O la ricchezza o l’aria

La provincia italiana con il Prodotto interno lordo (Pil) pro-capite più elevato è Milano con 71.330 euro, valore quasi doppio rispetto alla media nazionale, pari a 36.300 euro. Lo rileva l’Istat, che relega Ragusa nei bassifondi della classifica con 22.300 euro di Pil per ognuno dei residenti. Eppure nel 2023 la nostra provincia ha visto aumentare di 1.500 euro il Pil per abitante sull’anno precedente, sufficiente per evitare gli ultimi posti assegnati ad Agrigento, Enna, Cosenza, Sud Sardegna e Barletta-Andria-Trani.
Ricordiamo che per ottenere il Pil si sommano tutti i tipi di reddito: da lavoro, da capitale, ammortamenti, imposte indirette nette, redditi netti di stranieri.

Nel ragusano servizi finanziari, immobiliari e professionali (tutti con 4.900 euro), commercio, trasporti e telecomunicazioni (4.800 €) sono stati i settori che hanno contribuito principalmente alla formazione del valore aggiunto, ultimo quello delle costruzioni (1.600 euro). Tuttavia, è facile prevedere, con il Pnrr quest’ultimo dovrebbe vedere aumentare la propria quota nei prossimi due-tre anni almeno.

Economicamente parlando – e tutto quanto connesso – , l’Italia continua a essere a due velocità. C’è un Nord, soprattutto, e parte del Centro che fanno da locomotiva al resto del Paese. La ricchezza è distribuita tra Milano, Bolzano, Bologna e Modena. A parte il capoluogo dell’Alto Adige, sono zone che, ogni giorno, sono costrette a fare i conti con l’alto tasso di inquinamento. Per una serie di concause antropiche e geografiche, la Pianura Padana appare come una grande camera a gas. Un mese e mezzo fa, Milano è finita tra le prime dieci città più inquinate del pianeta. Sebbene la qualità dell’aria che respiriamo sia migliorata nel corso degli ultimi decenni, continuiamo a registrare decine di migliaia di morti proprio a causa dell’inquinamento atmosferico. Secondo i dati (aggiornati al 2023) dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), da solo l’inquinante più pericoloso – ovvero le polveri sottili Pm2,5 – miete ogni anno 182.399 vite nell’Ue; all’ozono troposferico (O3) sono attribuiti invece 62.676 morti, mentre al biossido di azoto (NO2) 34.179 decessi. L’Italia conquista ancora il triste primato del Paese Ue con più morti l’anno da inquinamento atmosferico: 43.083 da Pm2.5, 11.230 da O3, 9.064 da NO2. Lo smog uccide in molti modi: cardiopatie ischemiche, cancro al polmone, ictus, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva. Oppure introduce a malattie invalidanti, come la demenza. Anche nelle nostre città c’è presenza di agenti inquinanti, ma non si può fare un benché minimo confronto con quanto succede, in particolare, in ampie zone pianeggianti del Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, dove le giornate di pioggia (non intensa) sono ben accolte dagli apparati respiratori di milioni di persone.

Le classifiche sulla “Qualità della vita” non danno il giusto peso a questo dato oggettivo. I trasporti al Nord funzionano benissimo, ma se il prezzo da pagare è lo strato di polvere rossa nei pressi delle frenate di treni e tram, in molti ne farebbero volentieri a meno e andare in bicicletta. Anzi, no: poi le sostanze nocive finirebbero in altro modo nei polmoni.

Forse è meglio rimanere un po’ più poveri? L’esperienza di Singapore dice il contrario. Nonostante l’altissima densità di popolazione e la ricchezza diffusa, la “Città Giardino” per eccellenza ha grattacieli ricoperti di foreste verticali, super alberi tecnologici e una gestione idrica rivoluzionaria, misure che le hanno consentito di mettere l’ecologia al centro dello sviluppo urbano. In questo caso copiare sarebbe utile e doveroso nei confronti delle future generazioni.

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