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LA LETTERATURA RELIGIOSA
26 Giu 2015 21:51
Nei secoli attorno al Mille furono numerosi i fermenti religiosi e politico-sociali, rivolti in particolare contro la Chiesa, sempre più pervicacemente impegnata ad affermare il suo potere temporale, riproponendo il ritorno al Vangelo sull’esempio delle prime comunità cristiane. Tutto questo si concretizzò in esiti diversi e comunque conflittuali.
Da una parte di svilupparono sette ereticali che rifiutavano l’autorità ecclesiastica, mentre dall’altra nacquero numerose confraternite e movimenti fedeli alla Chiesa.
In entrambi i casi coinvolsero numerosissimi credenti.
In Italia, soprattutto al nord, si diffusero i Patarini, movimento laico e popolare nato a Milano nella seconda metà del XII secolo che si opposero al clero corrotto e rivendicarono azioni democratiche contro i feudatari locali; i Càtari, che più tardi si confonderanno con i Patarini, e i Valdesi.
Questa contestazione non fu esclusivamente anticlericale, ma coinvolse anche i fondamenti dottrinali, e la Chiesa reagì negativamente, con iniziative violente e repressive, ma anche positivamente con una più intensa propaganda della fede.
Alla violenza delle crociate anticlericali – di cui la più conosciuta è quella contro gli albigesi – e dell’Inquisizione si affiancò, a partire dai primi anni del Duecento, l’efficacissima predicazione di due nuovi Ordini religiosi: quello domenicano e quello francescano.
Il primo combatté l’eresia soprattutto attraverso la preparazione culturale e teologica dei suoi seguaci; il secondo si propose come esempio persuasivo di compatibilità fra l’obbedienza alle istituzioni ecclesiastiche e l’esigenza di un ritorno al Vangelo.
In quegli anni era pontefice Innocenzo III (1198-1216), cui la sua complessa personalità rispecchia in modo rilevante le contraddittorie aspirazioni dell’epoca.
Fu nello stesso tempo teorico intransigente della teocrazia e promotore di una riforma della Chiesa che contemplava severe disposizioni per la disciplina degli ecclesiastici.
Da lui provennero la crociata contro gli albigesi e l’approvazione dell’Ordine francescano. Non solo, questo papa esercitò una profonda influenza sulla cultura medievale attraverso i suoi scritti latini sulla necessità di disprezzare i beni terreni e di vivere in funzione e in attesa della vita ultraterrena. Celebre il suo De contempu mundi (Sul disprezzo del mondo).
Uno dei più grandi autori dell’epoca fu san Francesco d’Assisi, che anche Dante citò nella Divina Commedia ponendolo nel Canto XI del Paradiso.
Il testo più celebre di Francesco, che costituisce anche la prima manifestazione di poesia religiosa in volgare italiano, è un inno di ringraziamento e lode all’Altissimo, per la bellezza e l’utilità delle sue creature, così come anche delle sofferenze, le malattie e la morte, anch’esse espressione e prova dell’amore del Creatore.
Fu concepita come preghiera cantata. Purtroppo i copisti non hanno riportato le note.
Sia il contenuto che la struttura poetica in versetti ricorda i modelli liturgici, già evidenti nel titolo, anzi sarebbe più corretto dire nei titoli con i quali il testo viene di solito designato, entrambi documentati su manoscritti e antiche biografie Laudes creaturarum (Lodi delle creature) e Canticum fratris solis (Cantico di frate Sole). Infatti laudes sono nella liturgia i salmi di lode a Dio, spesso recitati nelle prime ore canoniche e denominata appunto laudes, mentre rimanda agli inni biblici di lode al Signore (lat. cantica). Si dice che lo scrisse quando era infermo e quasi cieco.
Ecco, a seguire, questa magnifica composizione:
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimu, se konfano
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te Altissimu porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle;
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua,
la quale è multo utile e humile et pretiosa e casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lu quale enallumeni la nocte:
ed ellu è bello e iocundo e robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta e governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore,
e sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a*cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quilli ke se trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicite mi’ Signore et rengratiate
et serviateli cum grande humilitate.
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