Selezione per persone single, il centro commerciale Le Masserie prende le distanza. I sindacati contestano l’impresa

In ordine alle recenti notizie di stampa di un annuncio di ricerca di personale apparso sul web di un’azienda operante all’interno del Centro Commerciale Le Masserie ed avente natura discriminatoria circa il profilo della commessa prospetticamente da assumere, la Proprietà e la Direzione del Centro Commerciale Le Masserie, nel dissociarsi categoricamente da simili comportamenti, osservano quanto segue.
1) L’annuncio non è in alcun modo riferibile alla Proprietà o alla Direzione del Centro Commerciale;
2) I singoli operatori, pur nella piena libertà di gestione del ramo d’azienda loro affittato e, conseguentemente, nella scelta del personale, sono contrattualmente chiamati ad ottemperare rigorosamente alle previsioni dei contratti collettivi nazionali, alle leggi ed ai regolamenti di volta in volta in vigore, in materia di lavoro, assicurazione, previdenza sociale, sicurezza ed igiene riguardanti il personale;
3) La Proprietà in esito alle verifiche sull’accaduto, si riserva di agire in ogni opportuna sede e come meglio, nei confronti dei soggetti che non solo non rispettano i valori fondanti dell’accesso al lavoro, costituzionalmente garantiti, ma sviliscono e vilipendono il corretto e lineare comportamento della Proprietà e della Direzione del Centro Commerciale rispetto alle politiche del lavoro ed ai rapporti sindacali, come sempre dimostrato ed anche recentemente confermato nella vicenda della chiusura dell’ancora alimentare e successiva riapertura.
INTERVENTO DELLA CGIL
L’Annuncio apparso sul web in merito all’offerta di lavoro di un negoziante di Ragusa dove si fa riferimento alla ricerca di personale femminile *“non sposata, ne convivente”* è l’ennesimo atto spregiudicato contro le donne. Si tratta di un fatto, purtroppo non isolato, grave che colpisce le lavoratrici attraverso la negazione di un diritto naturale e fondamentale; la scelta di essere madri. A nulla serve tutta la legislazione prevista dalle norme e dai contratti, questo tipo di richiesta di fatto azzera diritti e tutele, facendo ritornare la condizione della donna lavoratrice ad una dimensione di arretratezza sul piano della dignità. Questo annuncio rappresenta l’ennesimo atto di discriminazione e di svalorizzazione del lavoro, ormai ridotto a merce e privo di ogni riconoscimento del valore suo sociale ed umano. Un arretramento che ormai ha permeato il livello culturale nel nostro Paese, lo dimostrano i dati sull’occupazione femminile, sulla discriminazione sotto il profilo retributivo e in generali sui percorsi di carriera. Un sistema che ha, quasi definitivamente, affermato questa condizione di discriminazione di genere, al quale contribuiscono le politiche di welfare a tutti i livelli, con la quasi assenza di servizi pubblici a tutela del principio di conciliabilità tra lavoro e impegni familiari. Il sud in tutto ciò vive una condizione di maggiore sofferenza; pochissimi posti nei Comuni per asili nido, totale assenza del tempo prolungato nella scuola primaria. L’indicatore più attendibile in questo senso ci è fornito dai dati sulla crescita demografica, anche nella nostra provincia, dove in proiezione si prevede che nel 2060 ogni 100 giovani da 0 a 14 anni ci saranno 300 over 65. Un dato allarmante che deve far riflettere tutti sulla sostenibilità del futuro che è gia alle nostre porte. Di fronte a questa situazione si rende urgente una seria presa di coscienza da parte della politica e delle istituzioni. Serve agire con fermezza contro la precarizzazione del lavoro dei giovani che determina questa situazione di perenne incertezza e mancanza di prospettive. Il lavoro deve tornare al centro del dibattito e sopratutto deve tornare ad essere strumento di crescita sociale ed emancipazione individuale.
Non serve richiamare l’attenzione delle donne sull’*orologio biologico* e lanciare campagne come il “Fertility day” come ha fatto il Governo qualche mese fa. Il problema non riguarda la cultura delle giovani donne o gli stili di vita, la questione è sociale.
INTERVENTO DELLA CISL Tutele sindacali sempre più precarie, Scannavino della Fisascat-Cisl: “L’eclatante caso accaduto a Ragusa ci fa ripiombare in un medioevo lavorativo”
“Come Fisascat-Cisl stigmatizziamo la precarietà dei lavoratori, a maggior ragione quella delle donne. Queste vicende la dicono lunga su come le tutele sindacali, rispetto al passato, siano sempre di più messe in discussione”. A dichiararlo il segretario territoriale di Ragusa della Fisascat-Cisl, Salvatore Scannavino, a proposito della vicenda che ha interessato una ditta operante in seno a un centro commerciale della città. “L’annuncio pubblicato dall’attività in questione – continua Scannavino – ci fa ripiombare nel medioevo lavorativo, quando le battaglie erano ancora tutte al di là da venire. Dispiace che a Ragusa si verifichino episodi del genere che ci additano in negativo all’attenzione nazionale. Come sindacato poniamo una questione che deve essere trattata con la massima attenzione da tutti. Una questione che deve mettere in assoluta evidenza le prerogative dei lavoratori, a maggior ragione di quelli di sesso femminile che, purtroppo, continuano ad essere discriminati”.
Salvatore Scannavino segretario territoriale Ragusa Fisascat-Cisl Ragusa-Siracusa

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