Vincenzo Rabito continua a scrivere: a 15 anni da Terra Matta, ritrovato un nuovo dattiloscritto dal figlio Giovanni

Vincenzo Rabito, l’autore di Terra Matta, continua a scrivere. Nonostante sia ormai morto da tanti anni e nonostante il suo libro, “Terra matta”, sia stato pubblicato postumo nel 2007. E’ stato ritrovato, infatti, un nuovo testo dattiloscritto che è stato dato alle stampe.

Terra Matta è un caso più unico che raro nella storia editoriale italiana. Vincenzo Rabito, lo scrittore “inalfabeto” di Chiaramonte Gulfi, come si definiva, ha scritto questa specie di diario che racconta la sua vita non pensando certamente di darlo alle stampe. Eppure, nel 2007, divenne un caso letterario. Una rara commistione di italiano e dialetto, parole inventate separate da un punto e virgola, uno stile appassionato e coinvolgente che ha raccontato quasi 50 anni di storia italiana dal punto di vista di un uomo che non era certo un letterato.

Si credeva che il racconto di Rabito finisse con quel malloppo che Einaudi aveva pubblicato dopo gli interventi e la cura di Luca Ricci e Evelina Santangelo. Invece Rabito aveva continuato a scrivere, chiuso per ore in una stanzetta a martellare i tasti di una Olivetti lettera 32. Il nuovo testo è stato ritrovato e ora, a 15 anni dal primo, Einaudi pubblica un secondo volume stavolta riadattato dal figlio Giovanni. “Il romanzo della vita passata” riprende già nel titolo l’idea che Rabito seguiva nel raccontare, con un taglio autobiografico, una vita “molto desprezzata e maletrattata”.

Il figlio Giovanni ha spiegato che era consapevole di trovarsi alle prese con una prova letteraria. Il racconto è esteso e complesso e il taglio molto personale.

La prima parte del racconto si fermava al 1970. La seconda, che scrive fino a due giorni prima di morire nel 1981, si inoltra nel decennio che ha conosciuto il terrorismo e l’affare Moro ma anche l’elezione di Sandro Pertini come capo dello Stato.

Solo dopo la pubblicazione del primo volume, diventato un testo studiato anche dalla critica letteraria, il figlio Giovanni si è ricordato che aveva recuperato un altro plico di dattiloscritti e l’aveva affidato alla cognata per evitare che potesse essere perduto.

In quelle pagine si riflette la vita di Vincenzo Rabito, nato nel 1899 in una famiglia molto povera di Chiaramonte Gulfi nella Sicilia sud-orientale. Per aiutare la madre vedova e sei fratelli è costretto a lasciare la scuola per lavorare nei campi, va in guerra, attraversa il fascismo, riesce a trovare un posto di cantoniere, si sacrifica per mandare tre figli all’università. Giovanni era andato a Bologna, anche lui ha avuto una vita travagliata, anche lui ha frequentato la scrittura e la poesia. È poi finito in Australia. Ma anche da lì ha continuato a seguire le tracce di un padre analfabeta diventato scrittore.

Fonte: Ansa

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