PHILOMENA, UN FILM TRATTO DA UNA STORIA VERA.

Il film, diretto da Stephen Frears, ambientato in Irlanda, racconta la storia di Philomena Lee, interpretato da Judi Dench, abbandonata fin da piccola in un convento dal padre, in seguito alla morte della madre, e poi rimasta incinta per un incontro con un ragazzo, con il quale scopre i primi piaceri sessuali, considerati dalle suore peccato e vergogna, e successivamente punita.

Le suore concedono alla ragazza la possibilità di concludere il periodo di gestazione, per poi farla partorire e allontanarle il figlio, potendolo vedere solo un’ora al giorno.

In realtà l’aiuto veniva dato dal convento per puro scopo di interesse, in quanto i bambini venivano venduti agli americani; il figlio di Philomena, all’età di tre anni, viene adottato e di lui si perdono completamente le tracce.

Il caso viene nuovamente riaperto quando la figlia di Philomena incontra un giornalista, Martin Sixmith, disoccupato e arrabbiato con il mondo, al quale propone di scrivere una storia su sua madre e sulle atrocità che avvenivano in quel convento.

Martin prima scettico, si ritrova a fare i conti con una realtà davvero drammatica, in cui Philomena ne diventa la testimonianza vivente di dolore, ma al tempo stesso di forza e di rivalsa di una donna alla ricerca disperata del figlio perduto; il giornalista si rende sempre di più conto, andando avanti con le notizie, di quanto malsano esiste in quel convento, in cui le suore non riescono a dare risposte e ad infondere speranza all’anziana donna.

Tramite alcuni dossiers Martin capisce che la pista va spostata in America, dove si potrà avere maggiori informazioni utili sul figlio di Philomena.

In realtà si scopre che Antony – Michael era diventato una persona veramente importante nell’ambito della politica, collaborando con i presedenti Regan e Bush Senior, ma essendo gay favoreggiare per il partito repubblicano non aiutava la sua scelta sentimentale, doveva nascondersi continuamente, portandosi dentro questo enorme segreto.

Martin sa da una cartella privata del suo decesso nel 1995, perché malato di A.I.D.S., le cui ricerche mediche erano state interrotte addirittura dal partito di Regan, di cui lui ne faceva parte.

Philomena però vuole incessantemente sapere se il figlio l’ha mai pensata, dopo la separazione in convento, e grazie ad una sua foto con una spilla a forma di arpa celtica, capisce quanto ancora il figlio era rimasto fortemente legato alla sua madre terra, dove viene seppellito dal compagno come ultimo desiderio in vita.

Molto importante è la frase di Thomas Eliot che viene pronunciata dal giornalista, una volta che insieme alla donna scoprono la verità e ritornano in convento per visitare la tomba di Antony – Michael: “E alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza, per conoscerlo per la prima volta.”

Quello che spicca di questo film sono gli avvenimenti drammatici di storia vera, di abbandono, di perdita, ma affrontati con un’ironia davvero sottile e sorprendente; Philomena ne è la principale protagonista, ponendo all’attenzione del giornalista quesiti sulla vita, su Dio, sul perdono, sulla religione, sul peccato. Martin si pone contro gli schemi imposti dalla religione cattolica, anch’essa impregnata di scempio e di disumanità; il cattolicesimo si eleva rispetto agli altri in giudizi, quando è la prima artefice di sbagli e malvagità.

Philomena risulta essere una donna dalle ampie vedute, soprattutto quando viene a scoprire dell’orientamento omosessuale del figlio, che lei già aveva intuito dalla sua profonda sensibilità fin da bambino.

Un orientamento sessuale che dai partiti conservatori americani non viene accettato, anzi viene rifiutato non offrendo diritti civili e sociali giusti.

Come disse Montesquieu: “L’amore della democrazia è quello dell’uguaglianza.”

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