EZIO CICCIARELLA VISTO DA…

Ezio Cicciarella nasce a Vittoria (RG) il 22 Settembre 1976.
Più che i banchi di scuola, da ragazzo lo attirano gli spazi aperti, il cantiere con gli attrezzi e i materiali adoperati dal padre artigiano. S’interessa precocemente soprattutto di tecniche edilizie, di restauro, di lavori da scalpellino e d’intarsio. Maturando, cresce anche la brama di conoscenza, d’incontri e di esperienze, tale da indurlo a continui viaggi e soggiorni sia in Italia che all’estero. Ma, insoddisfatto ed inquieto, è sempre in cerca del quid che lo gratifichi e realizzi compiutamente; intorno al 2001 inizia così ad eseguire le sue prime sculture, non ancora cosciente d’avere scoperto la musa donatrice di senso. Nel 2008 la svolta decisiva: fra molte difficoltà, decide di avviare un suo laboratorio nel centro storico di Vittoria per dedicarsi interamente all’arte, dalla cui fascinazione è ormai soggiogato. Inizia da allora a produrre un’ampia serie di opere, elaborando un suo linguaggio autonomo ed affinando costantemente la tecnica. Intanto legge, discute di arte ed estende il circuito delle sue relazioni, entrando in contatto con personaggi del calibro di Franco Sarnari e Vittorio Sgarbi; un lungo e impegnativo percorso coronato dalla partecipazione alla Biennale di Venezia 2011. Nello stesso anno allestisce anche uno spazio espositivo in via Cavour, a pochi passi dal laboratorio dove continua a realizzare le sue opere. “La scultura – dice Ezio – ha illuminato la mia vita, ma esigendo dedizione assoluta, coraggio e sacrifici infiniti..” Se l’arte non è mestiere ma predestinazione, ad Ezio Cicciarella è stata fatale la sua attitudine, che di certo continuerà ad assecondare.

 

La scultura libertà e costrizione

Sembra un’immanente finalità aver condotto Ezio alla scultura, dalla materia indistinta traendo autonome forme secondo il dettato del proprio conatus e il libero gioco dell’intelletto.

Discende dal padre il rapporto immediato con la pietra e l’arnese, e il prezioso retaggio della prassi artigiana induce la mano a ben operare; l’applicazione severa sortisce però dal volere, e anche propria risulta la brama d’emulazione, la meraviglia per ciò che l’ingegno dell’uomo figura, l’adorazione per la bellezza piena di merito eppure gratuita.

Segnato da tali esperienze, dopo varie vicende riattingerà alla memoria, riconoscendo nell’arte la potenza sublime cui cedere e interamente votarsi; agli approcci esitanti seguirà la coscienza profonda dell’inclinazione, l’aderenza al sostrato e un’estrema scioltezza del gesto. La ricerca espressiva diviene impellenza d’esprimersi e la scultura assume tratti compulsivi e vincolanti, ma è pure liberazione dall’inquietitudo, sublimazione, riscatto dalla prosaicità della vita.

I suoi blocchi di nuda pietra, in se stessa avvinghiata con lucido intento formale, riflettono il vincolo intrinseco con la materia, il nomos gravante sull’esistenza, la catena che ogni ente finito al gran mare dell’essere stringe: sono natura e artificio al contempo, libertà e costrizione.

Riecheggia la vecchia formula di Schelling: l’arte come coincidenza di spirito e natura, consapevolezza ed inconscio, volontà e ispirazione, ossia quell’incontro fra necessità e libertà che solo può realizzarsi in virtù di un innato talento creatore.

Dal “demiurgo” romantico è nondimeno ben lungi l’artista attuale, volto a secondare le tendenze del mercato con multiformi prestazioni, mentre l’arte naufraga tra operazioni svuotate di senso e il nulla assoluto elevato a dignità estetica.

Dissolta appare l’aura che avvolgeva le più alte creazioni dello spirito, ma non riuscendo a fugare siffatte nostalgie, mi rivolgo al nostro scultore e gli chiedo:

– “Infine, Ezio, vale per te più la libertà o la necessità? ”

– “..La libertà! Avrei potuto fare scelte diverse, e sono oppresso da mille dubbi, difficoltà, lo sai bene; eppure ho deciso di dedicarmi all’arte. Sì, conta più la libertà, la libertà di seguire la propria vocazione, l’istinto, la sorte!

      – “Ci risiamo…”    – (Gianluca Gulino)

 

 

© Foto di Franco Noto – Officina delle Immagini.

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