“DA BENEDETTO XV A BENEDETTO XVI. I PAPI DEL SECOLO BREVE”

“Il secolo breve  1914-1991. L’epoca più violenta della storia dell’umanità.”

Hobsbawm definisce il Novecento il secolo breve perché considera , e non gli si può dare torto, gli anni antecedenti all’inizio della prima guerra mondiale come un prolungamento dell’Ottocento, mentre la guerra ci fa entrare violentemente in pieno ventesimo secolo. Pensiamo alla potenza degli armamenti, alla conversione in tutti i paesi belligeranti dell’industria pesante, all’utilizzo massiccio della ferrovia come mezzo di trasporto delle truppe, all’abbandono delle battaglie campali per la guerra di trincea, alla nascita della guerra aerea e sottomarina, all’uso del telefono da campo per le comunicazioni ,al ricorso alla fotografia e alla cinematografia per la documentazione delle azioni militari.

 La guerra 1914-1918 rivoluziona anche la realtà sociale e familiare, le donne sono costrette ad uscire letteralmente dall’ambito del focolare domestico, vengono chiamate a sostituire gli uomini in attività che tradizionalmente erano state loro precluse, e grazie alle innovazioni introdotte da Coco Chanel, abbandonano gli scomodi abiti ottocenteschi per indossare vestiti adatti ad una vita molto più dinamica. E quest’ultima non è una notazione frivola ma ha la sua importanza nella Storia.

Benedetto XV

 

L’elezione al soglio di Pietro nel  Conclave del 3 Settembre 1914 del genovese Giacomo Della Chiesa, che prende il nome di Benedetto XV, avviene in uno dei momenti più tragici per la storia dell’Europa, dell’Umanità intera e della stessa Chiesa.

 Il 28 Giugno 1914 gli imperi centrali  europei trovano finalmente, nell’assassinio a Sarajevo  dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e della moglie da parte di un irredentista serbo, il pretesto per scatenare la guerra che da anni si profilava minacciosamente in un continente diviso in due blocchi di alleanze.

Le alte gerarchie militari si illudono che  sarà una guerra lampo e, invece, durerà più di quattro anni e nel 1917, con il coinvolgimento degli Stati Uniti, diventerà la prima guerra mondiale.

Gli eserciti si logoreranno reciprocamente nella così detta guerra di posizione,  fronteggiandosi a pochi metri di distanza in trincee in cui i soldati sono dei bersagli umani, immersi nel fango, tormentati dal gelo o dall’afa.

L’industria pesante degli stati belligeranti sforna armamenti sempre più micidiali. Per la prima volta nella Storia si combatte anche nei cieli e sotto i mari.

All’inizio della guerra, Pio X, ottantenne e malato subisce un tracollo, esprime un grande dolore e un senso di impotenza nell’assistere a questo massacro. Muore il 20 Agosto, mentre  le truppe tedesche entrano nel Belgio neutrale.

Il nuovo papa, nominato cardinale pochi mesi prima del conclave , ha solo sessant’anni e ha già una solida esperienza diplomatica, curiale e pastorale in qualità di arcivescovo di Bologna sin dal 1906.

In un’Europa dilaniata dalla guerra, cercata e voluta dalle grandi potenze, dalle case regnanti, dai capitani di industria, dalle ideologie che la definiscono “sola igiene del mondo”, Benedetto assume un atteggiamento di condanna durissima, mai espressa dalla Chiesa in termini così perentori, opponendosi anche a quei cattolici e a quel clero che si schierano con i vari nazionalismi e vivono la guerra come una crociata contro gli avversari.

I termini “spettacolo mostruoso ,orrenda carneficina , inutile strage “ oggi sono largamente condivisi, per lo meno nel mondo occidentale , ma allora non era così e il Papa rimane isolato, alcuni fra i suoi avversari lo soprannominano “Stramaledetto XV” e lo considerano un disfattista, nemico dell’Italia e filo-tedesco. E’  attaccato anche da illustri esponenti del mondo cattolico, soprattutto francesi. Così si esprime con Achille Ratti, il futuro Pio XI,: “Non riusciranno mai a sigillare il mio labbro: Guai se il Vicario del Principe della pace fosse muto nell’ora della tempesta : La paternità spirituale universale di cui sono investito, mi impone un dovere preciso: invitare alla pace i figli che dalle opposte barricate si trucidano a vicenda.”

