I docenti della scuola primaria di Ragusa pagati più che a Milano? E’ il potere di acquisto che cambia

“Non sono ancora riuscito a trovare qualcuno che mi proponga una ragione convincente per la quale un professore di scuola elementare di Ragusa debba guadagnare il 34% in più a parità di anzianità di un suo collega di Milano”. Parole di Andrea Ichino, economista e docente delle Università di Bologna e di Fiesole (European University Institute), riprese da Italia Oggi in un articolo pubblicato venerdì scorso.

Potere d’acquisto

Il docente di Scuola Primaria (meglio chiamarlo così) di Ragusa pagato più che a Milano? No, ovviamente. Il Contratto collettivo nazionale del lavoro non prevede diversità geografiche. Ichino si riferisce al potere d’acquisto di due persone che fanno la stessa professione in realtà molto diverse. Si sa che Milano è molto più cara. Affitti e prezzi di acquisto delle abitazioni, per esempio, sono giunti a un livello inimmaginabile per noi del profondo Sud. Nel capoluogo lombardo si spende di più in bar e ristoranti, meno (sembra strano, ma è così) nei supermercati, nei negozi di abbigliamento e si può girare in lungo e in largo la città senza auto perché è in pianura e i mezzi pubblici sono efficienti, mentre a Ragusa non si va da Ibla a viale delle Americhe senza auto.

Odg della Lega: “Più soldi ai prof del Nord”

Pochi giorni fa, alla Camera dei deputati è stato approvato un ordine del giorno presentato dal gruppo della Lega, che impegna il governo a prevedere formule contrattuali, a partire dalla scuola, che consentano di tenere conto del costo della vita reale nelle diverse parti del Paese. Questo per dare l’opportunità ai tanti docenti meridionali che operano nelle zone più care d’Italia di avere stipendi in linea con il tenore di vita di quelle zone e di vivere in maniera più dignitosa. Molti, infatti, evitano il trasferimento, anche dopo avere vinto un concorso, proprio a causa del caro-vita. Non soltanto docenti, ma tanti altri che avrebbero il diritto al posto nel settore pubblico, dopo anni di studi e di sacrifici. Per non parlare del caro-voli (caro treni, caro navi eccetera) e del pendolarismo, spesso figlio dell’impossibilità di tornare nei luoghi d’origine in quanto non ci sono posti liberi a sufficienza per soddisfare le numerose domande. Quanti ragusani, siciliani e meridionali si riconoscono in questo stato di cose? 

No di Pd, M5s e Cgil 

Contro quest’ipotesi si sono schierati Pd, M5s e Cgil, che parlano di un ritorno alle gabbie salariali, abolite da oltre cinquant’anni: “Lo stipendio pubblico dev’essere uguale ovunque – in sintesi – e non si devono creare lavoratori di serie A e B. Meglio aumentare lo stipendio a tutti i docenti”. Tesi sempre più che mai condivisibile, peccato che Pd e M5s, quand’erano al governo – ricordano dal centro destra – non l’abbiano fatto.

In Germania l’hanno fatto tra Est e Ovest


Spiega Ichino: “Garantire un potere d’acquisto simile ai lavoratori indipendentemente da dove abitano è un obiettivo del tutto ragionevole che non ha nulla a che fare con il ritorno alle cosiddette gabbie salariali. Quella che serve è invece una contrattazione flessibile che consenta di uguagliare per quanto possibile il potere d’acquisto tra città e campagna, tra Nord e Sud e così via. Mantenere i salari nominali uguali nelle zone nelle quali il costo delle abitazioni sono profondamente diversi produce gravi iniquità tra lavoratori.” L’economista ricorda come in Germania, in seguito alla riunificazione entrata in vigore nel 1990, esistano tuttora differenze salariali tra Est e Ovest.

La Lega lo vuole flessibile

La contrattazione flessibile nella scuola è uno degli scenari già previsti dall’autonomia differenziata, grande obiettivo politico della Lega. In quel caso, dovrebbero essere le Regioni a concedere una maggiorazione sugli stipendi del personale docente e  di quello Ata. Nel caso dell’odg approvato dalla Camera, sembra di capire, pagherebbe lo Stato. Non sarebbe meglio – dicono Pd e M5s – affittare case con prezzi calmierati ai docenti che trasferiscono al Nord? Soluzione affascinante, ma difficilissima da praticare con l’attuale parco di immobili, per lo più in mano ai privati. E se si dovessero realizzare nuovi insediamenti, passerebbero diversi anni e si rischierebbe di creare quartieri-ghetto. 

E le pensioni?

Da penalizzati quali effettivamente sono, i docenti meridionali oggi in servizio nelle grandi città del Centro-Nord (anche a Roma gli affitti sono strapagati) diventerebbero privilegiati, perché quel 30% (esempio) in più di stipendio si ripercuoterebbe sulla contribuzione per le future pensioni: il professore ragusano tornerebbe a casa con un assegno di quiescenza maggiorato rispetto al coetaneo rimasto qui.Il buon senso – finanze statali e volontà politica permettendo – dovrebbe pendere per l’aumento degli stipendi dei docenti. Tutti, senza soluzione geografica. Chiedendo magari più ore di lavoro, di formazione e di aggiornamento professionale durante l’anno scolastico, come avviene già nelle Province autonome di Trento e Bolzano.

Il ruolo della scuola e l’antitesi degli stipendi

Alla scuola si chiede di tutto e di più, come le cronache di tutti giorni insegnano. Tutti le riconoscono un ruolo fondamentale per stare in una società sempre più complessa.
Tuttavia l’Italia è uno dei Paesi occidentali che spende meno nell’istruzione in rapporto al Pil. Cominciamo allora a dare stipendi dignitosi, da Nord a Sud. 

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