MONTAGNE E ALPINISTI AL 63° TRENTO FILM FESTIVAL

Il festival presenta un numero elevato di  film e voglio segnalare quelli che mi hanno  colpito di più in questi giorni, riguardanti, questa volta, le montagne e l’alpinismo in genere.

Zanzara e Labbradorostorie, mani e silenzi di Roberto Bassi,  di Lia Giovanazzi Beltrami. Racconta in 60’ attraverso le voci di amici e grandi arrampicatori,  la storia e la personalità di Roberto Bassi, che ebbe un ruolo determinante  nello sviluppo del free climbing dopo un suo viaggio nello Yosemite in California nel 1979. Soprattutto nella rivalutazione della valle del Sarca con le sue pareti divenute anche grazie a lui meta di scalatori di genere da tutto il mondo. Questo per commemorare la sua morte, avvenuta 20 anni fa in un incidente automobilistico vicino a casa.

Altro film documentario molto interessante Der Zinnermann – Cristoph Heinz ossia l’uomo  delle Tre Cime,  uno degli alpinisti più ecclettici del suo tempo. Nel film si racconta e si mostra come ha salito in tre quarti d’ora la via Comici  sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo… in libera, senza corda! Ci sono anche altre riprese  di scalate di Heinz, oltre le Tre Cime, al Arco, in Val di Ledro ed in Svizzera sulla parete nord dell’Eiger. Simpaticissimo l’intervento finale del regista Markus Frings rivolto al pubblico: “Non mi aveva detto che sarebbe salito senza corda, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla”. Al che lo scalatore con il suo simpatico accento tedesco ribatte: “Io ti avevo detto che avrei scalato la via Comici, mica mi avevi chiesto come!” E tutti a ridere di gusto.

René Vernadet, l’œil qui précédaitl’ezploit: l’ultraottantenne  Vernadet, alpinista e regista, racconta con dovizia di particolari interessanti  come ha vissuto e filmato la stagione d’oro dell’alpinismo francese.

E ancora Drawn (40’) di Jeremy Collins. Dopo la tragica scomparsa di un amico a causa di una valanga,  Collins,  artista, scalatore e neo-padre, decide di partire per un viaggio ai confini del mondo alla ricerca del significato ultimo della parola ‘vedere’ e di quattro nuove vie di scalata, una per ogni punto cardinale, nel tentativo di conciliare le sue grandi passioni: l’arte, l’avventura e la famiglia e di ‘salutare’ così l’amico scomparso. Un film molto suggestivo per i mezzi usati: disegno e riprese di scalate anche con l’amico.

Grimpeurs di Andrea Federico: Il film sulla tragedia del Monte Bianco, nel 1961, e la vicenda delle due cordate italiana con Bonatti, Oggioni e Gallieni e la francese con a capo Mazeaud che fu l’unico che si salvò dei  quattro della sua cordata quando rimasero sulla parete del Pilone Centrale del Freney e che attribuì la sua salvezza alla perizia di  Bonatti, al punto da fargli avere la Legion d’Onore. Oggioni e gli altri morirono  stremati dalla fatica. Ne parlano coloro che  conobbero bene Bonatti.

Infine desidero segnalare China Jam, di Evrard Wendenbaum, un film francese (40’). Sean Villanueva O’Driscoll, Nicolas Favresse, Stéphane Hanssens e Evrard Wendenbaum, sono amici e sono spesso alla ricerca di nuove cime e questa volta arrivano in una sperduta valle della Cina e scalano una magnifica parete di 1200 di roccia in mezzo a tempeste di neve e freddo intenso.  Durante i bivacchi in parete suonano. Si sono portati gli strumenti! E poi commentano, ridono, scherzano… ma la parete la scalano e le difficoltà sono davvero tante.  Un film che ho trovato  straordinariamente bello e piacevole, perché si vede  scalare,  ma anche la vita e le preoccupazioni che possono sorgere da un principio di congelamento ai piedi o da una ferita che si infetta. Ma non è finita qui. Ci sarà da parlarne ancora di questo festival che si conclude il 10 maggio!

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it