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LA SCUOLA RENDE GRANDE UNA NAZIONE – 2
18 Nov 2012 12:06
La settimana scorsa abbiamo parlato dell’importanza della scuola pubblica per la crescita civile, sociale ed economica di una società e abbiamo precisato che i sistemi per avere una scuola di qualità, come può e deve essere quella pubblica, sono una perfetta organizzazione, rigore nelle metodiche di insegnamento, qualità e valutazione degli insegnanti.
Certo, quando parliamo di una perfetta organizzazione di una struttura pubblica, vengono al pettine tutti i problemi del malfunzionamento della pubblica amministrazione italiana. Abbiamo fatto la volta scorsa l’esempio di una scuola di eccellenza, la Bocconi, che ha tra i propri docenti moltissimi che insegnano anche nelle università statali. Se il risultato di una scuola privata è diverso da quello di una scuola pubblica è chiaro allora che buona parte della differenza la fa l’organizzazione.
Una scuola privata ha bisogno di conseguire risultati positivi perché altrimenti esce dal mercato: nessuno è disposto a pagare per conseguire lauree inutili. Anche per le scuole private si è tentata la via dell’autonomia amministrativa, ma è rimasta una riforma a metà. Anche una scuola pubblica, se vuole conseguire risultati positivi, deve stare sul mercato (un mercato speciale naturalmente, non di tipo monetario).
Presupposto di base è che abbia degli organismi dirigenti che possano fare delle scelte determinanti: assumersi responsabilità nell’organizzazione didattica e nella scelta degli insegnanti, con la possibilità effettiva di dismettere quelli incapaci o improduttivi.
Ma per far ciò non basta un preside che è stato un bravo insegnante e ha superato un concorso da preside: bisogna avere un preside che abbia conoscenze nella didattica, conoscenze manageriali e nella comunicazione, che abbia poteri di assumere decisioni importanti (anche se coadiuvato da un organo collegiale). Purtroppo gli esempi di scuole, una volta prestigiose, decadute a causa di presidi imbelli e insegnanti scadenti, sono sotto gli occhi di tutti.
Per incentivare poi le scuole a formare bravi studenti è necessario che ci sia un processo obiettivo di valutazione della scuola. Un processo del genere potrebbe essere quello di trasformare gli esami finali del corso di studio (quinta elementare, terza media, maturità) in esami di ammissione (non a numero chiuso) da sostenere nella scuola di livello superiore che si ha intenzione di frequentare (scuola media per le elementari, scuola superiore a scelta dello studente per la scuola media, facoltà universitaria scelta per le scuole medie superiori).
Collegare degli incentivi (economici o di carriera) per i presidi e gli insegnanti ai risultati medi ottenuti dagli studenti che completano il corso di studi e al numero degli studenti che scelgono una scuola, sarebbe un ottimo sistema che metterebbe sul “mercato” la scuola.
Per le università basterebbe divulgare efficacemente il tasso di occupazione dei laureati entro l’anno dal conseguimento della laurea per capire quale sia la qualità del “prodotto” di quella università.
Queste sono solo alcune idee, sistemi se ne possono trovare tantissimi altri, ma quello che è importante è decidere che vogliamo una scuola pubblica che funzioni.
La prossima settimana continueremo il discorso con la qualità degli insegnanti.
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