SFIGMO E FONENDO

Una definizione dell’Office Techonolgy Assessment USA di circa 15 anni fa definisce la Medicina Difensiva quale “quell’atteggiamento dei Medici caratterizzato o dal prescrivere test/procedure diagnostiche/visite o dall’evitare pazienti /trattamenti ad alto rischio e tutto ciò allo scopo principale (ma non necessariamente esclusivo) di ridurre la propria esposizione ai rischi di accuse di malasanità”.

In Italia uno studio del 2010 di un Centro Giuridico Universitario conferma, su un campione di 1000 Medici intervistati, che il 90,5% ha adottato nell’ultimo mese almeno un atteggiamento di Medicina Difensiva.

Anche l’Ordine dei Medici di Roma ha fatto un’indagine analoga con risultati sovrapponibili ed in più questo studio ha calcolato che l’incidenza sulla spesa sanitaria della Medicina difensiva è pari ad un incremento di spesa del 10,5% .

Quali sono le motivazioni della pratica “difensiva”? Lo studio Universitario succitato, ovviamente a risposte multiple, riporta che il 69% dei Medici vi ricorre per un timore di contenzioso medico-legale, il 50,4% per il timore di ricevere una richiesta di risarcimento, il 50% perché influenzato da esperienze precedenti di altri colleghi, il 34,3% perché ha avuto precedenti esperienze personali di contenzioso, il 26,4% per il timore di una pubblicità negativa da parte dei mass-media, il 21,2% perché preoccupati di procedimenti disciplinari, il 76,1% perché ha troppi pazienti, il 75,4% perché mancano posti letti ed il 50,2% per la paura di sbagliare in quanto troppo stanco.

La Medicina difensiva,legata quindi per lo più alla paura del contenzioso,può essere positiva e quindi attiva quando il Medico fa fare troppi accertamenti o trattamenti e si definisce negativa quindi è omissiva quando il Medico omette interventi complicati o scarta pazienti difficili o con patologie dall’esito incerto.

Addirittura a volte l’atteggiamento omissivo è insito e riguarda un’intera organizzazione ,una struttura Sanitaria che magari si specializza in reparti  “sicuri” ed omette di impegnarsi in quelle specializzazioni più esposte quali l’ostetricia o la neurochirurgia od anche l’ortopedia ad esempio, deviando quindi dai compiti propri dell’assistenza all’uomo malato o che abbisogna comunque.

Il tema è vasto e riguarda anche le scelte professionali dei futuri colleghi se è vero , come è vero, che è sempre più difficile trovare giovani Colleghi disposti ad impegnarsi in specializzazioni ad alto rischio di contenzioso; nel 2002 il Direttore di Lancet, prestigiosa, autorevole e storica rivista Medica, Richard Horton sostenne ” i Medici non possono più restare in silenzio e lasciare ad un piccolo gruppo di politici dell’ ambiente  Medico il compito di gestire la loro professione. Non possono pensare di avere la fiducia della popolazione o il sostegno dei governi finché non saranno disposti a partecipare al dibattito pubblico sul tipo di società che auspicano per malati ed indigenti…”.

Sul tema dei rapporti tra Medicina e Politica il commento ai nostri lettori.

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