CHIUSURA REPARTO CHIRURGIA OSPEDALE DI SCICLI

 

 

La vicenda in oggetto,per quanto incidentalmente capitata nel momento forse meno adatto ad attente riflessioni,le impone comunque. Al di là delle eventuali Responsabilità , se ve ne sono e che verranno verificate nelle opportune Sedi, il dibattito sul “Diritto alla Sanità” potrebbe e dovrebbe andare, a nostro avviso, più in là della semplice difesa Campanilistica e di “Paese”. A nostro avviso il tema è quello della Sanità che vorremmo avere o che dovremmo avere e che possiamo permetterci come collettività. E’ chiaro che diversamente dal tema dei rifiuti , dove ad esempio nessuno vuole una discarica o un termovalorizzatore nel proprio territorio,nel campo della Sanità Tutti vorremmo avere un PS magari con TAC e perché no una RMN ed ovviamente Anestesisti,Cardiologi emodinamisti e quant’altro ancora nel proprio Comune e/o magari nel proprio quartiere. Ma questo,penso appaia ovvio a Tutti,non è manco lontanamente pensabile!

Quale è allora la Sanità che dovremmo e che dobbiamo avere? E’ quella dei LEA ,i livelli essenziali di Assistenza che devono essere garantiti per Legge a Tutti i Cittadini ed è quella dei corretti standard Ospedalieri che di certo non prevedono 5 Reparti uguali per poco più di un quartiere di Roma (tanti siamo i Cittadini della Nostra Provincia)o 2 o più reparti uguali a 7/8 Km di distanza l’uno dall’altro.La sanità che dovremmo avere prevede una spesa del 5% della quota sanitaria per la Prevenzione e la Medicina Preventiva,del 52% per la Medicina del Territorio (cioè tutto quello che non è Ospedale) ed il restante 43 % per l’Ospedale. Siamo sicuri che queste quote dettate dalla “legge” nella nostra Provincia siano rispettate?Questo è quello che “possiamo” e che “dobbiamo” avere,una corretta ridistribuzione ed allocazione delle Risorse che non metta il “Campanaro” al centro del sistema ,ma che metta il Cittadino e gli garantisca ,nella propria realtà Provinciale,le giuste e le migliori cure possibili senza costringerlo alla “mobilità passiva”,così si definisce tecnicamente quello che la gente chiama il viaggio della speranza cioè l’emigrazione per la Salute e la Cura.

 

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