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IL MISTERO DEI “TORCULARIA” NELL’AREA IBLEA, STRUTTURE PRODUTTIVE PER VINO E OLIO
22 Nov 2011 08:40
Si chiamano “torcularia”. Sono strutture produttive utilizzate sin dai tempi remoti anche se si discute ancora sulla cronologia di riferimento. Strutture che prevedono un complesso di vasche per la spremitura dell’uva o delle olive. Sfruttando anche la decantazione naturale delle vasche digradanti, si produceva in tal modo vino o olio. E’ uno degli affascinanti temi che saranno trattati venerdì 25 novembre, alle 17,30, nell’auditorium San Vincenzo Ferreri a Ragusa Ibla, per il terzo appuntamento di “Ergasterion – Fucina di archeologia”, il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell’associazione “SiciliAntica.
E proprio di archeologia della produzione si parlerà con il past presidente di “SiciliAntica”, Giovanni Bellina, che si soffermerà sullo studio in progress avviato dall’associazione ed avente ad oggetto i “torcularia” in questione. Nella nostra zona, carsica, molto spesso queste vasche sono scavate nella roccia sfruttando la conformazione naturale e le pendenze. Ma sarà affrontato anche un altro argomento di grande attrattiva: la lavorazione del tonno nelle tonnare siciliane. Ad occuparsene Annunziata Ollà, funzionario archeologo della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Messina. Quindi, un tuffo nel mondo pieno di suggestioni delle latomie curato da Alessandro Rustico, specializzato in archeologia classica presso l’Università di Bari. Rustico analizzerà le cave – risalenti principalmente al periodo che va dall’età greca tardo-arcaica (VI secolo a.C.) al periodo bizantino (VI-IX secolo d.C.) – che punteggiano sistematicamente tutto il litorale siracusano da Punta Castelluccio (Augusta) a Capo Passero-Portopalo.
La ricerca ha comportato, per le latomie costiere situate da Punta Castelluccio a Lido di Noto, la semplice disamina della letteratura esistente, e, per quelle presenti tra Lido di Noto e Capo Passero, l’analisi autoptica di ognuna di esse. In sintesi, il giovane archeologo ha effettuato un primo tentativo di censimento delle cave costiere del Siracusano, riuscendo, per molte di esse, a comprendere la geologia dei banchi coltivati, le tecniche di estrazione, la dimensione dei blocchi estratti, gli strumenti utilizzati dai cavatori, la cronologia e la meta dei conci estratti.
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