TORQUATO TASSO

Torquato Tasso fu un poeta e letterato del XVI secolo.

Nacque  l’11 marzo  1544 a Sorrento. Il padre, Bernardo, era un letterato bergamasco al servizio di Ferrante Sanseverino, principe di  Sorrento e la madre, Porzia de’ Rossi,  era una nobile di origine pistoiese.

L’infanzia del poeta trascorsa nel Regno di Napoli, fu infelice  e sfortunata, così come la fanciullezza, che inizia con l’abbandono del padre (1552), che segue il suo signore in esilio per aver sostenuto le istanze del popolo napoletano contrario all’istituzione del Tribunale dell’Inquisizione (creato dal Concilio di Trento 1545-1563). Dopo  un biennio di studi a Napoli, superato brillantemente, Torquato raggiunge il padre a Roma dove, nel 1556 giunse loro la notizia  della morte della madre e della confisca dei beni familiari.

Seguì il padre presso le corti  di Ravenna,  Pesaro e Urbino dove ricevette un’educazione raffinata.

Nel 1565 fu al servizio del cardinale   Luigi d’Este e poi del fratello Alfonso II duca di Ferrara dove fu  e ammirato  e apprezzato.

Fuggì più volte a Napoli dalla sorella o a Roma, presso amici.

Per le sue stranezze, il Duca lo fece rinchiudere per sette anni  nell’Ospedale di Sant’Anna. Non appena uscì, andò ancora girovagando per varie città d’Italia, talvolta dando segni di  grave squilibrio mentale, finché concluse la sua travagliata vita nel monastero di sant’Onofrio a Roma il 25 aprile 1595.

Fu un letterato ben diverso da Ludovico Ariosto per la natura del suo spirito triste e impressionabile. Egli risentì profondamente,  dentro di sé, tutti i contrasti dell’epoca  in cui visse.

Fu il secolo in cui la Chiesa, tornata dopo la  Riforma Protestante, ad una maggiore severità di vita con la Controriforma, cercava di ravvivare il sentimento religioso  molto  sopito nelle anime, da quando gli Umanisti (corrente filosofica) che si erano dati allo studio dei classici latini e greci, avevano rievocato le costumanze dell’antichità pagana.

Ciononostante la modernità dell’opera del Tasso fu immediatamente percepita dai suoi contemporanei. Egli venne considerato unanimemente il poeta più rappresentativo della sua epoca, non solo per la tempestività  con cui, intuendone la portata  morale e pedagogica, trattò i temi filosofici, poetici, religiosi e politici su cui si fondava la cultura della Controriforma, ma per i caratteri stessi della sua drammatica biografia, emblematica della sua condizione di genio  e di artista cinquecentesco.

Tra  i suoi scritti  vanno ricordati l’Aminta, (dramma pastorale), Le Lettere, Le Rime,I Dialoghi.

La sua opera più famosa, però, è La Gerusalemme Liberata, che riassumo in breve.

Nel poema si narra la nomina di Goffredo di Buglione a generale dell’esercito crociato, da sei anni in Oriente. Mentre il re saraceno di Gerusalemme si prepara all’assedio cacciando i cristiani dalla città, il re dell’Egitto, suo alleato,  cerca invano di dissuaderli dall’azione.

Intanto Plutone  (dio degli inferi) per opporsi alla pia impresa , raduna i demoni in un consiglio, cui interviene anche la maga Armida che, con le sue armi, tenta di irretire i principi cristiani. In seguito al duello tra Argante e Tancredi (eroe cristiano), l’innamorata Erminia, lascia,  travestita, la città alla volta del campo crociato: sorpresa, è costretta alla fuga e ripara tra i pastori, mentre Tancredi è fatto prigioniero da Armida.         Sedizione e combattimenti, ispirati dalle forze infernali, agitano l’esercito cristiano che prepara l’assalto di Gerusalemme.

Clorinda di cui è innamorato Tancredi, tenta di frenare  l’offensiva cristiana, ma è uccisa in duello dall’eroe, che non la riconosce perché coperta dall’armatura.

Mentre il mago Ismeno popola di incantesimi la  selva di Saron, per impedire che i cristiani vi raccolgano la legna necessaria alla costruzione delle macchine belliche, i crociati ricorrono  al vecchio di Ascalona, che indica loro come liberare Rinaldo dalla prigionia di Armida.

Nel frattempo, a Gaza, si raccoglie l’esercito del re d’Egitto e Goffredo sferra un secondo  assalto alla città. Vafrino, scudiero di Tancredi,  trova a Gaza Erminia che gli rivela una congiura ai danni di Goffredo. A Gerusalemme confessa infine il suo amore a Tancredi, ferito nel duello che è costato la vita ad Argante. Dopo un’aspra battaglia , Gerusalemme cade in mano cristiana. Il poema si chiude con l’adorazione del Santo Sepolcro.

Una curiosità: Quella che  è nota come La Gerusalemme Liberata non è mai stata approvata dal poeta. Tanto che la rimaneggiò completamente e che è conosciuta conil titolo  La Gerusalemme conquistata. Ma risulta così diversa che viene considerata un’opera a sé stante.

Ed ora pochi versi dedicati a Erminia che si trova fuori del campo cristiano, è notte e brillano le stelle… una descrizione bellissima.

 

Era la notte, e ‘l suo stellato velo

chiaro spiegava e senza nube alcuna;

e già spargea rai luminosi e gelo

di vive perle la sorgente luna.

L’innamorata donna iva co ‘l cielo

le sue fiamme sfogando ad una ad una ;

e secretarii del suo amore antico

fea i muti campi e quel silenzio amico. 

   (Canto VI, 103)

                                        

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