Mentre l’azienda sanitaria continua a rivendicare risultati positivi nella riduzione delle liste d’attesa, sul territorio emergono episodi che sollevano interrogativi sulla reale efficacia del sistema. A portare all’attenzione pubblica una vicenda emblematica è il Comitato Civico Articolo 32, che segnala quanto accaduto nei giorni scorsi a un paziente dell’ospedale di Modica. «La mattina del 16 […]
Vaccini: in Sicilia la diffidenza fa la differenza
21 Ago 2021 08:25
Il problema non è ormai sapere quando l’isola diventerà inevitabilmente zona gialla, se fra una settimana o quindici giorni, se con il parametro dei contagi rispetto ai posti letto impegnati per Covid o qualche altro indice che può essere aggiornato o aggirato, ma quando e quali comuni saranno dichiarati zona rossa. A questo ci siamo ridotti, specialmente in provincia di Ragusa.
Su tutti, il comune di Vittoria sembra essere fuori controllo. Qui quasi il 2% degli abitanti è nella lista dei positivi al virus. In un contesto dove la media dei vaccinati è sul 70%, Vittoria è dieci punti sotto, la vicina Acate quasi venti. Questione di responsabilità. Come quella assente in coloro che hanno fatto l’auto-tampone e non hanno dichiarato all’autorità sanitaria di essere contagiati, stando all’allarme lanciato nei giorni scorsi dal massimo dirigente dell’Asp, Angelo Aliquò.
Con questi numeri e con la variante Delta, che aumenta la contagiosità del Covid di sette volte rispetto all’iniziale forma di virus, il buon senso consiglierebbe restrizioni maggiori di un’eventuale zona gialla, dove poco cambia rispetto alla bianca. Ma, si sa, c’è da salvare la stagione turistica, e nessun politico ha il coraggio di mettersi di traverso alle aspettative di tante imprese che stanno fatturando dopo quasi un anno di fermo e danno lavoro, seppure stagionale. Dopo si vedrà.
Il cuore della faccenda resta la profilassi. I dati sono inequivocabili: dove ci sono più vaccinati, si sta meglio. Chi non si vaccina ha più probabilità di finire in ospedale. È di tre giorni fa la notizia che 9 ricoverati su 10 per Covid a Modica non erano vaccinati, specchio di quel che succede in altri ospedali dell’Isola.
Torniamo alle regioni e prendiamo la Lombardia, da cui è partita la pandemia con tutte le conseguenze che ben conosciamo, sconvolgendo le nostre vite. Oggi, oltre l’80% dei dieci milioni di residenti in Lombardia ha ricevuto la prima dose, ben oltre il 60% la prima. In Sicilia soltanto il 54% degli over 12 è completamente vaccinato. I risultati, al netto della percentuale di protezione che il vaccino – come ogni altro vaccino – fornisce, sono che la Lombardia viaggia spesso sotto la metà dei contagiati giornalieri della Sicilia – neanche 5 milioni di abitanti – e meno della metà dei decessi. Il numero dei turisti incide, specie tra i giovani che frequentano i locali, ma questo vale ovunque.
Sorprende il dato riguardante il personale scolastico. Se in Sicilia le scuole riaprissero domani, quasi la metà tra docenti e personale Ata sarebbe sospesa o costretta al tampone (a proprie spese, tra l’altro) da eseguire e sottoposto al relativo controllo ogni due giorni. Nel caso degli insegnanti, parliamo di persone istruite sopra la media, quasi tutte laureate.
Si dirà: anche i medici e gli infermieri che rifiutano il vaccino sono laureati. Ma la percentuale di costoro è decisamente più bassa. Considerando quella calcolata sul resto dei colleghi nel Paese, la presa di posizione dei docenti siciliani risulta incomprensibile, se non per natura stessa di chi vive nell’Isola.
È scritta nel Dna, si chiama diffidenza e non tiene conto del grado di istruzione. Quella mancanza di fiducia endemica nel prossimo, a prescindere. Il sospetto, per esempio, che lo stesso produttore del viagra voglia inocularci chissà quali sostanze per rendere il maschio vulnerabile e schiavo di malattie attraverso cui si sarà costretti a consumare quanti altri farmaci. Ancora: tante prof fanno strenua opposizione, perché dietro le nostre cattedre siedono soprattutto donne, la cui capacità di imporsi nell’Isola è riconosciuta nei secoli.
Affiora, allora, un tremendo sospetto: se in Sicilia la vera causa di opposizione ai vaccini fosse la diffidenza, per vincerla passerebbe prima il naturale decorso della pandemia che il convincimento all’iniezione protettiva. Siamo fatti così. Intanto prepariamoci al peggio e senza, poi, lamentarci.
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