Sinner andrebbe studiato a scuola, nelle ore di educazione civica e affettiva

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Ha declinato l’invito di Mattarella. Screanzato!

È coinvolto nell’ombra del doping. Cattivo!

Non paga le tasse in Italia. Monello!

Sarà! Tuttavia io non pretendo che un ragazzo di poco più di vent’anni sia perfetto in tutto. Stimo Sinner comunque.

Tra un’insinuazione e l’altra sul doping meno doping della storia dei doping, tra una cattiveria sulfurea e l’altra di chi lo invidia e lo teme, tra scandali di Damocle e stress senza fine, un giovane ragazzo italiano pochi giorni addietro è riuscito a dipingere una delle opere più luminose e pedagogiche nell’affresco del mondo. 

Avete visto anche voi. È la finale appena stravinta, dominata come regola dice. Un tedescone di origini russe più grande (anche d’età) del Nostro non trattiene le lacrime per la sconfitta. Un Ivan Drago versione umana, ammirevolmente umana, in modalità “fragilis”. Il Nostro se ne accorge, a fianco a lui, a un passo dalla premiazione. E cosa fa? Lo consola, lo incoraggia, lo abbraccia e si lascia abbracciare. Con stile autentico. E con le parole di uno psicologo (io a tennis sono un osceno giocatore di padel, ma di psicologia me ne intendo).

È l’ennesimo gesto di gentilezza, educazione, rispetto, sensibilità, calore, empatia … di cui il Nostro è stato capace in questi anni. Anche nei confronti delle donne e dei raccattapalle.

Gli esempi valgono più di mille parole e lezioni frontali. Le scelte di questo giovane uomo sono l’antidoto e il vaccino a “sottoculture trap” o alle rappresentazioni plastiche dell’inciviltà degli adulti. 

Un controcanto sottile, uno smash potente, per una ragione straordinaria e lapalissiana ad un tempo: Jannik è il garbo che vince. È il dominio del low profile. È la bellezza insolita della normalità che ha successo. È la timidezza dello tsunami a Cambridge.

Sinner è un giovane di questo tempo che rappresenta esattamente il contrario di questo tempo. 

Cosa hanno in comune la semplicità, l’autenticità, la forza individuale dell’eccellenza, il senso del sacrificio da una parte e un mondo fatto invece di pochino talento e una certa frivolezza, apparenza, immagini artefatte, precotte tra melodie a volte scontate e parole a volte banali?

E nondimeno, il grande Slam delle polemiche inutili non finisce mai. Cinque set di filippiche di cui francamente non sentivamo la mancanza. 

Io stimo questo ragazzo. Notevole dentro e fuori dal campo (pur essendo egli imperfetto, a differenza di tutti noi).

Non va dal Presidente? Non sta bene. È evidente. Ha rinunciato al torneo di Rotterdam. E si è risparmiato l’ennesima cerimonia (alla quale è invitata la delegazione del tennis italiano, non lui personalmente).

E se potessi, bando alle ipocrisie, mi trasferirei anche io a Montecarlo. Ma non mi vogliono.

Alludo alla piccata obiezione di tanti secondo la quale noi italiani non dovremmo essere orgogliosi di un tennista perché il giovanissimo (magari consigliato in merito) ha la residenza a Montecarlo e non paga le tasse da noi.

Noi siamo fieri di un nostro connazionale di successo che, col suo talento e il suo senso del sacrificio, porta alto il nome dell’Italia in tutto il mondo. Tutto qui. Non pretendiamo che il ragazzo sia perfetto come chi lo critica (“bastian contrari dell’originalità più scontata”). Le sue scelte sono legali e legittime. E molto diffuse a certi livelli, peraltro (ipocrisie e retoriche a parte). Non so come ci comporteremmo al posto suo, sinceramente. E comunque, non abbiamo bisogno di condividere tutto quello che fa per essere orgogliosi della sua luce.

Il giovane Sinner ha ereditato dalla storia migliore di questa nazione umiltà, operosità, senso del sacrificio. E la forza mentale dei nonni che non si danno mai per vinti, neanche difronte alla congiura della grandine. Fortunatamente i tanti difetti invece li ha evitati quasi tutti.

Non vi dirò quindi che dovrebbe essere insegnato in classe al posto di Dante. Solo perché Dante non era gentile come Sinner. E la prenderebbe malissimo.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it