La Santa Sede non si limita alle condanne ma interviene anche con ingenti mezzi economici (82 milioni di lire oro) per lenire le sofferenze dei prigionieri, dei feriti,dei profughi, dei bambini e tenta con diverse proposte di far cessare la guerra, ma le risposte dei governi, tardive e deludenti, sono dominate dal senso di fastidio per l’ingerenza del Papa.

La sua lungimiranza fa presagire a Benedetto, sin dall’inizio del conflitto, la rovina degli imperi austriaco e tedesco.

I trattati di pace di Versailles del 1919, duramente punitivi verso la Germania e l’Austria sconfitte, sono da lui giudicati gravidi di future tragedie. Difatti la Germania affiderà la sua rivincita al Nazismo e solo vent’anni dopo provocherà un’altra guerra più tremenda con gli stessi contendenti della prima. Alcuni storici infatti non parlano di due guerre ma di un’unica guerra dei trent’anni.

Un altro terribile evento , anticipatore della Shoa , si verifica durante il pontificato di Benedetto XV, il genocidio armeno per opera dei Turchi. L’atteggiamento del Papa verso questa tragedia favorisce molto l’avvicinamento della Chiesa apostolica armena (non cattolica) a Roma e una gratitudine tuttora viva da parte di quel popolo.

Difronte alla rivoluzione bolscevica Benedetto rifiuta gli appelli alla guerra santa, invocata dai cattolici polacchi, e manda Achille Ratti in Russia per prendere  contatto con  i nuovi dirigenti  e cercare di salvare i membri della famiglia imperiale. Si oppone anche ai progetti di favorire le conversioni al cattolicesimo degli ortodossi russi.

Nell’Agosto del 1920 il Papa lancia un appello alle nazioni per soccorrere il popolo russo colpito da una carestia catastrofica, falciato dal tifo e dal colera e invia un treno di viveri.

Innovatore è Benedetto XV nel campo delle missioni  poiché sostiene la promozione del clero indigeno, l’abbandono dello spirito nazionalistico ed eurocentrico da parte dei missionari, il riconoscimento del valore oggettivo delle civiltà dei paesi evangelizzati.

Nei rapporti con gli Stati e in particolare con  il Regno d’Italia è un sostenitore della via diplomatica per favorire il dialogo e dà il via alla  politica concordataria del suo successore.

Viene da lui promosso l’associazionismo laicale, tenendo nettamente distinte l’azione ecclesiale, svolta dall’Azione Cattolica e quella politica e sindacale di ispirazione cristiana.

 Durante il suo pontificato, nel 1918, nasce,grazie all’impegno di Armida Barelli, la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, che per cinquant’anni avrà un ruolo notevole nella formazione religiosa, sociale e culturale delle bambine, delle adolescenti e delle giovani. 

Incoraggia la fondazione del Partito Popolare di Don Sturzo e dell’Università Cattolica del S. Cuore,promossa da Padre Agostino Gemelli per offrire ai cattolici impegnati nella cultura strumenti al passo coi tempi.

Quello che è definito “il papa misconosciuto” per il fraintendimento della sua politica, e per l’oblio in cui l’hanno lasciato i posteri, muore il 22 Gennaio 1922 a 68 anni, dopo soli 7 anni di un pontificato tragico e ricco di nuove prospettive. 

Laura Barone

 

 

I profili biografici dei pontefici del xx secolo sono tratti  da

Laura Barone “Da Benedetto XV a Benedetto XVI

La Chiesa tra secondo e terzo millennio”

Pubblicazione fuori commercio patrocinata da CIF, Convegno Maria Cristina di Savoia, FIDAPA  Ragusa 2010

 

 

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