INTERVISTA AL SINDACO DI ROVERETO ANDREA MIORANDI

Rubrica di Adelina Valcanover

Oggi, festa di san Francesco mi sono recata al colle Miravalle di Rovereto su invito della Fondazione Opera Campana dei Caduti per festeggiare l’88° anniversario di Maria Dolens, il simbolo della Pace.

Erano presenti le autorità tra cui il Reggente della Fondazione dott. Mario Robol, il sindaco Andrea Miorandi, l’autore di un libro sulla Campana, Armando Vadagnini e il Professor Antonio Papisca emerito professore di Tutela internazionale dei diritti umani e di Organizzazione internazionale dei diritti umani e della pace nella Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova, con una interessantissima Lectio Magistralis sul tema “Storia e nozioni del Diritto alla Pace, dalla Magna Charta ai giorni nostri”.

Alla fine i cento rintocchi a concluso la festa.

Ed ora l’intervista al Sindaco di Rovereto, Città della Pace.

 

Signor Sindaco, la Sua presenza qui sul Colle di Miravalle a festeggiare la Campana, che significato ha?

Suscita sempre in me particolare emozione prendere parte alla solenne ricorrenza del “compleanno” – mi si consenta l’uso di questo termine colloquiale e familiare, ma, Maria Dolens non se ne dispiacerà –  del compleanno dicevo, del simbolo più alto e più nobile della nostra città, la Campana dei Caduti.

Oggi, 4 ottobre, ricorrenza di San Francesco d’Assisi, cosa Le richiama?

Questo 4 ottobre reca con sé ulteriori significati e rimandi: inevitabilmente il pensiero va anche ad Assisi, alla storica visita di un Papa che, per la prima volta si è imposto il nome del Santo Patrono d’Italia.

Altri rimandi?

Lampedusa!  E gli altri luoghi in cui, proprio in questi giorni, si sono consumate le ennesime e terribili tragedie che vedono come vittime persone in cerca di accoglienza e di futuro, provenienti da teatri di guerra e di miseria, sopraffazione e di mancanza dei più elementari diritti dell’uomo.

Ecco, parli di questo…

Sì, parlo dei diritti fondamentali dell’uomo e, in particolare di quel “diritto alla Pace” di cui il professor Antonio Papisca, che  ci ha onorato oggi della sua presenza, è stato uno dei maggiori teorizzatori a livello internazionale.

Prego…

Fin dai primissimi anni Novanta, il professor Papisca si è fatto promotore in Italia dell’inserimento, negli Statuti Comunali, di province e di regioni, di un articolo specifico riguardante il  “diritto alla pace”, quella che poi sarebbe stata comunemente chiamata la “norma pace diritti umani”. Oggi sono migliaia i Comuni e le Province che hanno nei loro statuti questa norma. L’idea di fondo era molto semplice: i principi costituzionali devono trovare radicamento nel territorio. L’articolo 11, appunto.

E ci si riesce?

Da anni il professor Papisca si batte, giustamente, per inserire nella Dichiarazione Universale di Diritti dell’Uomo anche il “diritto alla pace”. Una battaglia nobilissima, che tutti noi appoggiamo senza riserva naturalmente. Ma finora non ha trovato accoglienza.

Perché secondo lei è tanto difficile?

Il perché è facile intuirlo: Paesi che riconoscessero il “Diritto alla Pace”, come uno dei diritti fondamentali ed inalienabili dell’Uomo dovrebbero ripudiare immediatamente, senza ma e senza se, il ricorso alla guerra. Ma si sa, gli interessi in ballo dietro ad ogni conflitto sono enormi e, alla fine, prevalgono su qualsiasi atto di ragionevolezza e buonsenso.

E allora come si potrebbe agire per abbattere questo muro?

E’ proprio qui la fondatezza della proposta del professor Papisca: ripartiamo dai territori, dagli enti locali, dai comuni, dalle province, dalle regioni. Se il diritto alla pace non trova accoglienza dall’alto, potrà ben essere  costruito dal basso!

Mi parli ora della Sua città: Rovereto.

Rovereto, con il suo status di Città della Pace e con la presenza della Fondazione  Campana dei Caduti, può e deve candidarsi a ruolo di protagonista di quella costruzione dal basso del “ diritto alla pace”-.

In  primo luogo, rafforzando il tema della pace del proprio statuto comunale. Attualmente, nella parte introduttiva dello Statuto comunale, il tema è oggetto di un passo significativo. Le cito solo la parte finale:

“In coerenza ai valori ed in conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali, che riconoscono i diritti delle persone umane, sanciscono il ripudio alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuovono la cooperazione fra i popoli, il comune di Rovereto riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli.

Mi pare un ottimo articolo che rispecchia la nostra Costituzione…

Ma non basta. L’art.15 poi, stabilisce che il Comune “concorre, anche nell’ambito delle organizzazioni internazionali degli enti locali e attraverso i rapporti di gemellaggio con altri comuni, alla promozione delle politiche e delle iniziative di pace e di cooperazione per lo sviluppo”.

Dove ci porta tutto questo?

Riconoscere il diritto alla pace come uno dei diritti fondamentali dell’Uomo ci porta a una nuova visione della Persona, di Civiltà di relazioni sociali e di dialogo tra i popoli. Una visione fondata sul riconoscimento che la pace non è la condizione ideale da perseguire, ma è qualcosa di connaturato all’essenza stessa dell’Essere Umano in quanto tale. La pace non più soltanto come dato culturale, come conquista civile, ma  come dato naturale, costitutivo, quasi biologico del nostro essere.

E quindi?

Quindi si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale.

Ossia?

Significa riconoscere che l’Uomo è tale solo se gli viene garantita la Pace.

Significa anche cominciare a costruire un modello di società in cui la promozione della Pace non è un obbiettivo nobile da perseguire, ma è uno dei mattoni principali e fondamentali su cui la società stessa deve poggiare.

Un bel concetto, ma…

Un concetto tale di Pace, logicamente, va molto al di là della semplice “assenza di guerra” e si accompagna necessariamente a una filiera di altre pre-condizioni che si danno alla civiltà umana se si vuole chiamare davvero tale.

A cosa allude?

Penso ai concetti di dignità, giustizia sociale, diritti di cittadinanza, diritto al lavoro…

Che dice degli sbarchi, dei profughi insomma, dei migranti?

Solo pochi mesi fa,  a luglio, abbiamo consegnato, proprio qui a Rovereto, il Premio Città della Pace all’isola di  Lampedusa. Pensare al dramma che vivono i migranti, al pesantissimo sacrificio di vite umane che la nostra indifferenza – per dirla con le parole del Papa – consente e tollera, pensare a tutto questo, restituisce concretezza e realtà alle nostre parole e al concetto stesso di Diritto alla Pace.

E Maria Dolens che oggi ‘festeggia’ 88 anni?

Maria Dolens, fusa con i cannoni della prima guerra mondiale, suona ogni giorno i suoi cento rintocchi, per ricordare a tutti noi esattamente questo: che la Pace non è qualcosa di cui si deve parlare, ma che si deve “fare”. È solo scontrandoci duramente con la realtà concreta e con il suo carico di drammi, di urgenze, di vite vissute, di dolori e di tragedie,  che il nostro impegno a favore della pace può assumere, dunque, piena concretezza e realtà.

La ringrazio signor Sindaco. Vuole dire una frase, un pensiero… per i lettori di RagusaOggi?

Cito la  benedizione che san Francesco scrisse per frate Leone.

“Il Signore ti benedica e ti protegga, mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace.”

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