È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
“L’ELEGANZA DEL LIBERTY NEGLI ABITI E NEI GIOIELLI FEMMINILI”
20 Mar 2012 05:46
Ancora una conversazione coniugata al femminile, dal carattere apparentemente leggero visto che tratta di moda . Un pomeriggio ricreativo che si trasforma piano, piano in una riflessione storico-sociologica sulla figura e sul ruolo della donna negli anni che vanno dalla seconda metà del XIX secolo alla I guerra mondiale.
La borghesia domina la scena politica ed economica del tempo. Se non ha titoli per affermare la sua presunta superiorità allora le apparenze diventano essenziali per mostrare il proprio rango. Il sogno illuministico dell’uguaglianza si perde nell’ambizione e si frantuma in una quantità di mode e di comportamenti, che investono tutti gli aspetti della vita: architettura, arredi, tempo libero, gioielli, vestiti.
Nacque così l’amore per gli oggetti inutili, ma di tendenza e riccamente decorati. E in ossequio allo stile liberty(o floreale),caratterizzato dal predominio di linee sinuose e complicati ghirigori,anche la moda femminile si fece voluttuosa e ricercata ,con una grande cura per il particolare.
Protagonista ancora una volta in un ruolo subalterno e di complemento, la donna.
Sullo schermo della sala Mandarà, gremita da soci e vari esponenti della cultura locale, vengono proiettati e abilmente descritti schizzi e disegni di quelli che furono gli abiti che scandivano le giornate della donna di fine 800: l’abito del mattino, l’abito del pranzo, della passeggiata, della visita: uno stile per ogni occasione, un obbligo ad un cambio continuo per essere quello che di volta in volta la società chiedeva. La donna ancora una volta chiusa dentro schemi e strutture rigide che possiamo metaforicamente sintetizzare nel busto o corsetto, vero strumento di tortura, una corazza di tela irrigidita da stecche di balena che poteva causare anche dolori e svenimenti: doveva assicurare il vitino da vespa, circa 30-40 cm, e lo si portava obbligatoriamente fin dall’infanzia. Alla fine del 1800 il busto si allungò oltre la vita stringendo anche una parte dei fianchi. La sua conformazione anatomica dava alla figura di profilo una linea ad Esse che spingeva il petto molto in alto e inarcava le reni indietro. Le dame eleganti dovevano avere un busto adatto ad ogni capo del guardaroba, con trine, nastri e tessuti pregiati.
Attorno al 1910, un grande innovatore della moda, Paul Poiret, decise di rivoluzionare il campo sartoriale abolendo decisamente il busto e inventando una linea stile impero, con la vita alta e la gonna stretta e lunga, fissando un’immagine femminile assolutamente nuova, libera e disinvolta, misteriosa e raffinata, a tratti esotica o classica, avvolta in tessuti leggeri e trasparenti.
Il pubblico in sala comincia a respirare vedendo gradualmente scomparire lo strascico, il busto e il colletto alto (ancora usato nei primi anni del secolo) e comparire il tailleur, gonne morbide sui fianchi, svasate, a campana, lunghe fino a terra con pieghe, drappeggi e un breve strascico dietro, camicette ornate con pizzi e ricami, con pizzo rigido per mantenere eretto il collo e la testa. E poi tanti cappelli.
I cappelli erano provvisti di tese ampie, portati su acconciature voluminose, leggermente inclinati sul davanti. Avevano fogge molto diverse e si ornavano con guarnizioni fantasiose e spettacolari, utilizzando i materiali più diversi, come nastri, piume di struzzo, Uccelli del paradiso (aigrettes), pizzi, fiori. Il cappello da signora divenne un accessorio di grande importanza, fino a rappresentare un simbolo di prestigio e ricchezza.
Le immagini si susseguono, diventano foto di donne bellissime, ornate da gioielli che sono vere opere d’arte, figure leggiadre che si fissano nell’immaginario di un’epoca felice.
Sarà la tragedia della prima guerra mondiale a determinare il tramonto della Belle époque e con essa la fine della fiera della vanità.
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