GERMANIA, NON SOLO WEISSBIER

 

Nessun altro paese produce così tanta birra come la Germania, che con oltre 100.000.000 di ettolitri di birra prodotti annualmente si pone come primo produttore al mondo di questa bevanda. Si sa per certo che la ricetta della birra ha origini antichissime e si perdono nel Medio Oriente, ma certamente la Germania ha avuto un ruolo fondamentale nello standardizzare gli ingredienti base di questa bevanda. La Rheinheitsgebot, cosiddetta legge della purezza voluta da Guglielmo IV in Baviera nel 1516, stabiliva che la birra si poteva produrre solo con tre ingredienti fondamentali: acqua, orzo e luppolo. Questa legge subì qualche modifica, se non altro quando si apprese l’importanza fondamentale dell’aggiunta del lievito nel processo di fermentazione.

La Rheinheitsgebot, con le dovute modifiche, era ancora in vigore in Germania negli anni Ottanta, fino a quando la Francia pose la questione di fronte al Parlamento Europeo, poiché la Rheinheitsgebot era una barriera per il libero commercio tra i paesi europei. Nonostante il Tribunale Europeo abbia dato ragione alla Francia, sono molti i birrifici tedeschi che continuano ad applicare nelle loro produzione le regole delle Rheinheitsgebot.

Se da una parte la cosiddetta legge della purezza ha garantito una certa qualità delle lager tedesche rispetto ad altre birre della stessa tipologia provenienti da altri mercati, da un’altra parte ha limitato la produzione tedesca, soffocando qualsiasi tipo di sperimentazione. Così mentre il mercato europeo veniva invaso negli ultimi dieci anni dalle birre belghe e in parte francesi e inglesi, le lager tedesche venivano sempre più relegate ai margini, fino al punto che solamente le weissbier tedesche godono oggi di una certa attenzione tra gli appassionati del settore.

Ma proprio le weissbier non sarebbero esistite se non si fosse provveduto a una modifica della Rheinheitsgebot. Le weissebier sono prodotte da cereali non maltati, perciò hanno un colore tenue e velato. Finora però nulla di proibito, la Rheinheitsgebot non prevedeva infatti nessun obbligo a maltare l’orzo. Il fatto è che le weissbier contengono almeno un 50% di frumento, mentre la legge della purezza contemplava solo l’orzo come cereale da utilizzare per produrre birra. Si ebbe così un’altra modifica alla Rheinheitsgebot, dopo quella sull’uso del lievito.

Nonostante ciò, le birre tedesche sono caratterizzate da una certa uniformità. L’industria birraia tedesca malgrado si sia liberata dalle maglie della Rheinheitsgebot, non sembra voler spingersi oltre alle regole finora usate. Sono stati pochi i tentativi di sperimentazione e sinceramente molto discutibili; basti pensare che oggi in Germania è molto diffusa la birra aromatizzata al limone.

Nonostante tutti questi limiti, in Germania esistono varie denominazioni di birra. Queste spesso si riferiscono a un grado alcolico più alto rispetto alla media, o ad una tostatura maggiore del malto e quindi a un colore più scuro, ma capita anche che indichino solamente una zona di provenienza e non una differenza del prodotto, come per esempio le Dortmunder, che altro non sono che le birre prodotte a Dortmund.

Certo le industrie birraie tedesche non hanno nulla da temere, essendo i tedeschi tra i più grandi consumatori di birra al mondo, secondi solo ai cechi, e particolarmente legati alle proprie birre. Non è molto semplice, infatti, reperire birre straniere, al di fuori dei nomi più noti, in territorio teutonico, ma già in Italia, così come in altri paesi dove la birra sta avendo una nuova vita, ci si sta dirigendo sempre di più verso birre sempre meno simili alla classica lager bionda da cinque gradi.

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