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I VIGNETI DEL FARO
03 Gen 2011 15:10
Venendo in Sicilia da Villa San Giovanni, si osserva il declinare dei monti Peloritani verso capo Peloro. In queste ripide colline nasce la DOC Faro, che, insieme alla Malvasia delle Lipari e al Mamertino di Milazzo, è una delle tre denominazioni d’origine controllata della provincia di Messina. Faro è una denominazione poco conosciuta rispetto a quella della Malvasia delle Lipari, ma, negli ultimi vent’anni è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante nel mondo enologico siciliano, nonostante sia una delle denominazioni più piccole della Sicilia.
La viticoltura in questa zona ha origine antichissima. Reperti archeologici ci dicono che già in epoca micenea (XIV secolo a.C. circa) si coltivava l’uva nelle colline messinesi. Alla fine dell’Ottocento erano 40.000 gli ettari coltivati a vite nella provincia di Messina. Da lì a poco l’arrivo della fillossera portò alla quasi totale distruzione del vigneto. Neanche in seguito alla scoperta su come proteggere la vite dalla fillossera si assisterà a una ripresa rilevante in termini numerici della viticoltura. Basti pensare che oggi sono 900 gli ettari coltivati a vite, di cui soltanto 25 destinati per la produzione del vino Faro.
Il disciplinare di produzione della DOC Faro entrò in vigore nel 1977 ed esisteva, per allora, solo sulla carta e rischiò di essere revocato. Bisognerà attendere gli anni Novanta e, in particolare, un architetto illuminato di nome Salvatore Geraci, che spinto da Gino Veronelli e con la consulenza dell’enologo Donato Lanati, rilancerà questa denominazione, puntando sulla produzione di un grande vino rosso da invecchiamento: il Faro Palari. Sarà un vero e proprio successo, che ancora oggi persiste. Il favore del pubblico che ottenne il vino di Geraci, portò altri produttori a seguire la stessa strada.
La grande illuminazione di Geraci, di chi lo appoggiò e credette in lui, fu di puntare a una DOC che basava il suo potenziale soprattutto su un vitigno poco conosciuto fuori dall’isola: il nerello mascalese. Un grande riconoscimento che va fatto ai produttori di vino Faro, quello di non aver ceduto alla tentazione di piantare vitigni internazionali, come il merlot e il cabernet sauvignon per esempio, da cui certamente avrebbero riscosso un maggiore guadagno economico, ma che avrebbe uniformato il loro vino al gusto del mercato globale.
Alle difficoltà di proporre un prodotto lontano dallo stereotipo del vini siciliani, va aggiunta la coraggiosa scelta di proporre un vino etichettato come DOC Faro, piuttosto che come IGT Sicilia. Sicuramente la seconda scelta avrebbe facilitato di molto il commercio di questi; sono tantissimi i produttori che rinunciano a etichettare i loro vini nelle varie DOC siciliane, proprio perché, tranne qualche eccezione, sconosciute al mercato soprattutto estero.
Oggi esiste un consorzio di tutela del vino Faro che conta 17 associati che producono o produrranno a breve questo vino. Un consorzio che da poco è entrato a far parte di Confindustria.
La DOC Faro prevede l’utilizzo di nerello mascalese dal 45% al 60%, nerello cappuccio dal 15% al 30%, nocera dal 5% al 10% e possibile aggiunta di altri vitigni per un massimo del 15%. A queste condizioni ogni produttore può proporre un assemblaggio piuttosto differente da quello degli altri produttori.
I vini Faro hanno come caratteristiche comuni il colore rubino non impenetrabile, che con la maturazione fa trapelare un’unghia aranciata. Il naso, intenso ed elegante, è fruttato, senza declinare in note di confettura, se non in annate decisamente calde, dove il vino risulta pure meno longevo. Si susseguono note di macchia mediterranea e spezie. Una buona mineralità, che gioca tra note di graffite e note iodate, deve essere la norma. Alla gustativa sono vini che presentano una buona dose di acidità ben equilibrata con una morbidezza mai troppo spinta e un’astrigenza tannica presente, ma in nessun caso sfacciata. Una buona persistenza gustativa in un vino Faro è una dote che non dovrebbe mancare mai. Sono vini che vogliono in abbinamento piatti importanti, generalmente secondi piatti. Preparazioni a base di maiale dei Nebrodi è un’unione dal risultato vincente. (Giuseppe Manenti)
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