LILLO MESSINA VISTO DA…

Lillo Messina nasce nel Gennaio 1941 a Messina. Nella stessa città inizia gli studi artistici presso l’Istituto d’Arte, proseguiti poi a Reggio Calabria. Nel Gennaio 1961 si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Inizia una lunga serie di mostre personali. Tra le più importanti ricordiamo, quella nel 1970 a Milano presso la Galleria “Ciovasso”.1971 Xl Premio Nazionale Capo d’Orlando. Nel 1973 espone alla Galleria Nuova Pesa di Roma. 1974 alla Bedford House Gallery di Londra, nel 1975 partecipa alla X Quadriennale d’Arte di Roma. Dal 1976 al 1980 espone in mostre personali in diverse città Livorno- Mantova – Parma – Milano – Palermo, e ancora Londra – Roma – Bologna – Cosenza. Nel 1993 Mostra Antologica presso il Museo di Roma Palazzo Braschi. Nel 2008 la grande mostra organizzata da Amedeo Fusco, presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo di Roma. 2010 esposizione di gruppo Omaggio a G. De Chirico. Roma – Miami (USA), Los Angeles (USA), New York (USA), nel 2012 Visioni dall’arte contemporanea – Dioscuri al Quirinale, Roma.

 

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.” E’ questa la frase di Marcel Proust, che il maestro Lillo Messina ha scelto quale ispirazione dello spirito per la lettura delle sue nuove opere pittoriche. Nell’intenzione del pittore, infatti, c’è sicuramente l’invito a cercare con “nuovi occhi” dentro alla propria coscienza, nel più profondo dell’anima, negli spazi più vicini al pulsare del cuore. Più ci si avvicina alla spiritualità dell’uomo più ci si accosta alle sue “isole” intrise e dense di tonalità, colme di colore. Ci sono colori intensi, caldi, una grande pienezza di luce, un sole antico si riversa dal cielo e batte qui, sulle terre e le acque di Zancle, e nelle onde chete – come ha felicemente intuito Nicola Micieli – si scorge ancora la scia del cammino di Ulisse l’Acheo. Nelle sue “pagine colorate”, Messina diventa “Enea” e ci ripropone il viaggio finalizzato al superamento della frontiera del tempo, egli allora, ci prende per mano, come l’eroe fa con il padre Anchise, il figlio Ascanio, la moglie Creusa e alcuni fidati compagni, e ci accompagna verso un mondo di pace. Terre per “viaggiatori” forti e audaci. Fra le acque s’aprono le vie imperscrutabili che percorse Ghilgamesch, re di Urul. Ha tinte forti l’arcipelago di Lillo Messina, un tracciato d’incanto si dischiude dal blu intenso del mare, terre a acque s’aprono all’orizzonte, ed egli come Rustichello da Pisa, inizia a raccontarci delle porpore di Tiro e delle sete della principessa cinese Xi-Ling-Shi, dei tappeti tartari di quelle tonalità che hanno incantato Rubens e Vermeer. Qui ci sono i colori della speranza, impressi negli occhi dei “migranti” c’è la forza dei sogni di mille e mille uomini e donne andati per le acque, di terra in terra di mare in mare. È la vita che resta impressa sulla tela, nel profondo ci sono tracce intime del tormento dell’animo umano, affiorano partenze s’intravvedono ritorni …è immenso il mare di Lillo! …egli ha ali e occhi di un Albatros fedele e discreto, scruta dall’alto fra le ombre delle rocce assolate. Fermandosi con attenzione, dinanzi all’opera del maestro, si coglie “l’assenza” di “el hombre de carne e huesos”, riflettendo però, è facile scoprire che il tormento dell’animo dell’artista ha sicuramente “l’uomo” al centro del proprio pensiero. E come, il filosofo basco, Miguel De Unamuno, ci suggerisce esplorazioni profonde per riportare alla superfice soluzioni e sensazioni all’interno di ognuno di noi. Ecco allora che diventa più facile scorgere, fra la roccia scavata dal tempo, gli sguardi profondi della gente di mare, tracce del paese che abita il cuore di Lillo Messina. Un cammino infinito, il viaggio fra sinuosi paesaggi alla ricerca dell’io, un armonia di colori, un preludio di suoni sensibili, morbidi e avvolgenti come gli accordi degli archi nell’Adagio della sesta sinfonia di Anton Brukner. Più ci si lascia rapire dal cromatismo dell’artista più ci si accosta alla pace che avvicina “l’uomo” al cospetto di Dio.” (Rosario Sprovieri)

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