“LE FOTO PIU’ BELLE DEI NOSTRI LETTORI”

 

Uscita n. 126 della rubrica “Le foto più belle dei nostri lettori” ancora in compagnia del S. Giuseppe di S. Croce Camerina ed in questo viaggio particolare ci accompagnato Gianni Giacchi e Silvio Rizzo, entrambi eccellenti maestri della fotografia.  Se la scorsa uscita abbiamo ammirato il pane ricamato a mano, adesso in apertura vi proponiamo la “Cena di S. Giuseppe” con i suoi canoni tradizionali. Innanzi tutto, ogni famiglia che decide di allestire una Cena per grazia ricevuta sa che al muro bisogna porre “a cuperta” con decori floreali e questa viene contornata da arance amare e limoni, che rappresentano le amarezze della vita. Vengono poste anche le arance dolci, che hanno lo scopo di ricordare agli uomini di non condannare il prossimo. Sulla tavola viene posta una tovaglia bianca e lungo i bordi si sistemano i “svoti” (i risvolti laterali), finemente ricamati, che vestono il tavolo fino al pavimento.

In posizione centrale e rialzata viene posto al centro “l’altarinu”, su cui viene poggiato “u quadru da Sacra Famigghia” o “do Santu”, davanti al quale arde “a lampa ad olio” che sta a significare la luce della Fede nella Provvidenza di Dio; ai lati viene posto “u lauri”, i germogli del grano. Fiore all’occhiello è “u pani pulitu”. “Ucciddati”(grosse ciambelle per i tre componenti della Sacra Famiglia), “a varva” (il volto barbuto del Santo), la “S” e la “G” (iniziali del Santo), “u vastuni” (il bastone fiorito, simbolo dell’autorità del Pater Familias) e “a spera” (per le origini regali del Santo) tutti lavorati con l’utilizzo del coltello e del pettine per ottenere del pane ricamato e unico nel suo genere. Poi la tavola si arricchisce con dolci di vario tipo e soprattutto tipici di S. Croce come torrone e cubbaita. Anche l’addobbo floreale deve seguire la tradizione: fresie e violacciocche per rappresentare le virtù di San Giuseppe. La domenica a mezzogiorno arrivano in casa di chi ha allestito la Cena i tre “Santi”, solitamente tre figuranti bisognosi che impersonano Giuseppe, Maria e Gesù bambino. Una volta seduti a questa ricca tavolata viene offerta loro la tipica pasta “principissedda co sucu fintu”. Sempre a forma di bucatino corto condito condita con sugo in cui è assente la carne, ma è aromatizzato da chiodi di garofano, cannella e noce moscata. 

Ringraziamo i nostri Gianni Giacchi e Silvio Rizzo per averci regalato i loro scatti d’autore e vi ricordiamo che tutti voi potete inviarci le vostre foto all’indirizzo e-mail info@ragusaoggi.it. 

 

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