LA DISABILITA’ E’ UNA COSA SERIA

Vorrei esternare una mia riflessione, nata osservando la foto di un articolo (che riporto), di recente pubblicazione, dove un mio caro amico è stato sollevato di peso per entrare in uno stabile, una biblioteca comunale, dove le barriere architettoniche non sono mai state abbattute, per partecipare ad un incontro sulla disabilità.

No! Gli eventi per la disabilità vanno organizzati in primis in  luoghi fruibili dai disabili senza l’aiuto elefantiaco di sprovveduti aiutanti e non vale  dire abbiamo organizzato l’evento proprio in quel posto per sensibilizzare l’opinione pubblica.

E’ vietato pensare alla disabilità solo nel periodo pre-elettorale. Bisogna pensarci “per tempo”, quando i riflettori sono spenti o quando si opera senza mire elettoralistiche.

E’ bello e buona cosa interessarsi di disabilità come impegno disinteressato, perché arricchisce l’animo e crea una mentalità tesa a creare una giusta organizzazione sociale, basata anche e principalmente sulla solidarietà.

Non ci si improvvisa persone interessate al problema solo in certe occasioni, perché si rischia di far credere che la disabilità sia una cosa da baracconi, da strumentalizzare, la disabilità è e resta un problema serio non una realtà scomoda di cui interessarci in certi momenti.

Riguardo questa foto e mi viene spontanea la risposta alla domande del titolo, La disabilità non è né una realtà bella né una realtà scomoda, è semplicemente una realtà propria e originale, con il suo valore intrinseco.

Le persone a differenza delle cose, hanno sempre una dignità. La dignità comporta il rispetto di ogni essere umano indipendentemente dalle sue caratteristiche e delle sue competenze. La dignità di un individuo non passa attraverso l’aiuto che devo dare al disabile per fargli  salire le scale di un luogo dove nessuno ha pensato a renderglielo fruibile autonomamente,  ma dal diritto che egli ha di poter autonomamente fruire di quel luogo. L’impegno deve essere a monte non a valle.

Se si deve costruire una società giusta, basata sulla libertà e sull’autonomia.

Il compito dell’etica, oggi è in fondo semplice: insegnare a tutti come fare per  proteggere i più fragili dalla violenza e dalla prepotenza dei più potenti. “Contrastare l’estrema fragilità della condizione umana “come diceva il filosofo tedesco Jurgen Habermas.

Molte associazioni che si interessano alla disabilità hanno un detto: “Non si fa il bene per ricevere il bene ma perché è bene”.

Vorrei concludere citando  una delle tante lettere, che periodicamente mi pervengono da amici disabili.

“Cara ………., Ti penso sempre in questo periodo di tempo e di sofferenza fisica e morale: Tu mi dici sempre di farmi forte e di pregare sempre. Sono tutte le cose che mi dice la mia cara mamma………….Ora ti saluto e con questo scritto con tanto amore ti dico che ti voglio bene. Che sei nel cuore di Francesca. Io sarò fiera di questa amicizia grande. Mia piccola amica tu sai quanto sei carina e bella perché sei una persona tutto fare.….”

 

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