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INTERVISTA AL DOTT. GIUSEPPE LICITRA
12 Mar 2014 09:02
D) Vuole presentarsi brevemente?
R) Sono un Ragusano che si nutre di studi classici, passione nata sui banchi del glorioso liceo-ginnasio “Umberto I” di Ragusa. Lo stesso interesse mi piacerebbe fosse trasmesso ai miei figli ed alle generazioni future con la divulgazione di ricordi del nostro passato, della nostra storia, delle nostre tradizioni, soprattutto della storia degli uomini illustri che lasciarono una forte viva impronta nella società in cui vissero e che per questo oggi ci rendono fortemente e giustamente orgogliosi delle nostre radici.
D) Nel Suo libro ‘L’Aurora’, c’è la storia di un giornale, ma non solo…
R) Il mio libro “L’Aurora” ed ancor prima quello intitolato “Francesco Battaglia – Un Ragusano illustre”, si occupa di vari argomenti. E’ la storia di un giornale di fine ottocento, nato dalla volontà di alcuni miei antenati materni con l’ambizione di trasmettere cultura e divulgazione di notizie di carattere letterario, scientifico ed artistico in un periodo in cui ferveva un rinvigorito desiderio di apprendere scaturito dopo la formazione dell’Unità d’Italia.
D) La famiglia ragusana dei Puglisi, rappresenta un caposaldo dell’imprenditoria cittadina. Come?
R) Il libro racconta la storia di una famiglia ragusana dell’epoca, i Puglisi-Lo Magno, che diedero un notevole apporto alla nascente imprenditoria locale, non solo facendo nascere dal nulla un giornale, ma una tipografia che, ancora oggi, con altre persone, nuove idee e nuovi mezzi, dopo oltre un secolo dalla fondazione, è presente sul mercato e continua a diffondere cultura, la cui lettura è lo strumento ideale per capire l’evoluzione e la formazione e l’identità di una comunità e di una città.
D) Come nasce l’idea di questo libro?
R) L’idea di scrivere il libro mi è venuta dopo aver letto l’opera di uno storico locale nella quale si facevano riferimenti non veritieri e affermazioni indelicate nei riguardi di uno dei Puglisi, nonno di mia madre. Questo mi convinse a tirare fuori dal cassetto della damnatio memoriae i numerosissimi documenti di cui ero in possesso per difendere i miei antenati e ristabilire la verità calpestata da una cattiva informazione.
D) Quali difficoltà ha incontrato nella stesura di questo volume?
R) Le difficoltà furono tante, ma non diverse da quelle che incontrano quei topi di biblioteca che con pazienza certosina si assumono l’ingrato compito di riesumare dalla polvere dei secoli scritti e manoscritti mettendoli in ordine, catalogarli, estrapolarne gli argomenti ed i documenti più importanti e soprattutto tralasciare tante pagine, magari importanti, ma che renderebbero l’opera troppo ricca e monumentale, e quindi di difficile lettura. Incontrai le stesse difficoltà quando, nella soffitta della casa paterna trovai fortuitamente una cassa piena di preziosi documenti e manoscritti di un antenato paterno, Francesco Battaglia, cui accennavo prima e da cui ho tratto la mia prima opera.
D) Chi era Francesco Battaglia a Ragusa?
R) Il Battaglia ebbe un ruolo di grande rilievo nella comunità ragusana del secolo diciannovesimo che percorse quasi tutto dal 1816, anno della nascita, al 1891, anno della sua morte. Egli fu sacerdote e parroco della cattedrale San Giovanni Battista, conferenziere di rispetto, professore del regio ginnasio e dell’istituto tecnico, rettore del regio convitto Niccolò Tommaseo, insigne latinista, studioso di scienze e di medicina, presidente e membro fondatore di varie accademie letterarie e scientifiche, patriota innamorato di Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele II in una comunità religiosa prettamente legata e schierata a fianco a Pio IX ed al regime borbonico.
D) Nella Chiesa del XIX secolo, come si inserisce questa figura di religioso?
R) Era un prete coraggioso che sapeva protestare e combattere le ingiustizie e le prepotenze, capace di scavalcare vescovo e superiori, di prendere carta e penna e scrivere direttamente al Papa, esigendo risposte immediate e concrete ai suoi desiderata. Tuttavia non si rifiutò, quando venne incaricato dai superiori, di spiegare ai fedeli le encicliche papali, in particolare la Non expedit, il Sillabo e le definizioni del Concilio Vaticano I, anche se qualche argomento non incontrava la sua approvazione di liberale, come l’aperta condanna del pontefice romano di tutti gli “ismi” del secolo, assimilati a vere e proprie eresie da punire con la scomunica. Un patriota liberale comunque, che non volle opporsi all’esposizione del tricolore sulla facciata della sua chiesa, l’indomani della vittoria di Garibaldi a Calatafimi.
D) Nelle Sue ricerche, come tutte le ricerche del resto, quali interessanti sorprese ha trovato?
R) La divulgazione di memorie del passato mi è servita a sfatare l’antico detto che recita: “memoriae si pereunt, perit cognitio rerum”, come dire: quando vengono a mancare certi ricordi del passato, va perduto un patrimonio di conoscenze inestimabile. Quando una nazione ed una comunità perdono il contatto col loro passato e con le loro radici, quando perdono l’orgoglio della loro storia e delle loro tradizioni, della loro cultura, della loro lingua, decadono rapidamente, smettono di pensare e di creare e svaniscono del tutto.
D) Concludendo, dica, per favore, una frase da dedicare ai lettori di RagusaOggi…
R) Farei, soprattutto, un pressante invito a non dimenticare le proprie radici e a coltivare quel desiderio religioso e poetico al contempo di stupirsi “per seguir virtute e canoscenza”, secondo l’etimologia della parola desiderio che deriva dalle stelle: de sidera.
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